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La Sicilia (e l’Italia) oggi sarebbero sicuramente più sviluppate se la “questione agraria”, che si era posta con forza alla fine del 1800 e subito dopo le due guerre mondiali, fosse stata affrontata e risolta dal punto di vista del movimento contadino. Invece, il presidente del consiglio Francesco Crispi all’epoca dei Fasci (1892-94), i governi liberali durante il “biennio rosso” (1919-20) e i governi a guida Dc nel secondo dopoguerra (1948-50) preferirono stare dalla parte degli agrari assenteisti, che affidavano i loro feudi ai gabelloti mafiosi, tollerando (e a volte “promuovendo”) la sistematica repressione del movimento contadino e operaio meridionale, sfociata spesso in delitti e stragi. Un delitto particolare fu quello consumato a Palermo la sera del 14 ottobre 1920. A cadere sotto i colpi di pugnale di un killer fu Giovanni Orcel, capo degli operai metallurgici, ma anche leader dell’ala intransigente del Partito socialista.
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