domenica, marzo 26, 2017

Giuseppe Puntarello. Il nipote: "Questo riconoscimento permette di restituire dignità alla memoria di un uomo"

Giuseppe Puntarello Jr.
Giuseppe Puntarello Jr.
nipote di Giuseppe Puntarello
Questa giornata e questa commemorazione rappresentano per me, per noi come famiglia, un onore. Ricordare Peppino Puntarello come un uomo giusto costretto a lasciare prematuramente la moglie con 5 figli in condizioni materiali difficili significa tornare a quel triste 4 Dicembre di 71 anni fa che ha cambiato la storia di un’intera famiglia e delle sue successive generazioni. Famiglia segnata dal dolore e dal lavoro, come tante. Nessuno dei nipoti ha potuto conoscerlo quel nonno “ucciso per errore di persona” come per molti anni è stato sostenuto. Poi è bastato mettere insieme quella sequenza ininterrotta di 40 sindacalisti che tra il 1944 e il 1948 furono uccisi silenziosamente. Il delitto mafioso però deve essere letto all’interno di quel flusso della Storia in cui è maturato. Solo la distanza temporale ha permesso una lettura univoca di quei tragici eventi che paiono ubbidire ad una strategia unitaria, che vedeva soprattutto in Sicilia, l’opposizione dei latifondisti e dei loro campieri mafiosi, all’applicazione dei Decreti Gullo concepiti per migliorare la produttività e la redistribuzione del latifondo e delle terre incolte.

Questo riconoscimento, oggi, permette di restituire dignità alla memoria di un uomo sempre schierato dalla parte dei deboli, ma soprattutto ad una comunità che ha saputo mantenere la giusta distanza dalla collusione mafiosa.
Quel delitto, allora, mobilitò prima di tutto la solidarietà dei paesani di Ventimiglia che hanno sempre ricordato Peppino Puntarello come una persona perbene sempre disponibile ad aiutare chi aveva bisogno. Quella solidarietà che ha permesso la sopravvivenza di una famiglia orfana di un reddito oltre che del capofamiglia. Oggi quel delitto, insieme a molti altri, ha mobilitato la coscienza civile delle forze sociali che da anni sono impegnate a fabbricare la memoria collettiva di una comunità che ha le medesime radici. Penso all’attività del Centro Studi della CGIL, penso all’impegno di Don Ciotti e di Libera, penso alla forza di uomini e donne delle istituzioni che con il loro esempio nel lavoro hanno sacrificato la loro vita e indicato la via per una società del lavoro pacifica e civile.
Adesso bisogna raccogliere il testimone della custodia di una memoria condivisa, quella che costruisce sogni e impedisce l’avanzare degli egoismi, che metta davanti il bene comune e lasci indietro la corruzione e l’interesse particolare.
Voglio ringraziare i compaesani, molti dei quali non ci sono più, che in quegli anni difficili hanno permesso di mantenere una rete di solidarietà e di affetto attorno alla nonna Vincenza Samperi, ringrazio il sindaco Antonio Rini, la CGIL di Palermo attraverso Dino Paternostro ed Enzo Campo, la sezione di Ventimiglia attraverso Gino Anzalone, e tutti i presenti che rendono viva una comunità di partecipazione democratica ed egualitaria.

Giuseppe Puntarello Jr.
nipote di Giuseppe Puntarello

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