martedì, gennaio 07, 2014

Palermo, sit-in degli operai forestali contro il blocco del turn-over e il taglio dei rimborsi

Tonino Russo, segretario generale Flai-Cgil Palermo
Palermo 7 gennaio 2013 - "Chiediamo al governo di sedersi coi sindacati per mettere giù una legge di riordino del settore forestale che dia dignità ai lavoratori ma anche beneficio alla collettività. Se la Regione procede con i tagli creiamo solo nuovi poveri. Anzi peggioriamo la situazione dei forestali perché già poveri lo sono". Lo chiede la Flai Cgil di Palermo impegnata nel sit-in sotto palazzo dei Normanni contro i tagli previsti in bilancio al capitolo dei forestali e contro il blocco del turn over. Circa trecento-quattrocento i lavoratori che protestano sia del settore antincendio che manutenzioni, con delegazioni provenienti anche da altre province.

I forestali siciliani si considerano dei "penalizzati": gli ultimi due contratti nazionali in Sicilia non sono stati ancora applicati mentre nel resto di Italia sì. E il contratto integrativo non è stato rinnovato dal 2001. "Col blocco del turn over non si ottiene alcun risparmio: il turn over serve solo per fare avanzare i lavoratori nel bacino. Il vero risparmio già l’abbiamo ottenuto col blocco dei nuovi ingressi. Ogni anno per i pensionamenti fuoriescono dal bacino un migliaio di lavoratori, che non vengono sostituiti - dice il segretario della Flai Cgil di Palermo Tonino Ruisso - Con la legge del 2005 è stato istituito un elenco speciale e i forestali sono stati quantificati in 35 mila lavoratori. Oggi sono poco più di 24 mila. In 9 anni sono fuoriusciti 9 mila addetti".

Sulla questione del chilometraggio, il segretario della Flai Cgil di Palermo Tonino Russo dice: "Bisogna riorganizzare bene il lavoro. Basterebbe che i lavoratori fossero comandati nel posto più vicino al paese di residenza o nel posto dove sono stati avviati al lavoro senza spostarli nei cantieri lontani". Secondo la Flai la Regione siciliana dovrebbe, attraverso i suoi dirigenti, realizzare progetti finanziabili con fondi europei e far lavorare i forestali nel settore delle bioenergie, impiegarli nella produzione del pellet, nella creazione di piccole centrali a biomasse in ogni comune, per utilizzare gli scarti dei boschi e riscaldare scuole e uffici comunali. E ancora si potrebbe fare pagare il ticket nelle aree attrezzate dei boschi e utilizzare i lavoratori nel contrasto del dissesto idrogeologico. "Da tutte queste scelte se ne potrebbe trarre un ricavo economico per autofinanziare il settore. Questo dovrebbe fare la Regione e non discutere di tagli ulteriori - aggiunge Russo - Sono provvedimenti estemporanei mentre occorre un disegno per stabilire cosa deve essere la forestale e cosa devono fare i lavoratori e non creare nuovi poveri".

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