mercoledì, luglio 31, 2019

Dante, l’esilio sta per finire. “Lo riporteremo a Firenze”



DI LAURA MONTANARI
Trattative in corso per spostare i resti del sommo poeta da Ravenna. Nel 2021 le celebrazioni a sette secoli dalla morte
È un desiderio antico, che Firenze insegue da secoli: riportare i resti di Dante nella sua città, quella stessa che in vita lo aveva cacciato e condannato all’esilio. Pare che adesso ci stia riprovando. Sottotraccia, muovendo le “diplomazie” in vista del 2021, quando si conteranno 700 anni dalla morte del Sommo Poeta. La notizia filtra da Palazzo Vecchio, fra mille prudenze anche perché la leva di questa decisione è nelle mani di Ravenna, dove Dante è morto nel settembre 1321 e dove è sepolto nella basilica di San Francesco. Non sarebbe certo un ritorno definitivo quello sulle rive dell’Arno, semmai a tempo determinato. Ma fosse anche per uno spazio breve, l’evento avrebbe una portata storica, piena di simboli. E sarebbe un richiamo internazionale oltre che un business turistico.

«Abbiamo solo cominciato a parlare col sindaco di Ravenna delle iniziative che faremo insieme per le grandi celebrazioni dantesche del 2021 – fa sapere con un sms il sindaco fiorentino, Dario Nardella – Sulle ceneri di Dante non dico niente, qualsiasi cosa si faccia sarà possibile solo in totale accordo con la città di Ravenna». Frase che sembra non smentire del tutto i rumors. Sulla stessa linea, col freno a mano tirato, il suo assessore alla cultura, Tommaso Sacchi: «Non ho ancora incontrato nessuno» taglia corto.

Eppure l’idea di riportare l’urna di Dante a Firenze viene proprio da Ravenna, come ha riportato Il Resto del Carlino a fine maggio. A lanciarla è stata Cristina Mazzavillani Muti, presidente di Ravenna Festival, durante la presentazione della rassegna “Giovani artisti per Dante”, negli Antichi chiostri francescani all’ombra della tomba del poeta.

«È una suggestione – risponde il sindaco ravennate Michele De Pascale – non c’è nessuna trattativa. Anzi preferirei non parlare di questo, ma piuttosto dei contenuti, di come pensiamo di organizzare le celebrazioni 2021. Lo faremo collaborando con le città che hanno avuto a che fare con l’autore della Divina Commedia. Senza chiusure o campanilismi». Dunque? Firenze può continuare a coltivare il sogno di riportare il suo più grande poeta magari nella basilica di Santa Croce, vicino alla statua che lo rappresenta. Un chiodo fisso cominciato già nel Quattrocento e poi andato avanti nella storia con l’«aiutino» di Papa Leone X (che apparteneva alla famiglia de’ Medici) e più avanti ancora in epoca napoleonica. Tentativi falliti di fare pace col passato, di riabilitarsi.

Tuttavia il sogno proibito resta lì, intatto, e adesso si riaffaccia in riva all’anniversario numero 700 della morte del poeta, dividendo già letterati e studiosi. «Un’idea antistorica» la definisce Stefano Carrai, docente di Letteratura italiana alla Scuola Normale di Pisa: «Firenze l’ha esiliato e quando lui ha chiesto di tornare, gli posero condizioni così umilianti che fu costretto a dire di no». All’opposto Luca Azzetta, docente di Filologia Dantesca all’università di Firenze: «Una sinergia fra le due città è meritevole e va nella direzione di trovare nuovi richiami e linguaggi per avvicinare Dante a un pubblico sempre più vasto, giovani compresi».
La Repubblica, 30 LUGLIO 2019

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