mercoledì, febbraio 21, 2018

Palermo, il seminario della Cgil sul codice antimafia. Un passo avanti, ma adesso bisogna applicare la legge e correggerne i limiti

L'intervento di Mario Ridulfo
di MARIO RIDULFO
Pubblichiamo l'introduzione di Mario Ridulfo al seminario sul nuovo codice antimafia, svoltosi a Palermo il 20 febbraio 2018, nella sala "R. Garibaldi Bosco" della Camera del Lavoro. Ridulfo è componente della segreteria della Cgil di Palermo, responsabile delle politiche della legalità e della sicurezza
(Il seminario è stato coordinato da Mimma Argurio, della segreteria regionale Cgil Sicilia. Sono intervenuti: Mario Ridulfo, segretario Cgil Palermo, Dino Paternostro, responsabile Dipartimento Legalità Cgil Palermo, Luciano Silvestri, responsabile Legalità Cgil nazionale, Riccardo Polizzi, responsabile cda Calcestruzzi Belice, Costantino Visconti, ordinario di Diritto penale (Dems) Università di Palermo. Ha concluso Enzo Campo, segretario generale Cgil Palermo).
I beni sequestrati e confiscati alla mafia non sono solamente di interesse giudiziario e/o di ordine pubblico. Aggredire il patrimonio mafioso e riportarlo nelle mani dei cittadini assume il profondo significato di rafforzare l’immagine dello Stato, specialmente in quei territori, come quello palermitano, dove il degrado ha creato una sfiducia nei confronti delle istituzioni.  

La destinazione degli stessi beni a fini sociali mira a restituire alla collettività quei patrimoni che sono stati costruiti in modo illecito,  puntando allo stesso tempo, ad una crescita economica e sociale del contesto territoriale in cui questi beni sono inseriti.
Dentro la questione dei beni sequestrati e confiscati c’è il dato Palermo, qui si concentrano il 43% delle confische d’Italia, e in una percentuale altissima (90%), le confische di aziende si concludono con la “chiusura”.
Gli esiti negativi alimentano, così come la vicenda Saguto, il solito “refrain” ……rendendo più complicato l’obiettivo comune:
1) liberare il lavoro dalla mafia;
2) liberare i beni e le aziende dagli appetiti e dalle consorterie varie.
Il ruolo del sindacato in ambedue le azioni resta fondamentale:
1) Lo è quando l’azienda viene sequestrata, sia se il sindacato aveva/non aveva o ha iscritti;
2) lo è a maggior ragione perché il sindacato assume il compito di portare a successo l’azione dello stato nella lotta alla mafia.
A Palermo, negli anni abbiamo sviluppato una esperienza unica nelle tante esperienze che ci hanno visto impegnati, anche in rapporto con i tanti amministratori giudiziari, con l’agenzia, con la prefettura e con il tribunale.
La nuova norma rappresenta una tappa importante, una esperienza di partecipazione civile. Una esperienza collettiva e militante che ha messo al centro l’interesse generale.
Certo restano differenze con quanto richiesto nella proposta di legge di iniziativa popolare, ad esempio a differenza di quanto richiesto l’anbsc resta sotto la vigilanza del ministero dell’interno, anche se il direttore non dovrà essere necessariamente un prefetto.
La nuova legge assegna alle prefetture il compito di istituire tavoli territoriali che coinvolgono le parti sociali.  Uno strumento di partecipazione che chiediamo venga formalizzato al più presto.
Nella nuova impostazione i limiti della anbsc sono evidenti, certo non è un rafforzamento delle funzioni e del ruolo:
L’abnsc esce ridimensionata dalla riforma, anche se all’art.29 se ne prevede un potenziamento della struttura quanto a mezzi e risorse.
Sul piano delle competenze “processuali” si registra una riduzione delle funzioni:
1)    Spoliazione del compito di designare gli amministratori
2)    Arretramento della sua presa in carico della gestione dei beni successiva alla confisca di primo grado
3)    Presa in carico del bene solo successivamente alla confisca di secondo grado.
4)    Solo supporto e ausilio e ausilio entro la confisca di secondo grado a rendere possibile l’assegnazione provvisoria dei beni immobili e delle aziende, la cui valutazione finale spetta al giudice.
Dunque l’agenzia coadiuva, l’autorità giudiziaria per organizzare la gestione provvisoria. L’agenzia subentra solo dopo il 2° di giudizio.
In questa fase l’amministratore, nominato sempre dal tribunale assume più di prima un ruolo fondamentale.
Se la relazione dell’amministratore conferma che l’azienda non può stare sul mercato, l’azienda va liquidata.
Attorno alla figura dell’amministratore la nuova norma prevede indicazioni più precise.
Intanto si amplia la platea dalla quale attingere, si limitano il numero degli incarichi, si stabiliscono i casi di conflitti di interesse, si stabilisce la rotazione degli incarichi.
Si estende agli amministratori e ai loro coadiutori il regime di limitazione della responsabilità patrimoniale previsto per i giudici. Sono esentati, fatti salvi i casi di dolo e colpa grave da responsabilità civile e il coadiutore per gli atti di gestione compiuti nel periodo del sequestro.
Il tribunale può nominare più amministratori giudiziari che operano disgiuntamente e che contemporaneamente operano in collegio.
L’amministratore deve essere scelto tra gli iscritti all’albo nazionale, tale scelta deve avvenire secondo criteri di trasparenza, si demanda ad apposito decreto del ministero di grazia e giustizia, ma nulla vieta nelle more di adeguarsi alle linee guida del nuovo codice.
Dunque si rafforza l’azione e il rapporto tra misure di prevenzione e amministratore.
Si riducono nel numero i tribunali sedi della misura di prevenzione:
Da 129 a 26, coincidenti con i distretti, aumentando così le specializzazioni.
Il tribunale attraverso l’amministratore non deve solo amministrare bene l’azienda, ma deve anche programmare, fin dal sequestro, la destinazione finale. 
In questa fase i beni, l’azienda può essere affidata, anche agli stessi lavoratori o anche ad imprenditori.
(ad oggi i beni assegnati sono il 25%, mentre le aziende destinate sono solo il 10%)
Dunque assumono maggiore rilevanza il ruolo e le funzioni, da un lato dell’amministratore e dall’altro del sindacato, perché:
-  se l’azienda non ha possibilità di sopravvivere, l’amministratore a norma dell’art.4 fa lo screening, ascolta le rappresentanze sindacali, oppure su richiesta delle OO.SS. relaziona al tavolo provinciale in Prefettura, che diventa il luogo fondamentale, più della anbsc in cui i margini di interlocuzione sono ridotti, ma non interrotti (infatti presso l’abnsc è previsto un comitato consultivo di indirizzo, composto da ministeri, regioni, comuni, associazioni del terzo settore e OO.SS.).
Naturalmente siamo davanti ad una nuova norma che avrà bisogno di alcuni provvedimenti e di un periodo di rodaggio.
Con degli appositi decreti delegati il governo deve intervenire sui criteri di nomina degli amministratori e dei collaboratori ( + rotazione, divieto di cumulo, etc..)
Entro 4 mesi deve emanare un decreto legislativo sul tema degli amministratori .
La vigilanza sugli amministratori è demandata al presidente della corte di appello. Già è formato l’albo degli amministratori.
Anche i dipendenti della anbsc possono essere nominati ed in casi eccezionali i dipendenti di Invitalia (senza indennità aggiuntive).
Momento importante per l’amministratore è rendicontare nei sei mesi successivi il progetto di impresa. Questa diventa una scelta strategica per l’azienda (se non è una scatola vuota), tra la liquidazione ed il proseguimento.
Altro tema per cui il governo è chiamato ad emanare un decreto delegato entro 4 mesi (dal 19 nov. 2017) , è quello degli ammortizzatori sociali.
Occorre fare una ricognizione normativa sugli incentivi, sulle misure di sostegno, ed è prevista la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, previo sempre un “programma di prosecuzione di impresa”.
Una attenzione particolare viene destinata ai creditori, purchè siano in buona fede e strumentali (utili) alla continuità aziendale.
Per quanto riguarda le risorse, è stato disposto un fondo di rotazione con una disponibilità finanziaria di 10 mln di €.
L’art.34 dà delega al ministero del lavoro ad adottare (entro 4 mesi) un decreto legislativo per appunto avere disposizioni che favoriscano l’emersione del lavoro irregolare, il contrasto dell’intermediazione illecita, dello sfruttamento e anche per l’accesso all’integrazione salariale e agli ammortizzatori sociali
(7 mln€ all’anno nel 2018/2019; 6 mln€ nel 2019 a valere del Fondo sociale e occupaz. ).
La legge stabilisce che presso l’inps si debba attivare apposito confronto sindacale e deve essere data comunicazione al Prefetto.
Per quanto riguarda la questione della sede della agenzia il ministero deve fare un  decreto.
Nella legge di bilancio di previsione, 205 del 27/12/17 al comma 1 si stabilisce, fino all’adeguamento della dotazione organica, la quota non superiore a 100 unità di personale non dirigenziale (appartenenti alle pubbliche amministrazioni) e di 20 unità  in posizione di comando (delle forze di polizia) , posti in comando o distacco con oneri a carico delle amministrazioni di appartenenza e successivo rimborso della anbsc dei solo oneri relativi al trattamento accessorio.
L’anbsc ha autonomia amministrativa e contabile e ancorchè è stabilito che ha sede centrale a Roma e secondaria a Reggio C., è possibile che uffici distaccati restino nelle attuali sedi (così come è stato confermato dal comma 292 della legge 205/2017)
Naturalmente siamo in questo, in presenza di un unicum legislativo in Europa, anche con le forti limitazioni dell’ultimo minuto come forma di mediazione attorno alla mancata equiparazione mafiosi/corrotti, la quale si applica solo in caso di associazione a delinquere a danno della P.A.
Infine solo un richiamo ad un nuovo istituto giudiziario previsto dalla riforma, cioè il controllo giudiziario delle aziende.
Un intervento anche d’ufficio del tribunale per prevenire il pericolo di infiltrazioni mafiose attraverso la nomina di un amministratore giudiziario.
Un intevento di bonifica che può durare sino a tre anni.
Effetti positivi:
- esempio la revoca dell’interdittiva antimafia,
- effetti negativi: appesantimento in termini economici e di competitività.

Palermo, 20 febb. 2018

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