venerdì, febbraio 02, 2018

San Biagio Vescovo tra storia e leggenda

San Biagio
di PIPPO ODDO
Il 3 febbraio ricorre la Festa di San Biagio Vescovo e Martire, vissuto a Sebeste, in Armenia, tra il III e IV secolo.
La storia e la leggenda 
Inutile tentare di districare i dati storici dalla leggenda di San Biagio: probabilmente il suo martirio avvenne nell’anno 316 e quindi è stato tra le ultime vittime delle persecuzioni, che Licinio, nel tentativo di sopraffare Costantino, continuò in Oriente, anche dopo l’editto del 313 che vi aveva posto fine, per trarre dalla propria parte i pagani.
San Biagio nella grotta 

Quando l’imperatore romano scatenò la persecuzione dei cristiani nell’Armenia, molti fedeli consigliarono il vescovo Biagio a fuggire e nascondersi, per cui il Santo si ritirò sulle pendici selvagge di un alto monte e visse in una spelonca come un eremita cibandosi del poco che trovava e dormendo in un giaciglio di erba e foglie secche. 
Ora avvenne che gli animali selvatici presero ad andare a quella spelonca e a fermarsi intorno a Biagio: cervi, caprioli, asini selvatici, ma anche belve feroci e serpenti che rimanevano quieti in pace e non si allontanavano finché il Santo non aveva dato loro la benedizione. 
Col tempo sempre più i cacciatori si trovarono costretti a tornare dalla foresta a mani vuote, non avendo visto neppure un animale, poiché tutte le bestie erano convenute alla grotta di Biagio: gli uccelli gli portavano di che mangiare e lui, che era medico, curava le bestie ferite e malate. 
Qualcuno alla fine scoprì la ressa degli animali intorno alla grotta dell’eremita e andò a riferirlo all’imperatore che divenne furibondo e mandò una delle sue legioni a prendere il vescovo. Dispersi gli animali, entrati nella caverna, i soldati arrestarono Biagio e lo condussero davanti al tiranno, che lo condannò a morte.
Il fanciullo con la spina di pesce 
Mentre Biagio veniva condotto alla città per presentarsi al cospetto dell’imperatore furono più i miracoli compiuti dei passi da lui fatti. Rapidamente si sparse la voce in quella terra che passava il Vescovo prigioniero e molti accorrevano a salutarlo, altri per essere guariti, altri consolati. Per tutti il Santo aveva una parola, un sorriso, una carezza e non pochi si trovarono sanati senza aver chiesto nulla, solo perché qualcuno aveva letto nel loro cuore. 
Accorse anche una donna piangente, tenendo tra le braccia il figlio morente chiedendo che Biagio lo guarisse: mentre mangiava una lisca di pesce gli si era confitta nella gola e nulla era valso a toglierla e il ragazzo era alla fine. Il vescovo pose le mani sopra il corpo esanime rapidamente la vita ritornò e tossendo il ragazzo sputò la spina e fu sanato. Disse allora Biagio che tutti quelli che l’avessero invocato nelle tribolazioni della malattia avrebbe avuto il suo aiuto.
San Biagio, la vedova e il lupo 
Una povera vedova si era allevata un porcello con il quale sperava di vincere la fame, ma un lupo glielo prese portandoselo nel bosco. La donna allora accorse sulla via dove passava Biagio prigioniero e, gettandoglisi ai piedi, disse: 
Come farò, meschina, a sfamare i miei figli, ora che ho perso tutto quello che avevo? 
Il Santo allora le disse: 
Donna, non temere, tu riavrai il tuo porcello. 
Di lì a poco il lupo tornò mansueto e riportò alla donna il suo animale. 
Incarcerato e maltrattato Biagio fu portato alla presenza dell’imperatore, ma non si piegò all’intimazione di abiurare al suo Dio e onorare le divinità pagane, per cui fu sottoposto a pene e torture. Fu ordinato che fosse straziato con pettini di ferro e così esangue fu riportato in carcere. 
La donna che per sua grazia aveva riavuto il suo porcello, quando seppe che Biagio era imprigionato, uccise l’animale e corse alla prigione portandogli il capo e le zampe, nonché una candela fatta di sego. Il Santo accettando il dono le disse: 
Ogni anno offri in una chiesa edificata in mio nome un pane e una candela e te ne verrà bene e salute. 
Il processo continuò e Biagio resistette impavido nella sua fede, per cui fu condannato ad essere annegato in uno stagno. Ma lui, camminando sulle acque, tornò alla riva dove subì il martirio per decapitazione. Nel Milanese e nell’area insubrica, si dice che conservare un po’ di panettone aperto da Natale e consumato nel giorno del calendario cristiano dove si festeggia il santo, possa servire a preservarsi dai malanni alla gola

Pippo Oddo

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