sabato, novembre 22, 2014

SINISTRA E GOVERNABILITA’ IN GERMANIA… E IN ITALIA

Angela Merkel
NICOLA CIPOLLA
Alla vigilia delle grandi manifestazioni del 9 novembre,   per il 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino, con grande spreco di luminarie e palloncini colorati, il 4  le agenzie di stampa (non riprese dai quotidiani e dagli altri grandi mass media) hanno dato una notizia che sembra piccola piccola. Sono stati comunicati i risultati della votazione con cui il 70% degli  iscritti  alla SPD della Turingia  hanno scelto di abbandonare l’alleanza con la CDU della Merkel e di formare (come del resto avviene nella maggior parte dei länder della RFT)   un governo con i Verdi e con Linke. Questo risultato è importante per diversi motivi.
In Turingia la CDU aveva governato ininterrottamente per 24 anni, sia da sola sia alternando alleanze, una volta con i liberali e in ultimo  con i socialisti. Nelle elezioni del  settembre scorso   i liberali hanno avuto un tracollo e non hanno più rappresentanti   e i socialisti hanno  perso oltre 6 punti pagando il costo dell’alleanza subalterna con la CDU sia a livello regionale sia anche, ormai, a  quello nazionale. La Linke, invece, ha guadagnato quasi un punto ed un seggio e raggiunge il 28,3%.
In base al sistema proporzionale,  sarà eletto alla presidenza  del länder   un rappresentante di Linke, Bodo Ramelow, da  una maggioranza di 46 deputati  (28 Linke, 12 SPD e 6 Verdi).
Linke è un partito socialcomunista derivante dalla fusione  della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands), della Germania orientale con la sinistra del Partito socialdemocratico di Willy Brandt  diretta dall’ex segretario Lafontaine. A sua volta la SED era un partito socialcomunista derivante dalla fusione, nelle  zone occupate dall’armata rossa tra il KPD  di Pieck e l’SPD di  Grotewohl. La SED  proponeva la piena attuazione degli accordi di Yalta  che prevedevano un governo democratico, in senso occidentale, di tutta la Germania   smilitarizzata  sotto  il controllo  delle potenze vincitrici.
La costituzione della SED corrispondeva alla linea  di  Stalin in Italia, con il riconoscimento del governo Badoglio e di Togliatti   con la promozione  nel sud del governo di Unita nazionale, che sostenesse la guerra partigiana del nord (così legittimata come forza nazionale e non eversiva) con l’impegno del   referendum istituzionale e della Costituente.
Il discorso di Fulton di Churchill e la rottura degli accordi di Yalta da parte degli angloamericani,   portò, invece, alla costituzione della RFT, alla sua militarizzazione  e inserimento nel Patto Atlantico, alla “guerra fredda” e, in conseguenza, alla  cortina di ferro. Stalin e la SED non volevano  il muro ma offrivano l’unificazione anche ad ovest tra KPD ed SPD.
Dietro questa cortina e dietro il muro ritornò, per trovare  rifugio, Bertolt Brecht, perseguitato  da McCarthy dopo essere fuggito dalla Germania di Hitler negli  USA del “new deal” di Roosevelt,  e da questo asilo lanciò messaggi contro la guerra e  per la libertà come “I giorni della Comune”.
Dopo la caduta del muro il gruppo dirigente della SED ricostituì una formazione politica socialcomunista e aprì le trattative per l’unificazione con  Lafontaine, come già  detto.  Linke ha ereditato la sede dal partito comunista in Kleine Alexanderplatz,  costruita dal KPD di Thälmann. Questa sede è stata mantenuta,   tra mille vicissitudini, anche dopo la caduta del muro  (altra sorte ha avuto il   palazzone di via delle Botteghe Oscure).
Oggi Linke è il 3° partito della RFT,  presente in tutta la Germania, partecipa alla gestione della maggioranza dei  länder dell’ex est e dell’ex ovest  e naturalmente con maggiore forza nella ex DDR. E’ un partito di “governo e di lotta” che  garantisce una dialettica democratica e costituzionale,  una delle condizioni fondamentali del successo   della RFT in Europa e nel mondo ed apre la prospettiva, già oggi numericamente possibile,   anche a livello nazionale di una maggioranza analoga a quella prevalente nei länder. La presenza dei Verdi e di Linke è resa possibile dal mantenimento del sistema proporzionale  del Programma di Erfurt (Erfurt tra l’altro  è la capitale della Turingia) formulato nel 1891  dal  socialdemocratico   Kautsky con il sostegno del vecchio Engels. Questo modello: suffragio   universale diretto e proporzionale  senza distinzione di censo e di sesso,  diritto di sciopero e di associazione, giornata lavorativa di otto ore, imposizione fiscale  progressiva sui redditi e sui patrimoni per consentire il finanziamento delle politiche sociali, fu adottato dalla Costituzione italiana e da quella francese e da tutte le Costituzioni dei paesi nordici. Ma mentre in Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca il sistema proporzionale è  rimasto, in Francia è stato modificato,   con il passaggio alla Repubblica presidenziale voluta da De Gaulle, e in Italia con l’introduzione di istituti copiati dal modello USA,  basato sul bipolarismo, sulle primarie e sulla persecuzione ai partiti organizzati della classe operaia a partire dalla fine dell’800 fino ad oggi. Questi mutamenti   hanno portato  all’attuale   crisi politico-istituzionale di cui  il governo  Renzi e lo stesso PD (formula politica inesistente nel resto dell’Europa)  sono l’ultima espressione.
La responsabilità principale del degrado   della sinistra italiana, ricade  prevalentemente sulla corrente, cosiddetta, “migliorista” che ha sostenuto la svolta di 180° dalla soggezione all’URSS all’adesione senza riserve all’egemonia atlantica degli  USA. Questa corrente non ha  voluto ripudiare il compromesso storico con tutta la DC, dopo l’affermazione    di  Berlinguer sulla “questione morale”   e sulla “diversità” tra PCI  e DC nel 1980.
I “miglioristi” hanno anche  sostenuto tutte le avventure di Occhetto, fino alla Bolognina, e hanno, nel corso della cosiddetta II Repubblica, stabilito un rapporto consociativo  con Forza Italia che continua oggi con Renzi nonostante la prima definitiva condanna di Berlusconi.
Ma una responsabilità c’è anche da parte di coloro che a sinistra hanno cercato di opporsi a questa deriva.
Ne Il Manifesto  di sabato 8 novembre u.s. un bell’articolo di Luciana Castellina registra questa difficoltà e questa crisi e addirittura propone, con sconsolata  ironia, un partito dei nonni per ricordare l’esigenza di una sinistra in Italia.  
Linke non è un partito di nonni. Ricava la sua crescente funzione nella democrazia tedesca  dalla valorizzazione delle esperienze positive del movimento operaio  della II e III Internazionale e dalla capacità di interpretare e adeguare l’azione anticapitalista  alla realtà mutata sia dopo cataclismi politico-istituzionali, come la caduta del muro, sia di quelli ambientali nelle nuove condizioni della lotta nel XXI secolo contro il neoliberismo incompatibile con la conservazione della natura così come oggi la conosciamo.
Se si ripensa all’esperienza della lotta contro la mafia, per la pace e per l’ambiente promossa da Pio La Torre con la sua relazione di minoranza, che anticipava la svolta moralizzatrice di  Berlinguer e con l’iniziativa di  Comiso che metteva il PC Siciliano in rapporto  con la sinistra europea di Brandt e di Palme e  con  il nascente movimento ambientalista,  può delinearsi una linea alternativa a  quella proposta, a suo tempo, da Occhetto e sostenuta, fino ad oggi, dalla maggioranza del PD.  Il referendum del 12 e 13 giugno 2011, per l’acqua pubblica, contro il nucleare, contro la privatizzazione dei servizi sociali e contro il “lodo Alfano”, ha dimostrato che esiste in Italia una maggioranza disponibile  da cui ripartire per rilanciare una forza politica che contribuisca alla costruzione dell’Altra Europa del XXI secolo.
Nicola Cipolla

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