mercoledì, novembre 12, 2014

Giornata di "Memoria e Futuro". Dino Paternostro: "Abbiamo ridato ai familiari delle vittime innocenti il giusto orgoglio di rivendicare il loro eroismo"

L'intervento di Dino Paternostro
Quella di ieri ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo è stata una giornata resa ancora più emozionante dalla presenza di alcuni familiari dei dirigenti del movimento contadino caduti nella lotta contro la mafia. Gli interventi di Carmelo Li Puma (figlio di Epifanio, assassinato a Petralia Soprana il 2 marzo '48), di Antonella Azoti (figlia di Nicolò, assassinato a Baucina il 21 dicembre 1946) e di Nicolò Miraglia (figlio di Accursio, assassinato a Sciacca il 4 gennaio 1947) hanno trasmesso dolore e rabbia per la violenza subita dalle loro famiglie, ma anche voglia di continuare la lotta per una società più giusta, "a testa alta", come hanno sottolineato alcuni fotogrammi del bel film di Alberto Castigione, proiettato nella sala della Scuola di Cinema. Ed è stata una scelta importante quella della Flai nazionale e dell'Osservatorio sulle agro-mafie "Placido Rizzotto" di promuovere un progetto di ricerca sui contadini caduti per mano mafiosa dai Fasci dei lavoratori del 1982-84 fino alla metà degli anni '60. Una scelta che consoliderà l'onore della memoria per i 168 caduti per mano della mafia, degli agrari e dei circoli reazionari nazionali e internazionali, come hanno sottolineato in tanti (particolarmente energico l'intervento di Nico Miraglia, che ha rimproverato alla sinistra di non avere chiesto con sufficiente determinazione la riapertura dei processi per i sindacalisti senza giustizia). Per me è motivo d'orgoglio (di cui sento tutta la responsabilità!) essere stato indicato come coordinatore del gruppo di lavoro che dovrà impegnarsi in questo progetto di ricerca, scandagliando "le carte" degli archivi storici siciliani e nazionali.
Nel mio intervento alla Giornata di "Memoria e Futuro" ho ricordato il ciclostilato di appena 10 pagine che scrissi nel lontano 1983 per ricordare Placido Rizzotto, dopo decenni di silenzio. In 31 anni tanti passi avanti abbiamo fatto. Siamo riusciti a ritrovare i resti di Rizzotto, a celebrare i funerali di Stato e a dargli una tomba monumentale al cimitero di Corleone. Insieme a Rizzotto, grazie all'impegno dei familiari e della Cgil, tanti altri sindacalisti hanno riacquisito il diritto alla memoria: Azoti, Miraglia, Raja, Intili. Proprio quest'anno a Casteldaccia ho conosciuto l'anziana figlia di Andrea Raja. Ha voluto portarmi davanti al civico n. 5 dove, la sera del 5 agosto 1944, i killer della mafia assassinarono il padre. Ed ero appena stato a Caccamo, a contrada Piano Margi (a circa 1000 metri di altitudine), per inaugurare il cippo dedicato al sindacalista della Cgil Filippo Intili, a distanza di 62 anni dal suo assassinio (fu fatto a pezzi con un'ascia). Un'operazione-memoria resa possibile grazie all'impegno di Vera Pegna, che nel 1962 a Caccamo aveva combattuto contro la mafia di don Peppino Panzeca. E che, ritornata in paese, ha convinto il sindaco Andrea Galbo a dare il diritto alla memoria all'eroico dirigente contadino. Si pensava che non ci fosse più nessun parente di Intili, invece, grazie all'eco di questa iniziativa, sono spuntati tanti nipoti e persino l'unica figlia ancora vivente. Sono stati tutti costretti ad emigrare in Toscana, molti di loro sono a Pisa. E stanno facendo a gara per recuperare vecchie foto di Filippo e sua moglie, dei figli, dei nipoti. E per recuperare frammenti di storia della vita di quest'uomo. Ecco, con questa operazione-memoria la Flai e la Cgil stanno dando ai familiari delle vittime, che quasi si vergognavano di avere un morto ammazzato nella storia familiare, il giusto orgoglio di rivendicare il coraggio e la voglia di libertà, di democrazia e di giustizia sociale dei propri padri e dei propri nonni. Su questa strada bisogna continuare... (dp)

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