martedì, settembre 12, 2017

Il Comune di Corleone ai Riina: "Pagate le tasse!"

SALVO PALAZZOLO
Corleone, per la prima volta una cartella di riscossione dei tributi destinata ai familiari del capo dei capi che però non hanno accettato la notifica del messo inviato nei giorni scorsi dai commissari straordinari
CORLEONE. Il messo inviato dai commissari del Comune ha bussato alla porta di casa della famiglia Riina, in vicolo Scorsone, e ha mostrato una cartella di pagamento. Non era mai accaduto. Il Comune di Corleone che chiede ai Riina il pagamento della tassa dei rifiuti, e pure gli arretrati di tre anni, 1.000 euro in tutto. Un affronto. E, infatti, nessuno dei Riina ha voluto neanche prenderla quella cartella. U zu Totò, il patriarca della famiglia e di tutta Cosa nostra, era lui che imponeva le tasse – sul commercio e sugli appalti – non le pagava di certo. E come lui, anche altri boss.
A Corleone, le famiglie di mafia non hanno mai pagato i tributi dovuti al Comune. L’ultimo sindaco, che si vantava di essere antimafia, aveva addirittura assegnato la riscossione dei tributi a una società gestita dal cognato di un padrino. Tari e Imu venivano chiesti a tutti, tranne che ai mafiosi e ai loro parenti. In realtà, anche qualche politico locale non pagava.
Ma da un anno, ormai, il sindaco dell’inedito condono tombale per i boss, Leoluchina Savona, non siede più in Municipio, il consiglio dei ministri ha sciolto l’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. E a Corleone sono arrivate tre commissarie: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola. Sono loro ad aver firmato gli avvisi di pagamento per i Riina e per tutti gli altri morosi eccellenti, i Provenzano, i Lo Bue, i Grizzaffi, famiglie di mafia che non rappresentano solo un drammatico passato, ma anche un presente carico di insidie, gli eredi di Totò Riina puntano alla riorganizzazione. Nel segno delle tradizioni.
Ma di certe tradizioni che piacevano tanto ai mafiosi al Municipio di Corleone non ce ne sono più. Uno dei primi atti della nuova gestione è stato il licenziamento del dipendente comunale che era diventato il nuovo reggente della cosca, i summit li organizzava nel suo ufficio, allo stadio. Poi, è arrivata la costituzione di parte civile ai processi, al Comune di Corleone i boss erano ancora intoccabili fino a qualche mese fa. Pure le case confiscate ai mafiosi dalla magistratura e dalle forze dell’ordine sembravano una zona franca. Anche questa è stata spazzata via, il prefetto di Palermo Antonella De Miro ha mandato le forze dell’ordine per fare gli sgomberi. Un’altra cosa normale, che però nessuno aveva mai fatto a Corleone. E, adesso, nella palazzina tolta ai Lo Bue sono stati trasferiti alcuni uffici comunali.
Nella Corleone finalmente città normale adesso ci sono dei regolamenti per l’assegnazione dei finanziamenti, per la gestione della mensa scolastica e per gli incarichi legali. Nella passata gestione, le cosche erano infiltrate persino nella pasta degli scolaretti, ogni affare è buono se porta soldi alle casse dei clan. È la rivoluzione silenziosa di Corleone, l’antimafia delle persone competenti. Un passo dietro l’altro. Priorità, aprirsi al cittadino. Ora, l’ufficio tributi e l’ufficio relazioni con il pubblico non sono più arroccati in cima al vecchio palazzo comunale senza scale. Sono stati trasferiti a piano terra. Un’iniziativa normale in un municipio finalmente normale, dove adesso si fanno assemblee con i cittadini. In uno degli ultimi incontri si è posto il problema della villa comunale, che restava aperta solo al mattino dopo alcuni casi di vandalismo che avevano danneggiato l’impianto di illuminazione: questa estate, i commissari hanno messo in campo un gruppo di custodi, e la villa comunale è rimasta aperta fino a mezzanotte. Un’altra cosa normale. Negli ultimi tempi, a Corleone, c’è stato anche un boom di turisti: venivano tutti risucchiati nel curioso mafia-tour di un’agenzia che aveva sede, non si comprende a che titolo, in un locale del Comune. Il locale è stato già liberato. A Corleone è davvero in corso la rivoluzione delle cose normali.

La Repubblica Palermo, 12 settembre 2017

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