lunedì, luglio 20, 2015

Raciti: “Scenario aperto, Crocetta lasci cerchio magico”

Rosario Crocetta e Fausto Raciti
“Lo scenario è aperto a tutte le ipotesi, noi restiamo con i piedi a terra. Il problema non è chiedere a Crocetta le dimissioni, ma costruire il percorso politico successivo. Che non ha niente a che vedere con il cerchio magico del governatore…”. Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, non condivide le posizioni romane del suo partito, che invece vorrebbe le dimissioni di Crocetta ed il ritorno alle urne. Ma non esclude che si possa arrivare a queste conclusioni. Il presidente della Regione ha appena dichiarato che non intende rassegnare le dimissioni, perché farebbe il gioco di coloro che, a suo dire, hanno preparato il golpe siciliano con delle prove risultate false. E c’è un’Assemblea riluttante a consentire la fine della legislatura e il suo rinnovo a ranghi ridotti (c’è stato il taglio dei venti deputati regionali, che passano da 90 a 70).


In definitiva, il Nazareno è per il pollice verso, ila segretaria del Pd ed il gruppo parlamentare, invece, finora stanno dall’altra parte. La sensazione è che possa aprirsi uno spiraglio a favore di Crocetta. Raciti vuole che sia il Pd a governare la Sicilia e non il cerchio magico di Crocetta, cui addebita i guasti che hanno condotto alla crisi e, segnatamente, all’esplosione del caso Tutino, con la nomina di manager non condivisi dal partito. La intercettazione “incriminata” rimane tuttavia sullo sfondo, perché le smentite della Procura della Repubblica sull’esistenza dell’intercettazione non ammettono repliche, e non c’è finora notizia che altre Procure possiedano la registrazione della minaccia a Lucia Borsellino da parte del medico di Crocetta, Matteo Tutino.
Raciti e Ingroia sono stati ospiti di Radio Anch’io, ed hanno illustrato con chiarezza le loro posizioni. Ingroia è vicino a Crocetta, presiede una società partecipata regionale ed è il leader di un movimento, Azione sociale, che si presentò, senza fortuna alle consultazioni regionali e nazionali.
L’ex pm ha posto l’accento sulle smentite della Procura di Palermo e sui silenzi delle altre procure, che potrebbero avere l’intercettazione incriminata, ricordando che all’appello del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, perché “chi sa parli”, non ha risposto nessuno. È lecito perciò, conclude Ingroia, che l’intercettazione non esiste e che l’Espresso si trovi in mano qualcos’altro. Che però è stato visto ed ascoltato da più cronisti, non solo dai due giornalisti dell’Espresso, che hanno fatto “l’impresa”.
Quanto alla valutazione politica, il giudizio di Ingroia su Crocetta non è negativo, anche se critico verso i risultati ottenuti dal governo. Contraddittorio? Sì, è possibile. Ingroia ricorda che Crocetta non ha potuto contare su una maggioranza solida, ed i risultati deludenti non possono essere addebitati solo a lui, tutt’altro.
Molto articolata l’analisi di Fausto Raciti. “Ogni soluzione è possibile, per come stanno le cose”, ha detto il segretario regionale del pd siciliano. “Crocetta non è né un santo né un demonio. E’ stato l’uno e l’altro in queste ore, a seconda degli eventi. La caratura antimafia è stata la cifra principale della sua atività di governo, e questa non è bastata… Il Pd ha ottenuto con lui il 35 per cento dei voti, da questo bisogna partire… Ma la sua caratura antimafia è stata messa in discussione da Manfredi Borsellino, non possiamo ignorarlo. Il nostro compito è dare un giudizio politico…”
Quale sarà? Verrà invitato a dimettersi o potrà proseguire fino alla fine del mandato?
“Abbiamo più volte sottolineato i limiti di questa esperienza”, risponde Raciti, “in Sicilia oggi c’è un dibattito sulla Sanità che ci vede protagonisti, in prima fila. Voglio ricordare che nelle nomine dei manager della sanità solo il Pd si è messo di traverso, e alla luce di quanto è avvenuto, ha fatto bene a dissentire. C’erano delle forzature e delle logiche non convincenti. Le intercettazioni rese note in queste ore, che vedono protagonisti proprio i manager, pongono l’accento proprio su quel momento del conflitto fra il Pd e il governatore. La responsabilità delle forzature va attribuita proprio al circuito ristretto in cui Crocetta compie le sue scelte e ci si serve di una pesante retorica antimafia…”
Come si esce dall’empasse?
“Il problema, spiega Raciti, non è farlo dimettere, ma è costruire il percorso politico futuro. Un problema che coinvolge gli alleati del Pd. Noi non ci ritiriamo certo a vita privata dopo le dimissioni… Ci siamo opposti al cerchio magico, che ogni leadership ormai porta con sé. Ed è questo il punto vero del conflitto…”
Difendete il governatore a spada tratta?
“No, nemmeno per idea. Ho difeso Crocetta dopo la pubblicazione della notizia perché la Procura è stata chiara, quell’intercettazione non c’è. Il Procuratore è un magistrato che ha un alto senso sdelle istituzioni. Fra Lo Voi e il direttore dell’Espresso ho il dovere di credere a Lo Voi…”
L’Espresso ribadisce che è tutto vero e che sono stati fatti controlli incrociati. Potrebbe trovarsi nei fascicoli di un’altra Procura…
“Per ora, risponde Raciti, prendo atto che non esiste, mi devo occupare di politica. Emerge in modo incontrovertibile la interferenza di Matteo Tutino nelle vicende della Sanità siciliana. Una interferenza indebita, che non ha niente a che vedere con la salute di Crocetta. La direzione del Pd ha chiesto al governatore di rispondere ai rilievi formulati da Lucia Borsellino nella sua lettera di dimissioni… Ma il punto vero resta il cerchio magico: o c’è il cerchio magico o c’è il Pd”.
Siciliainformazioni.com, 20 luglio 2015   

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