domenica, marzo 14, 2010

Così la mafia regnava tra Palermo e gli Usa. Ai picciotti spettava la settimana corta

Emergono numerosi altri elementi sulla nuova mafia palermitana che ha rivitalizzato le famiglie sconfitte dai Corleonesi negli anni Ottanta e ha rinsaldato rapporti di business con i boss americani. E si delineano con maggiore chiarezza i personaggi coinvolti nella retata dei giorni scorsi. Tanti gli episodi registrati dagli inquirenti. Per esempio, una raccolta per il concerto di canzoni napoletane (leggi) in occasione della festa rionale con i boss sul balcone a benedire la folla. La scena è ricostruita nelle indagini sulla nuova mafia di Santa Maria di Gesù guidata da Ino Corso. Nelle intercettazioni i consigli del vecchio boss al genero per la cerimonia di iniziazione e gli immancabili sospetti sulla rete di talpe che avrebbe informato i padrini sulle indagini. Come lavoratori dipendenti, i picciotti avevano pure la settimana corta che autorizzava il padrino. Nell'inchiesta è finita anche una telefonata tra Roberto Settineri, considerato il nuovo ambasciatore di Cosa nostra negli Stati Uniti, e il sindaco di Palermo Diego Cammarata (leggi). Solo saluti, nessun elemento che possa far ipotizzare reati, e il sindaco oggi precisa: «È stata una telefonata assolutamente casuale». In altre intercettazioni (ascolta) Settineri, da Miami, parla con un interlocutore a Palermo e gli dice: «Peccato che non sei qua se no vedevi un pezzo di storia». Secondo gli investigatori il «pezzo di storia» era il gotha della mafia americana. Settineri, ancora, canta il padrino, a parole sue.
(La Repubblica-Pa, 12 marzo 2010)
NELLA FOTO: Roberto Settineri

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