martedì, novembre 03, 2015

Il busto di Bernardino Verro ritorna nella piazza centrale di Corleone a 100 anni dal suo assassinio

L'intervento di Dino Paternostro (Cgil)
Palermo 3 novembre 2015 – Il busto  Bernardino Verro, dirigente sindacale e primo  sindaco socialista di Corleone,  ucciso con 11 colpi di pistola, da oggi, a distanza di cento anni dal suo assassinio, si trova  nella piazza centrale di Corleone, piazza Nascé, a pochi passi  dal Municipio.  Il monumento  in bronzo, realizzato dallo scultore Biagio Governali, è stato scoperto questa mattina con una cerimonia solenne alla presenza dell’amministrazione comunale, della Cgil, della Legacoop, delle forze di polizia, e di tantissimi bambini e studenti delle scuole di ogni ordine e grado di Corleone.  
Una cerimonia affollatissima, per festeggiare il busto che ritorna al suo posto, ricucendo la  memoria. Dietro c’è infatti una lunga storia sepolta. Sorge nello stesso posto in cui, nel 1917, i contadini corleonesi e i municipi socialisti d’Italia collocarono il primo  busto di Bernardino Verro,  che qualche anno dopo la mafia distrusse e fece scomparire. Ai  lati del piedistallo  sono state incise le stesse significative frasi del busto originario. Da un lato:  “I contadini di Corleone ricordino che da lui ebbero la prima luce di pensiero e il primo sentimento della dignità di lavoratori”. E dall’altro: “Per l’ideale della umana fratellanza soffrì carcere esilio miseria”. La piazza  dove oggi ritrova posto  il busto del sindacalista era quello dove Verro aveva tenuto infuocati comizi contro gli amministratori comunali complici della mafia, accusandoli di aver trasformato il paese in provincia di Palermo nella “sede della Cassazione della mafia siciliana”.

    Un altro busto di Verro si trova nella villa comunale. Fu fatto nel 1985, a distanza di 70 anni dalla  morte di Verro, e posto dalla città di Corleone assieme a una targa collocata sul luogo in cui il leader socialista era stato assassinato. La proposta della statura era stata avanzata nel 1979 dal gruppo consiliare del Pci, e approvata dal consiglio comunale.  La statua però rimase per tanto tempo chiuso in una stanza, avvolta da lenzuola: ci vollero altri sei lunghi anni prima che piedistallo e busto di Verro trovassero collocazione  nel giardino pubblico.
    “Per tanti anni Verro non è stato ricordato da tutti, era il ricordo di una sola parte del paese. Oggi copriamo questa distanza. Verro, con una statua a pochi metri dal luogo in cui fu ucciso,  fa parte d’ora in poi della memoria condivisa di Corleone”, ha detto il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo. Da tutti è stata ribadita l’importanza della figura di Bernardino Verro nel quadro delle iniziative tra oggi e domani, comprensive di annullo filatelico con l’immagine di Verro sul bollo. «Oggi – dice Cosimo Lo Sciuto, segretario della Camera del lavoro di Corleone - diventa necessario ricordare e cercare di far rivivere i valori che ispirarono la vita di Verro: il coraggio di stare dalla parte di chi ha bisogno, la capacità di unire, l’orgoglio di appartenere alla terra e la certezza di stare dalla parte dei lavoratori. Questi valori devono esserci da guida per agire, oggi come ieri, per una società più giusta».  «Bernardino Verro – dice Dino Paternostro, responsabile del dipartimento legalità della Camera del lavoro di Palermo – è stato il più importante leader sindacale e politico che la sinistra abbia mai espresso a Corleone. Ha lottato per la giustizia sociale, soffrendo carcere, esilio e miseria. E, da sindaco di Corleone, eletto in maniera plebiscitaria, fu assassinato dalla mafia, che vedeva messi in pericolo i suoi affari. Verro è stato un dirigente sindacale, un cooperatore e un sindaco coraggioso, che ha pagato con la vita la il suo coraggio e la sua coerenza. La lezione di Verro, ripresa da Placido Rizzotto e da Pio La Torre, oggi vive nelle lotte contro il caporalato, nelle cooperative che coraggiosamente  lavorano sui terreni confiscati alla mafia, nelle associazioni di produttori onesti che si sforzano di coniugare sviluppo e legalità». “I fatti patti di Corleone, stipulati a fine ottocento tra il movimento dei Fasci, di cui Verro fu fondatore,  e i proprietari terrieri del corleonese,  rappresentano la prima forma di contratto di lavoro scritto nella storia d’Italia – dice Mario Ridulfo, della segreteria Cgil  Palermo – Corleone  da  capitale contadina rivive oggi come capitale dell’antimafia, torna a essere un luogo importante di mobilitazione”. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

la gente muore di fame altro che bernardino verro.......