martedì, ottobre 14, 2014

Così scomparve la Sicilia araba

«Reportage» storico sulla distruzione materiale dell’Islàm in Sicilia: una vicenda lontana ma nodale nella vicenda mediterranea, che porta anche a riflettere sui radicalismi etnici e religiosi del tempo presente.
È appena arrivato in libreria Il crepuscolo della Sicilia islamica, firmato da Carlo Ruta e pubblicato da Edi.Bi.Si. (Editoriale Biblioteca Siciliana), editrice di Messina specializzata in letteratura di viaggio e in testi di storia siciliana. Si tratta di un agile lavoro d’indagine, di appena 100 pagine ma denso sul piano analitico, sulla fine disastrosa dell’Islam siciliano, e in particolare sulla sua dissoluzione materiale, che rimane ancora oggi una vicenda controversa e di difficile spiegazione. Caso rarissimo nella storia e probabilmente unico nella storia del Mediterraneo, gli oltre due secoli della Sicilia islamica non hanno lasciato, sul terreno, alcuna traccia materiale. Tutto ciò che di materiale nell’isola richiama tecniche e stili architettonici del mondo arabo (la Zisa, il chiostro del Duomo di Monreale, San Giovanni degli Eremiti e altro) è riconosciuto infatti come di epoca normanna, di un periodo cioè in cui in Sicilia gli arabi erano ormai, anche giuridicamente, una etnia sottomessa.

In questo «reportage» storico vengono poste allora delle domande: perché poté verificarsi e quando cominciò ad accadere questo disastro? Perché una distruzione del genere, nei modi radicali in cui avvenne in Sicilia, non si ebbe in Spagna, dove resistono oggi grandi testimonianze materiali dei secoli arabi? Oltre le oleografie con cui viene spesso rappresentata la Sicilia normanna, scorrono i modi di una violenza lunga, che alcune storiografie tendono ad archiviare ed eludere con facilità. Scorrono, più in particolare, i modi di adozione e di attuazione di un modello aggressivo estremo, già molto prima (ed è questa una delle tesi di fondo dell’autore) che Federico II attuasse, nel corso di pochi anni nella prima metà del XIII secolo, il lavoro di sradicamento conclusivo dell’Islàm dall’isola, con i mezzi e i modi che gli studi storiografici hanno ampiamente documentato.
Il «reportage» del saggista siciliano contribuisce allora a far giustizia di luoghi comuni e rimozioni che opprimono ancora oggi l’indagine su questa importante vicenda del Mediterraneo. Ma, leggendolo con attenzione, può offrire anche spunti di riflessione che riguardano il presente. Anche oggi viene invocato lo scontro di civiltà, si incita a «guerre giuste» contro l’Islàm e, spesso con la copertura di obiettivi «umanitari», si pianificano genocidi etnici. In altre parole, il modello violento che sempre più si è fatto strada in questi anni nell’Occidente liberal non appare, a ben vedere, del tutto distante da quello che nell’età di mezzo portò, appunto, alla distruzione materiale della Sicilia araba. Il monito che deriva da quel passato, pur lontano, è allora evidente.


Carlo Ruta, Il crepuscolo della Sicilia islamicaEdi.Bi.Si., Messina, ottobre 2014.

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