giovedì, marzo 01, 2012

Oggi Corleone festeggia San Leoluca

San Leoluca Abate
di DINO PATERNOSTRO
Come avviene da secoli ogni 1° marzo, anche oggi la città di Corleone festeggia il «dies natalis» di San Leoluca, suo Santo Patrono, un monaco basiliano vissuto in Calabria più di mille anni fa. Il giorno della nascita per la Chiesa cattolica corrisponde alla data della morte terrena, che apre le porte alla vita eterna. Uno studio approfondito su questo santo monaco, vissuto tra il IX-X secolo, che aveva per nome Leone Luca e che nacque a Corleone da Leone e Teotiste, contadini e pastori, è stato condotto alcuni anni fa da Maria Stelladoro (La Vita di San Leone Luca di Corleone, Grottaferrata 1995). Adesso, sulla vita del santo, la studiosa ha pubblicato un contributo scientifico in francese, che sta dando un nuovo impulso alle ricerche agiografiche.
«Ancora in giovane età – ci racconta la Stelladoro – Leone rimase orfano di entrambi i genitori, abbandonò i lavori agricoli ed entrò novizio nel monastero di S. Filippo di Agira, dove ricevette la prima tonsura da un anziano monaco e il consiglio di emigrare in Calabria a causa della violente incursioni dei Saraceni in Sicilia». «Raggiunta la Calabria – aggiunge - incontrò una pia donna, alla quale manifestò le tribolazioni dell’animo suo e le domandò un consiglio sul da farsi. E fu proprio tale donna che lo indusse ad abbracciare la vita monastica cenobitica.
Quindi, mentre ad Agira aveva ricevuto la prima tonsura monastica e il consiglio di ricercare la quiete contemplativa in Calabria, perché non ancora devastata dalle scorrerie dei Saraceni; qui, invece, ricevette, da una savia donna, il consiglio di abbracciare la vita monastica cenobitica. Dopo la peregrinatio ad limina Apostolorum si stabilì in Calabria, nel monastero sui monti Mula, divenendo discepolo dell’igumeno Cristoforo, che lo rivestì dell’abito monastico e gli cambiò il nome in Luca. Fondarono insieme un monastero nel territorio di Mercurio e un altro in quello di Vena e in quest’ultimo dimorarono fino alla morte. Designato igumeno del monastero di Vena dallo stesso Cristoforo morente, vi esplicò una funzione taumaturgica polivalente (guarì un lebbroso, dei paralitici e indemoniati). In punto di morte designò suoi successori Teodoro ed Eutimio, suoi discepoli. Dal monastero di Vena, dove morì, fu traslato, in seguito, a Monteleone in Calabria, dove fu eretta in suo onore la Chiesa Madre». Il contributo della Stelladoro,  arricchito da una bibliografia aggiornata, mira a fare uscire il dossier agiografico di Leone Luca dai confini regionali e italici, facendo di questo santo minore dell'agiografia monastica un modello di santità conosciuto anche in una dimensione Europea.
Dino Paternostro

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