sabato, luglio 04, 2020

Il personaggio. L’eterno Aiello nell’ex feudo rosso di Vittoria: "Mi manda Berlinguer"

Francesco Aiello

di EMANUELE LAURIA 
L’ex dirigente del Pci, dal ‘ 78 sei volte sindaco, si ricandida ancora " Nuovo fa rima con vuoto. E io ho il tempo per fare tre rivoluzioni"
«Se De Mita è ancora sindaco, io faccio in tempo a realizzare tre rivoluzioni... » . Il paragone è ardito ma l’uomo alla soglia dei 74 anni rimane ambizioso. Francesco "Ciccio" Aiello ci riprova, ed è una gioco dell’oca della politica: il leone di Vittoria torna a competere per un Palazzo nel quale debuttò da primo cittadino nel 1978, alla vigilia del rapimento di Aldo Moro. Da allora, l’ex dirigente del Pci ha indossato per sei volte la fascia tricolore e altre due si è candidato senza fortuna.
Nove volte in corsa, record assoluto. Se fosse eletto, sarebbe un caso unico in Italia di riconquista dello stesso scranno a 42 anni di distanza dall’esordio. E "Ciccio" ci crede: «Ci sono tutte le condizioni per farcela. La gente, qui, ha cominciato a dubitare del nuovo. Perché il nuovo, sempre più, non ha il volto della competenza» . Nella sua sfida al tempo, Aiello si è tolto pure lo sfizio di farsi presentare, in una manifestazione elettorale, da un ragazzino di 12 anni, che candidamente ha poi ammesso di essere un parente. Ma va così, questa strana campagna elettorale, con le solite foto che saltano fuori, Berlinguer a Vittoria nella storica visita del 1979, e i ricordi di un sindaco "Peppone" in un pezzo d’Emilia trapiantato nel profondo Sud. Forse all’ultimo momento salterà fuori pure la lista Spiga, che da queste parti accompagnava quella del Pci negli anni ‘ 80.
Aiello è stato comunista, pidiessino, diessino, quasi pd. «Nel 2007 partecipai alla fase costitutiva del partito democratico e poi lasciai: oggi mi definisco progressista e basta. Sono solo, senza simboli, da 12 anni. Ma la gente qui conosce me come amministratore, mica altri» . Il Pd aveva accarezzato l’idea di appoggiarlo, stavolta: «Poi mi sa che c’è stato un pentimento: sa, i dem vanno ancora appresso agli schemi nazionali, come se fossimo ai tempi del Caf. Ora c’è l’accordo con i 5 Stelle da imporre sul territorio. Ma vuoi proporre ai grillini il mio nome? Figurati. La verità è che, quando sono sceso in campo, se la sono squagliata tutti» .
Dice di rimanere un personaggio - contro, lo stesso che spaccò il suo partito schierandosi al fianco degli abusivi di necessità, lo stesso che nel 2012 paragonò l’autonomista Raffaele Lombardo a Gorbaciov e non fece fatica a fare l’assessore all’Agricoltura al fianco di un governatore allora indagato per mafia. «Ma con me c’era pure Caterina Chinnici...». Personaggio - contro, sì, che nel suo personale pantheon di viventi mette - nell’ordine - Massimo D’Alema, Angelo Capodicasa e Claudio Fava, e che non si è tolto il vizio di bacchettare la sinistra: «Ha lasciato a Salvini il tema della sicurezza: a Scoglitti ci sono quattro carabinieri in tutto a presidiare il territorio. Io non ci sto a vedere un ragazzino giocare accanto agli spacciatori. E l’altra sera, per pura violenza, al titolare di un locale, qui a Vittoria, hanno spaccato la testa» .
Non le ha vinte, le ultime due sfide elettorali di Vittoria, nel 2011 e nel 2016, «ma l’impresa è stata rimanere in piedi». E come dargli torto? L’ultimo sindaco, il meloniano Giovanni Moscato, nel 2019 è stato condannato per corruzione elettorale dopo lo scioglimento del Comune per condizionamento mafioso, il predecessore Giuseppe Nicosia è tuttora sotto processo. Anche lui, Aiello, assieme a Moscato e Nicosia nel giugno del 2016 ricevette un avviso di garanzia per voto di scambio: ma è stato prosciolto delle accuse. «E ora sono qui, certo che i miei elettori sono consapevoli che il mestiere di sindaco lo so fare. E nessuno di loro può dire che abbia mai toccato un euro» . Il segno dei tempi, per lui, «è la delusione, è la rabbia per le battaglie storiche perdute, quelle per il lavoro e per la terra. Oggi c’è fame, sfruttamento, criminalità. Vittoria è una cittadina complessa, in cui serve equilibrio e pragmatismo, non amministratori bravi solo a rovistare nei cassetti» , dice Aiello dopo aver spruzzato una patina di populismo sulla vecchia carrozzeria comunista: «Scuffariati e gente inutile, carrieristi e rompiballe, state al coperto» , avvisa su Facebook con piglio sfrontato. «Perché io sono più radicale di quando ho cominciato» . E non vince, onorevole? «Il tempo per fare la rivoluzione c’è sempre. Guardi De Mita...» .
La Repubblica Palermo, 3 luglio 2020

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