lunedì, giugno 10, 2019

Storia dei Mediterranei: il secondo volume, firmato da tredici storici e archeologi italiani ed esteri


La vicenda dei popoli mediterranei raccontata da prospettive finora inedite o poco scandagliate: è il progetto inaugurato da Edizioni di storia e studi sociali con il primo volume della Storia dei Mediterranei, che ha suscitato interesse in Italia e all’estero. È la ricerca, pluridisciplinare, di nuovi paradigmi storiografici, che sottopongono a una serrata ricognizione un Mediterraneo dagli orizzonti aperti, mosso da progetti di civilizzazione e culture, materiali e intellettuali, che hanno esercitato spinte e influenze decisive nella storia umana. E sull’onda di questo inizio fecondo è uscito il secondo volume dell’opera, dedicato a Popoli, culture e scoperte dal tardo Medioevo al 1870In questo nuovo libro, di 450 pagine, che prende le mosse dalle fratture storiche che aprirono alla modernità, vengono passate al vaglio aspetti determinanti di questo periodo lungo, con un serrato scandaglio, in grado di introdurre nel dibattito storiografico elementi del tutto innovativi.
Si va dai rapporti tortuosi ma spesso anche fecondi tra mondi religiosi, alle zone d’ombra e di mediazione nei rapporti tra Occidente e Oriente, alle comunicazioni travagliate e tuttavia non secondarie tra l’Europa e la sponda africana nella lunga guerra. E ancora, dalle vicissitudini delle tecniche nautiche, dalla bussola alla macchina a vapore, passando per l’ancora e ai modi in cui l’Europa occidentale, dopo le grandi scoperte del XV e XVI secolo, andò inventando, modellando e stabilizzando le «sue» Americhe. Si tratta in sostanza di percorsi particolari ma ricchi di prospettiva, che puntano a slargare, appunto, l’orizzonte degli studi, con il contributo di un team di storici e archeologi di profilo altissimo, di vari paesi.
Massimo Cultraro, ricercatore di IBAM-CNR e docente di paletnologia all’Università di Palermo, muove «alla ricerca del Labirinto: umanisti, viaggiatori ed antiquari a Creta tra Medioevo e Rinascimento». Carlo Ruta, saggista e storico del mondomediterraneo, argomenta sull’Europa mediterranea e le rivoluzioni della modernità, tra scoperte geografiche e innovazioni tecnico-scientifiche. Franco Cardini, storico, docente universitario e scrittore, tratta di Cristianità e Islam tra la battaglia di Lepanto e l’assedio di Vienna (1571-1683). Eric Rieth, direttore emerito del CNRS Francese e docente alla Sorbona di Parigi, tratta di navi e tecniche nautiche nel Mediterraneo dal Medioevo all’età moderna, fornendo una lettura incrociata tra dati archeologici e fonti scritte. Francesco Tiboni, storico della navigazione e archeologo navale focalizza la cantieristica di navi e barche al tempo delle Repubbliche marinare. Renato Gianni Ridella, membro del Laboratorio di Storia Marittima e Navale dell’Università di Genova, tratta di mercanti di cannoni e di produzione di artiglierie per la difesa del naviglio commerciale nel Mediterraneo del XVI secolo. Irena Radić Rossi, docente dell’Università di Zadar, in Croazia, insieme a Mauro Bondioli eMariangela Nicolardi ricostruisce le storie curiose di una nave veneziana, la Gagliana grossa (1567-1583). Luca Lo Basso, docente di Storia navale all’Università di Genova, si occupa di traffici mediterranei, investigando soprattutto i commerci di corallo e spezie tra Genova, Marsiglia, Livorno e Alessandria d’Egitto alla fine del XVI secolo. Emiliano Beri, docente di Storia moderna all’Università di Genova, interviene sulle attività di contrasto verso i corsari barbareschi: una guerra permanente nel Mediterraneo di età moderna. Flavio Enei, direttore del Museo della Navigazione Antica di Santa Severa, definisce alcuni passaggi essenziali della storia moderna di Santa Severa, antico scalo portuale della «spiaggia romana». Deborah Cvikel, docente all’Università di Haifa e al Leon Recanati Institue for Maritime Archaeology investiga i relitti del periodo Ottomano ad Akko, in Israele. Stefano Medas, direttore dell’istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale di Venezia, muove alla ricerca dell’ancora perfetta: il Trial of Anchors all’Arsenale di Sheerness nel 1852. Maurizio Brescia, storico della Marina italiana e direttore della rivista «Storia militare» si occupa infine della battaglia di Lissa (1866), focalizzandone soprattutto le rappresentazioni iconografiche coeve, in Italia e nell’Impero austroungarico.

Storia dei Mediterranei. Popoli, culture e scoperte dal tardo Medioevo al 1870. Edizioni di storia e studi sociali, Ragusa, 2019, pp. 450.

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