venerdì, luglio 01, 2016

Corleone, i 50 anni di sacerdozio di don Calogero Giovinco, parroco di San Leoluca

Dal blog " il cuore e il leone" pubblicato il 25.06.16 di Nonuccio Anselmo 
Giovedì 30 giugno, con un solenne rito nella Chiesa madre, don Calogero Giovinco, uno dei preti più popolari di Corleone, celebrerà i cinquant’anni di sacerdozio. E’ un dejavù, perché esattamente venticinque anni fa, nella stessa chiesa, aveva ricordato il venticinquesimo. Unica variante: allora, con lui, avevano celebrato anche i frati Benigno, dei Rinnovati, e Cascio del Tor, che ora non sono più a Corleone. Don Calogero Giovinco è uno dei primi sacerdoti del post Concilio Vaticano II, che si chiuse il 7 dicembre 1965. Appena sei mesi dopo, nel giugno 1966, l’arcivescovo di Monreale Corrado Mingo lo aveva fatto sacerdote per sempre, andando così ad incrementare il numero dei preti provenienti da Bisacquino, suo paese natale, conosciuto come “paisi di parrini”. La sua formazione seminariale, dunque, si è sviluppata durante il dibattito del concilio voluto da Giovanni XXIII, papa “di transizione” che ha profondamente inciso nella vita della Chiesa. Questa nuova energia don Calogero ha iscritta nel suo dna sacerdotale per rilasciarla giorno dopo giorno nei luoghi del suo lungo ministero, Corleone in prima fila.

Giovinco – infatti - è uno dei sacerdoti più popolari in paese anche per la sua lunga permanenza a Corleone. Dopo una parentesi a Giuliana, nel 1972 arrivò qui per guidare la parrocchia di San Leoluca, rifiorita dopo lunghi anni di grigiore. Rifiorita perché è riuscito a conquistare con la sua inesauribile attività, qualche volta mettendo anche mani al portafogli, la fiducia e a circondarsi di tanti giovani, di tanti professionisti, di tanti artigiani, di tanti contadini, di tanti uomini e di tante donne.
Oltre che sulla fede e sulla solidarietà, ha puntato anche fortemente sulla difesa del’identità del territorio e sulla cultura. Al suo attivo – e Corleone deve essergliene grata per sempre, iscrivendolo nella storia – l’aver salvato il prezioso coretto di Sant’Agostino che amministratori superficiali e tecnici ignoranti (o viceversa) avevano destinato alla distruzione: ma le ruspe avevano trovato don Calogero incatenato al portone. E ancora, non può non essere ricordata la sua frenetica attività per la realizzazione di una biblioteca che recentemente si è arricchita degli atti dell’antica Compagnia dei Bianchi dello Spirito Santo e – a spese sue – del Museo etnografico del Corleonese, alloggiato nell’ex palestra scolastica, il cui avvenire è purtroppo incerto per mancanza di una struttura gestionale indipendente, affidato al buon cuore dei vescovi e dei parroci che verranno dopo di lui. (Ma ci sarà questo buon cuore?)
Infine, va sottolineato l’impegno per legare le comunità di Corleone e di Vibo Valentia, nel nome del comune patrono Leoluca, che qui nacque e lì morì, concretizzatosi in due capitoli di un grande gemellaggio. Nell’82 una folta delegazione di corleonesi raggiunse Vibo mentre i vibonesi restituirono la visita nel Duemila. Nel frattempo, ci avevano mandato il calco in gesso di una nuova statua che domina la piazza di quel centro, inaugurata proprio in occasione del primo atto di questo gemellaggio.
La storia si sta concludendo con la scoperta del 2006 a San Gregorio d’Ippona di una grotta basiliana che, secondo i tecnici, dovrebbe essere la tomba del santo. Le ossa, appartenute ad un vecchio centenario con le ginocchia consumate dalle genuflessioni, sono state raccolte in una teca. La Chiesa non si è ancora ufficialmente pronunziata. Il vescovo competente attende non avendo ancora ricevuto conferme dirette da Dio. Se questo riconoscimento avvenisse, prima o poi il gemellaggio potrebbe concludersi con un viaggio all’incontrario di Leone, milleduecento anni dopo, per riabbracciare la sua terra, abbandonata al tempo dei saraceni.
Tutta questa grande attività non ha tuttavia rallentato l’apostolato più specifico di don Calogero. Ci sono stati mille segnali e mille occasioni. Il riconoscimento è venuto pure dal Comune di Corleone, che sei anni fa, nel 2010, gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Ed è importante oggi rileggere stralci della motivazione: “Da oltre trent’anni opera a Corleone, donando a tutti disponibilità, amore e spirito cristiano; nel corso degli anni ha rivitalizzato il territorio su cui opera, comprese le aree più problematiche degli alloggi popolari di San Marco, aggregando famiglie e persone in nome della solidarietà e dell’amore; per venire incontro ai drammatici bisogni di chi soffre, con grande coraggio ha aperto una mensa per i poveri, garantendo pasti caldi e calore umano a persone emarginate; negli anni si è adoperato molto per promuovere la cultura del territorio, nella consapevolezza che stare a fianco delle persone significa anche aiutarle a comprendere meglio il mondo, organizzando corsi di doposcuola per gli alunni della scuola elementare e media.”
Poi c’è la vicenda Tanzania, dove don Calogero, con altri confratelli, a cominciare dal decano arciprete Vincenzo Pizzitola, ha realizzato una grande chiesa dedicata a Leoluca, sbarcato perfino in Africa. Ma accanto alla chiesa, in quella povera landa, ci sono soprattutto importanti servizi. E adesso, in occasione di questo cinquantesimo, don Giovinco ha già fatto sapere che gli eventuali regali serviranno per la realizzazione di un indispensabile pozzo che porterà a domicilio l’acqua in quella “missione”.
Gli auguri a don Calogero – a cuore aperto - vogliono essere su questo blog anche un invito al suo arcivescovo: quando si compiono cinquant’anni d’attività – qualunque attività - l’oro si comincia a riscontrare fin dai denti; insomma, i settantacinque anni sono nei dintorni e, con essi, anche l’uso della Chiesa di mandare a riposo i suoi ministri. Giusto così, viene sempre il momento del riposo. Ma don Calogero ha ancora tanta linfa per continuare a soffrire con noi. Mandarlo via significherebbe – scusate la frase abusata, ma vera - fare un poco più povera Corleone. Che di suo è già abbastanza povera.

Da: http://blog.libero.it/cuoreeleone

1 commento:

Unknown ha detto...

Don Calogero,

My name is Chris Giovinco and I am the son of Calogero Giovinco( son of Pasquale). I'm looking to get in touch with you regarding some questions/ information about our family in Corleone. Specifically I'm trying to find out if I have any family over there and if so, was curious if any of them are in the food business(imports specifically).

I know this is a long shot in trying to contact you but I have been unsuccessful in my attempts to find an email for you. If this message does find its way to you, you can reach me at the following email address, Chris.Giovinco@yahoo.com.

Thank you for your time and hopefully we will be able to connect.