l'articolo de L'Ora che racconta la serata di Minà a Petralia Sottana
di ADOLFO FANTACCINI
Al suo nome ne vengono accostati almeno altri 100, forse 1.000: da Cassius Clay a Robert De Niro, da Sergio Leone a Fidel Castro, da Gabriel Garcia Marquez a Che Guevara, da Maradona al Dalai Lama, fino ad arrivare ai Beatles. La sequenza è sconfinata e inesauribile. Gianni Minà, che è morto ieri sera a Roma, aveva il dono di condensare la grandezza e il talento, attraverso una curiosità umana e giornalistica ormai cancellata da un pressappochismo di facciata sempre più malvagio.
Avrebbe meritato un tramonto diverso, ma non poteva pretendere di più da un mondo che non guarda indietro e procede alla velocità della luce. Anche il più banale messaggio whatsapp, per fare un esempio, è superato dalla velocità di un audio, che a sua volta può essere ascoltato a doppia velocità. Figurarsi se ci si ferma ad ascoltare un'intervista di 16 ore a Fidel o a vivere la preparazione di una grande impresa sportiva come il record del mondo nei 200 metri