venerdì, gennaio 10, 2020

Corleone, lungo (e duro) confronto tra le famiglie degli studenti pendolari e gli amministratori comunali. Forse una soluzione...

Un momento dell'assemblea cittadina 
DINO PATERNOSTRO
Sembra che finita la luna di miele tra i cittadini corleonesi e l’amministrazione Nicolosi, a giudicare dalle contestazioni venute fuori nell’assemblea di venerdì pomeriggio sul caro-bus. A tanti genitori degli studenti pendolari non va giù l’idea di dover pagare una quota di partecipazione al costo del trasporto dei loro figli per recarsi a scuola nei paesi del circondario. Lo consideravano un loro diritto, il diritto allo studio. “Adesso questo diritto non c’è più – dicono –. Chi ha denaro può far scegliere la scuola ai figli, chi non ne ha è fortemente limitato nelle scelte”.
L’incontro nella sala consiliare doveva servire a chiarire le idee e a trovare un punto d’incontro tra le richieste degli studenti e delle loro famiglie e l’applicazione della legge, sostenuta dagli amministratori comunali.
Ad illustrare i motivi (e le leggi) che hanno spinto il comune ad istituire il ticket sui trasporti degli studenti pendolari è stato il consigliere di maggioranza Gianfranco Grizzaffi. “Abbiamo fatto il massimo sforzo per venire incontro ai cittadini, definendo scaglioni di ticket differenziati per fasce di reddito”. Diversi gli interventi dal pubblico, che hanno contestato le scelte degli amministratori. Qualcuno ha fatto rilevare – per esempio – che gli studenti pendolari di Campofiorito, Bisacquino e Chiesa Sclafani non pagano nessuna quota. Secondo gli amministratori corleonesi, però, è perché non applicano correttamente le leggi. Qualche genitore è arrivato a gridare che era meglio quando a Corleone c’erano i commissari. Stranamente, l’assessore alla pubblica istruzione quasi nemmeno ha parlato, pur essendo titolare della delicata delega. Ad esasperare i cittadini è sicurante il fatto di dover pagare un servizio che prima è stato sempre gratuito. Ma più ancora il dover anticipare mese per mese la somma di circa 80 euro (costo intero dell’abbonamento) e dover poi aspettarne dal comune il rimborso di una parte. Temono, data la lentezza della burocrazia, di dover anticipare tutto l’anno e di avere i rimborsi chissà quando. Per questo ho proposto al sindaco di valutare se è possibile far pagare ai cittadini solamente le quote di loro pertinenza (i 15-20 euro di ticket), mentre il comune poteva assumersi il compito di integrarle delle restanti parti e di liquidarle alle aziende di trasporto interessate.
A concludere l’incontro ha pensato il sindaco Nicolò Nicolosi, che da politico esperto non ha cercato lo scontro con gli studenti e le loro famiglie, ma ha spiegato le difficoltà in cui si trovano oggi i comuni, a causa anche della forte riduzione dei trasferimenti regionali e statali. Ha sottolineato che le quote a carico delle famiglie saranno ridotte al minimo. Si è impegnato a portare avanti con le aziende di trasporto (Ast e ditta Gallo) l’idea da me suggerita di far pagare agli studenti SOLO la loro quota. “Sono fiducioso che un’intesa la si possa trovare…”, ha detto il primo cittadino. Speriamo. (dp)

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