domenica, giugno 11, 2017

Loach: “Corbyn esempio per l’intera Unione, solo così la sinistra vince”

Il leader laburista Jeremy Corbyn
ANTONELLO GUERRERA
Il regista. “Tutto il continente deve cambiare marcia”
Corbyn, l’uomo più odiato dei tabloid, il “terrorista”, ha preso quasi gli stessi voti del primo Blair, nel 1997. Per lei sarà stata una notte meravigliosa, Ken Loach.
«Absolutely. Mentre i socialdemocratici di tutta Europa stanno fallendo, come in Francia, un vero uomo di sinistra come Jeremy Corbyn affossa Theresa May. I cittadini oggi rivogliono lo Stato, il welfare, le sicurezze, il diritto alla salute, la possibilità di comprare o affittare una casa a Londra senza non dover fare il pendolare a 80 chilometri di distanza, l’istruzione libera, lo stop all’austerity, le tasse alle multinazionali. Corbyn ha stupito per questo. È un esempio per la sinistra europea: appiattirsi al centro non paga. Bisogna andare a sinistra. Ma sul serio. Perché gli Hollande, i Blair oggi sono perdenti. Anche l’Ue, se non vuole essere lasciata indietro, deve cambiare marcia. Pensare di più alle persone, ai loro bisogni, ai loro diritti. Non alle grandi aziende o alle privatizzazioni».

Ken Loach ha una tosse faticosa. Ma il celebre regista inglese, da sempre attivista di sinistra, non molla nemmeno a 80 anni, la sua romantica lotta per il socialismo britannico. 
«Saluto i compagni italiani, solidarietà in questo momento difficile», azzarda. Le vittorie delle sue battaglie sono poche. Ma quando arrivano, anche se a metà, sono più belle.
Loach, si aspettava un risultato simile da Corbyn?
«Sì. Se l’establishment blairiano del suo partito non lo avesse ostacolato, oggi avrebbe persino la maggioranza assoluta. La base elettorale laburista ama Corbyn. I suoi nemici interni ora rispettino il programma del partito».
E aveva anche quasi tutti i media contro.
«Già, persino un giornale progressista come il Guardian lo ha sminuito fino a una settimana fa. Lo stesso il Daily Mirror, uno dei pochissimi tabloid di centrosinistra, lo ha spesso detestato. Tutti gli altri lo hanno umiliato, ne hanno violentato l’immagine ogni giorno. Ma lui non ha mai risposto alle provocazioni. È rimasto sempre lo stesso. Per questo le persone lo hanno apprezzato».
Dove hanno sbagliato tutti? Qual è il segreto di Corbyn?
«La sua autenticità. A differenza di altri leader laburisti, non fa finta di essere un altro. Parla direttamente alle persone. È empatico e genuino. Non pianifica niente. Perciò la gente gli vuole bene. Non è un politico-macchina, come molti altri».
Gli attacchi terroristici e le polemiche sulla sicurezza hanno influito sul voto?
«Sì. Eventi del genere favoriscono i partiti law and order. Ma stavolta c’è stato l’effetto opposto, dopo tutti i tagli di May alle forze di sicurezza».
Ma la premier non molla.
«May ha il destino segnato. Nuove elezioni sarebbero inutili: perderebbe altri seggi. Anche se ora farà il governo, in autunno i Tories cambieranno leader».
Corbyn ha rubato molti voti all’estrema destra Ukip in decomposizione. Da uomo di sinistra, ciò non la turba?
«No. Parte dei votanti Ukip sono dei razzisti patentati. Ma molti altri erano laburisti, spesso operai, che adesso son tornati a casa. Avevano abbandonato il partito perché erano arrabbiati, alienati: non si sentivano più rappresentati dal Labour. Corbyn ha ricominciato a parlare di lavoro e di diritti a quelle persone che, in silenzio, soffrivano ogni giorno».
Forse quegli stessi elettori si sono pentiti anche di Brexit?
«Non credo che questo voto sia stata un replay del referendum sull’Ue. La gente si stanca presto delle stesse notizie. Basta andare in un pub per accorgersene».
Corbyn ha avuto una valanga di voti dei giovani. È stata una rivincita dei “Millennials”?
«Non è una rivincita. È solo la speranza in un mondo migliore per loro. Sono stati la generazione più svantaggiata del Dopoguerra. Quindi lo meritano».

La Repubblica, 10 giugno 2017

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