martedì, febbraio 07, 2017

Nasce ad Afragola (NA) la Masseria Antonio Esposito Ferraioli, sindacalista Cgil assassinato dalla camorra

Antonio Esposito Ferraioli
Ad Afragola, nel napoletano, nasce la Masseria Antonio Esposito Ferraioli. La CGIL di Napoli fa parte dell’Associazione temporanea di scopo cui è stato assegnato il bene, una Masseria di 14 ettari con fabbricato annesso di circa 900 mq, a pochi chilometri dal centro di Napoli. Per la prima volta il riuso sociale di un bene confiscato vede il diretto coinvolgimento della CGIL, che nel processo si occuperà di costruire la rete sul territorio e animare il bene con attività sociali, costruendo un percorso di “progettazione partecipata permanente” che caratterizzerà in modo innovativo la gestione di questo bene, rendendolo un punto di riferimento per tutto il territorio. Gli altri partner della rete che compone l’ATS si occuperanno invece della gestione del bene per quanto riguarda la parte agricola ed economica, realizzando un’azienda agricola che valorizzerà le eccellenze agricole del territorio, uno spazio per congressi e iniziative, un laboratorio di trasformazione dei prodotti agricoli e un ristorante dedicato anch’esso alla memoria di Antonio Esposito Ferraioli.
Infatti la Masseria e l’intero progetto sono intitolati a Ferraioli, sindacalista della CGIL ucciso dalla camorra nel 1978 a Pagani, in provincia di Salerno. Ferraioli era un cuoco che lavorava in una mensa aziendale, e venne ucciso proprio per la sua attività di sindacalista e per le sue denunce sull’uso di carne avariata. Lasciò un libro di ricette, gelosamente custodito da suo fratello. Far rivivere le sue ricette dentro la Masseria confiscata che da oggi porta il suo nome è uno degli scopi di questo progetto.
Tra i partner dell’Ats anche la Cooperativa Radio Siani, dedicata alla memoria di Giancarlo Siani, che proprio in queste settimane stiamo ricordando portando in viaggio la sua Mehari.
Un progetto ambizioso di riscatto per un bene che, dopo la confisca, è rimasto abbandonato per un tempo lunghissimo, ben 19 anni. Adesso è giunto il momento di farlo vivere e restituirlo alla cittadinanza, per dimostrare, anche a chi in questi giorni torna a parlare di vendita all’asta, che il riuso sociale dei beni confiscati è la strada maestra per trasformare beni che un tempo erano stati simboli del potere dei boss, in simboli e occasioni di riscatto, di rinascita e di legalità.



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