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Salvatore Navarra |
Corruzione e turbativa d’asta in
concorso. Sono
questi i reati contestati con una serie di aggravanti all’imprenditore nisseno
Salvatore Navarra, 46 anni, presidente del consiglio d’amministrazione della
Pfe Spa, azienda leader nei servizi di faciliy management e pulizie a livello
industriale. Con sede operativa a Caltanissetta e quella legale a Milano, anche
la Pfe è sottoposta a indagini correlate al ruolo dello stesso Navarra. Stando
ai dati del bilancio 2018 la Pfe Spa registra una fatturato di circa 98 milioni
di euro.
Un capitolo dell’inchiesta della procura di Palermo,
condotta dal nucleo economico e finanziario della Guardia di finanza, riguarda
un appalto da 227 milioni di euro relativo all’affidamento dei servizi di
pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale. 10 lotti tra i
quali figurano i servizi di pulizia nelle varie Asp della Sicilia. Ogni
azienda, anche con il massimo punteggio, non può aggiudicarsene più di quattro.
Secondo il Gip che ha disposto la
misura cautelare degli arresti domiciliari, Navarra era interessato a spartirsi
l’appalto “con la EURO&PROMOS Spa, nell’ottica di un reciproco scambio di favori con
detta impresa”. Avrebbe stretto un patto corruttivo con Fabio Damiani, allora
membro della Centrale unica di committenza e oggi direttore generale dell’Asp
di Trapani e con Salvatore Manganaro, imprenditore considerato referente del
primo. L’obiettivo era quello di “aggiudicarsi con la propria impresa (ma anche
allo scopo di favorire la società EURO&PROMOS Spa nell’ottica di un
reciproco scambio di favori) alcuni lotti della rilevantissima gara”. Navarra
avrebbe portato avanti una strategia imprenditoriale di espansione in
Lombardia. Tale esigenza secondo gli investigatori si conciliava con
quella opposta della EURO&PROMOS Spa, società riconducibile a Sergio Bini,
il quale “poiché politicamente attivo nel nord del Paese, era interessato agli
appalti del sud Italia. Nell’ottica di un reciproco scambio, pertanto, le
due imprese si sarebbero vicendevolmente aiutate”. Da qui anche la volontà
di aggiudicarsi non già quattro ma soltanto tre lotti posti in gara. Sono
Damiani e Manganaro a parlare mentre vengono intercettati: “vuole
anche ridurre il suo mercato qui da 4 a 3 lotti e quindi lui
come uomo dei due mondi… aiuta la causa di EUROPROMOS che nessuno si può
immaginare”.
Per gli inquirenti
l’accordo corruttivo per l’aggiudicazione di tre lotti su quattro
ammontava a 750 mila euro da spalmare in tre anni.
A novembre del 2018 i due principali
indagati, Damiani e Manganaro, ai quali è contestata anche l’associazione a
delinquere, parlano di “un colpo di scena Pfe”. Un emissario
dell’imprenditore avrebbe fatto sapere a Damiani tramite Manganaro di non
essere interessato a favoritismi. E’ quanto si ricava dai commenti dei due
rispetto alla circostanza che viene riferita. Il Gip ricostruisce che i due
interlocutori si chiedono cosa possa essere accaduto e riflettevano in seguito
sui motivi della scelta del referente di PFE, sicché il secondo faceva cenno
alla possibilità che lo stesso temesse un coinvolgimento a seguito delle note
vicende giudiziarie riguardanti Montante Antonello.
Quando la gara entra nel vivo le
perplessità sembrano essere superate. Manganaro si recò a dicembre 2018 a
Milano per incontrare Navarra e poi a San Cataldo per un altro incontro. Gli
investigatori accertano gli spostamenti e localizzano le celle telefoniche
agganciate dal cellulare del faccendiere a pochi metri dalla sede milanese di Pfe.
Si arriva al 2019 e dalla
consultazione dei verbali di gara emerge che la PFE Spa e la FER.CO si sono
classificate rispettivamente prima e seconda in tutti i lotti. La
EURO&PROMOS, d’altro canto, si è classificata terza in cinque lotti.
Sicché, in applicazione della disposizione di cui all’art. 3 del disciplinare
di gara, seguendo l’odine della graduatoria la PFE, quale prima classificata,
risulta aggiudicataria dei lotti di maggior valore; la FER.CO, quale seconda
classificata, risulta aggiudicataria di quelli immediatamente successivi; la
EURO&PROMOS risulta aggiudicataria del decimo lotto.
Soltanto un’impresa non coinvolta
nelle indagini risulta aggiudicataria di uno degli altri lotti in gara, quello
contraddistinto dal numero 4.
“Non vi è dubbio – scrive il Gip
Claudia Rosini a conclusione di questo capitolo d’inchiesta – che le complesse
manovre collusive tra il pubblico ufficiale Damiani, Manganaro, Turola e
Navarra, per
favorire le aziende FER.CO e PFE nella gara in oggetto abbiano costituito mezzi
fraudolenti, attraverso i quali alterare le regole della importantissima gara
bandita dalla CUC per i servizi di pulizia e integrati in ambito sanitario, del
valore di euro 227.686.423.22: numerosissimi sono difatti i passaggi nei quali
Damiani e Manganaro discutono a priori, e cioè “a tavolino”, dei punteggi da
attribuire alle offerte, in modo da fare risultare vincenti le predette
ditte nei lotti più rilevanti economicamente, ovvero quelli di Palermo, Catania
e Caltanissetta”. E ciò “secondo logiche spartitorie dei lotti e
convenienze in termini di tornaconto economico e “politico” per Damiani
concordate già precedentemente”.
Radiocl1.it,
21 Maggio 2020
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