domenica, maggio 24, 2020

Corruzione e turbativa d’asta. Le accuse all’imprenditore nisseno Navarra nell’indagine della Guardia di finanza di Palermo


Salvatore Navarra
Corruzione e turbativa d’asta in concorso. Sono questi i reati contestati con una serie di aggravanti all’imprenditore nisseno Salvatore Navarra, 46 anni, presidente del consiglio d’amministrazione della Pfe Spa, azienda leader nei servizi di faciliy management e pulizie a livello industriale. Con sede operativa a Caltanissetta e quella legale a Milano, anche la Pfe è sottoposta a indagini correlate al ruolo dello stesso Navarra. Stando ai dati del bilancio 2018 la Pfe Spa registra una fatturato di circa 98 milioni di euro.

Un capitolo dell’inchiesta della procura di Palermo, condotta dal nucleo economico e finanziario della Guardia di finanza, riguarda un appalto da 227 milioni di euro relativo all’affidamento dei servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale. 10 lotti tra i quali figurano i servizi di pulizia nelle varie Asp della Sicilia. Ogni azienda, anche con il massimo punteggio, non può aggiudicarsene più di quattro.
Secondo il Gip che ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari, Navarra era interessato a spartirsi l’appalto “con la EURO&PROMOS Spa, nell’ottica di un reciproco scambio di favori con detta impresa”. Avrebbe stretto un patto corruttivo con Fabio Damiani, allora membro della Centrale unica di committenza e oggi direttore generale dell’Asp di Trapani e con Salvatore Manganaro, imprenditore considerato referente del primo. L’obiettivo era quello di “aggiudicarsi con la propria impresa (ma anche allo scopo di favorire la società EURO&PROMOS Spa nell’ottica di un reciproco scambio di favori) alcuni lotti della rilevantissima gara”. Navarra avrebbe portato avanti una strategia imprenditoriale di espansione in Lombardia. Tale esigenza secondo gli investigatori si conciliava con quella opposta della EURO&PROMOS Spa, società riconducibile a Sergio Bini, il quale “poiché politicamente attivo nel nord del Paese, era interessato agli appalti del sud Italia. Nell’ottica di un reciproco scambio, pertanto, le due imprese si sarebbero vicendevolmente aiutate”. Da qui anche la volontà di aggiudicarsi non già quattro ma soltanto tre lotti posti in gara. Sono Damiani e Manganaro a parlare mentre vengono intercettati: “vuole anche ridurre il suo mercato qui da 4 a 3 lotti e quindi lui come uomo dei due mondi… aiuta la causa di EUROPROMOS che nessuno si può immaginare”.
Per gli inquirenti l’accordo corruttivo per l’aggiudicazione di tre lotti su quattro ammontava a 750 mila euro da spalmare in tre anni. 
A novembre del 2018 i due principali indagati, Damiani e Manganaro, ai quali è contestata anche l’associazione a delinquere, parlano di “un colpo di scena Pfe”. Un emissario dell’imprenditore avrebbe fatto sapere a Damiani tramite Manganaro di non essere interessato a favoritismi. E’ quanto si ricava dai commenti dei due rispetto alla circostanza che viene riferita. Il Gip ricostruisce che i due interlocutori si chiedono cosa possa essere accaduto e riflettevano in seguito sui motivi della scelta del referente di PFE, sicché il secondo faceva cenno alla possibilità che lo stesso temesse un coinvolgimento a seguito delle note vicende giudiziarie riguardanti Montante Antonello.
Quando la gara entra nel vivo le perplessità sembrano essere superate. Manganaro si recò a dicembre 2018 a Milano per incontrare Navarra e poi a San Cataldo per un altro incontro. Gli investigatori accertano gli spostamenti e localizzano le celle telefoniche agganciate dal cellulare del faccendiere a pochi metri dalla sede milanese di Pfe.
Si arriva al 2019 e dalla consultazione dei verbali di gara emerge che la PFE Spa e la FER.CO si sono classificate rispettivamente prima e seconda in tutti i lotti. La EURO&PROMOS, d’altro canto, si è classificata terza in cinque lotti. Sicché, in applicazione della disposizione di cui all’art. 3 del disciplinare di gara, seguendo l’odine della graduatoria la PFE, quale prima classificata, risulta aggiudicataria dei lotti di maggior valore; la FER.CO, quale seconda classificata, risulta aggiudicataria di quelli immediatamente successivi; la EURO&PROMOS risulta aggiudicataria del decimo lotto.
Soltanto un’impresa non coinvolta nelle indagini risulta aggiudicataria di uno degli altri lotti in gara, quello contraddistinto dal numero 4.
“Non vi è dubbio – scrive il Gip Claudia Rosini a conclusione di questo capitolo d’inchiesta – che le complesse manovre collusive tra il pubblico ufficiale Damiani, Manganaro, Turola e Navarra, per favorire le aziende FER.CO e PFE nella gara in oggetto abbiano costituito mezzi fraudolenti, attraverso i quali alterare le regole della importantissima gara bandita dalla CUC per i servizi di pulizia e integrati in ambito sanitario, del valore di euro 227.686.423.22: numerosissimi sono difatti i passaggi nei quali Damiani e Manganaro discutono a priori, e cioè “a tavolino”, dei punteggi da attribuire alle offerte, in modo da fare risultare vincenti le predette ditte nei lotti più rilevanti economicamente, ovvero quelli di Palermo, Catania e Caltanissetta”. E ciò “secondo logiche spartitorie dei lotti e convenienze in termini di tornaconto economico e “politico” per Damiani concordate già precedentemente”.
Radiocl1.it, 21 Maggio 2020

Nessun commento: