lunedì, marzo 07, 2022

Nicolò Azoti, scopertura di una targa a Baucina, nel luogo in cui il dirigente sindacale fu assassinato. Ridulfo e Paternostro: “La nostra memoria va ad Azoti e a tutti i sindacalisti uccisi”


“Ma ricordiamo anche Antonella Azoti, figlia di Nicolò, impegnata e appassionata testimone dell'idea di giustizia sociale e di riscatto”.

Palermo 7 marzo 2022 – Dopo 75 anni dalla sua morte a Baucina, oltre a una strada a lui intitolata, adesso c'è anche una targa posizionata sul luogo in cui cadde, per mano mafiosa, Nicolò Azoti, segretario della Camera del Lavoro, impegnato nelle lotte per il riscatto e l'emancipazione dei contadini di Baucina.

La lapide, in corso Umberto I, è stata scoperta stamattina nel corso di una solenne cerimonia alla quale hanno preso parte la Cgil Palermo, Libera con Don Ciotti, il centro Pio La Torre, Anpi, Auser, Spi Cgil, i nipoti di Azoti Gabriele e Alberto Mastrilli, i sindaci di Baucina Fortunato Basile, di Ventimiglia Antonio Rini e di Ciminna Vito Filippo Barone, il prefetto Giuseppe Forlani, e gli studenti e insegnanti dell'Itc don Rizzo.

Una giornata fortemente voluta dalla figlia di Nicolò Azoti, Antonella Azoti, scomparsa a metà gennaio, a due settimane dal marito, che aveva progettato l'evento per la giornata in cui ricadeva l'anniversario, il l 21 dicembre 2021.

Dopo la scopertura della targa, nella palestra della scuola si è svolto un dibattito, coordinato dal responsabile legalità e memoria storica della Cgil Palermo Dino Paternostro, sul tema del riscatto della memoria in terra di mafia. Con la rappresentazione scenica degli studenti che hanno simulato delle interviste a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Nicolò Azoti e Antonella Azoti.

“Il sacrificio di Nicolò Azoti insegna che non si può restare inermi di fronte allo sfruttamento e alla strategia della violenza – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile Legalità Dino Paternostro - Azoti rappresenta i tanti giovani che in quegli anni hanno combattuto per lo sviluppo e la libertà della nostra terra. La nostra memoria va ad Azoti e ai gli altri sindacalisti uccisi dalla mafia ma va anche a sua figlia Antonella che è stata resistente e con caparbietà ha voluto mantenere viva la memoria dell'uomo e delle idee incarnate da Azoti e da tutti gli altri sindacalisti uccisi. Una memoria che solo negli ultimi anni è diventata condivisa e alla base di una idea di giustizia sociale e di riscatto”. “Antonella Azoti – aggiungono Ridulfo e Paternostro – non è solo la figlia di Nicolò Azoti ma era innanzitutto una sindacalista, una donna, una persona impegnata nel suo lavoro, nel sindacato e nel sociale, con lo Spi Cgil, con l'Auser, con l'Anpi, e partecipava a tutte le iniziative che riteneva necessarie contro la violenza sulle donne, contro la mafia e per lo sviluppo e la libertà della nostra terra. Quest'impegno va esercitato ogni giorno nei luoghi di lavoro e di vita sociale”.

E hanno dichiarato i figli, Alberto e Gabriele Mastrilli: “Siamo qui per la ricorrenza del 75° anniversario dell'uccisione del nonno ma siamo qui per ricordare anche la mamma e quello che è stato fatto, assieme a nostro padre, e alla Cgil, per recuperare la memoria del nonno. Per noi questa giornata ha un significato molto profondo. Mamma teneva moltissimo a organizzarla e anche quando era in ospedale ha continuato a caldeggiare che l'iniziativa si facesse. Una giornata importante perché per Azoti non si è mai svolto un regolare processo e l'unico riconoscimento del suo sacrificio sono per noi familiari queste manifestazioni pubbliche. “Il nonno – aggiungono Gabriele e Alberto - era una persona eclettica, amante della musica, oltre a essere un bravo ebanista, e teneva molto alla cultura, ai libri e all'istruzione. Motivo che ci rende orgogliosi di avere oggi gli studenti dell' Istituto comprensivo Don Rizzo. Saranno loro ad accogliere il testimone e a portare avanti la memoria di uno dei protagonisti della lotta dei diritti dei contadini contro la mafia del feudo. Oggi si chiude un cerchio, che avrebbe determinato la riconciliazione definitiva tra mamma e il paese di Baucina, che tanto aveva tolto alla famiglia”.





















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