giovedì, agosto 12, 2021

LA DOPPIA SFIDA DI BASSOLINO CHE VA OLTRE LA POLITICA

Antonio Bassolino

ANDREA DI CONSOLI

Tra rimpianti e riscatto

Colpisce la campagna elettorale di Antonio Bassolino. E colpisce non per ragioni politiche, bensì per ragioni letterarie e, in ultima istanza, sentimentali. Sono trascorsi quasi trent'anni dalla leggendaria campagna elettorale del 1993, quella del «passo dopo passo», quella del riscatto cittadino dopo le piaghe del terremoto, della corruzione e delle mattanze di camorra. E, trent'anni dopo, Bassolino è di nuovo in campo, ancora una volta in giro per la città a incontrare i cittadini, a esortare un'avanzata «passo dopo passo», ma senza più sigarette tra le dita e senza più sul volto la radiosa speranza di arrevotare Napoli, perché nel frattempo sono trascorsi trent'anni, e in trent'anni Bassolino ha conosciuto trionfi ma anche accuse, tradimenti, processi, disincanti.Il suo peso politico non è più come quello di una volta, ma il suo peso sentimentale è forte, e non c'è un solo napoletano che non lo senta. Tutti, in città, lo conoscono. Molti lo ricordano come il sindaco del rinascimento. E anche gli avversari, che pure non sono stati pochi, lo rispettano, e gli riconoscono gli onori che merita per ciò che ha rappresentato nella storia politica partenopea. 
Bassolino si aggira col suo zainetto sulle spalle nei vari quartieri di Napoli, e ascolta col capo obliquo, annuisce pensoso, abbozza ragionamenti esordendo sempre con una impercettibile balbuzie, ma al fondo non è in cerca di voti che pure avrà ma di qualcosa di più profondo, che non è facile mettere a fuoco, perché ha che fare con le ragioni del cuore. Chi segue Bassolino sui social e, seguendolo, capisce che la posta in gioco non è soltanto politica, bensì psicologica, affettiva, esistenziale. È come se Bassolino sentisse il bisogno di fare i conti con la sua leggenda, col suo fantasma, con la sua memoria ingombrante, con il senso di una storia che è passata in fretta ma che è rimasta sospesa, a mezz'aria, né più sul trono né ancora sepolta nei libri di storia.
E così, sapendo di essere una figura sentimentale di Napoli e dopo averne vissute di tutti i colori: i processi, le accuse, la malattia, ecc. Bassolino si racconta giorno dopo giorno sui social senza infingimenti, si fa fotografare coi nipotini, con l'amata moglie, con vecchi compagni dell'Italsider, con il murale di Nino D'Angelo, con il cappellino in testa mentre corre, nei mercati del Vomero, a San Giovanni a Teduccio, davanti a un arcobaleno, in piazza Carità mentre improvvisa un comizio come si faceva un tempo un piccolo palco, un microfono, la gente assiepata come nelle foto in bianco e nero del passato, e la solita oratoria virile e timida, tormentata e appassionata.
Perché la voce di Bassolino è voce famigliare, la riconoscerebbe chiunque anche a occhi chiusi, perché è una voce inconfondibile, porosa, erosa da centinaia di migliaia di sigarette, bloccata da una balbuzie forzata da una determinazione ostinata, squillante per troppa dimestichezza con folle arrabbiate, urlanti, diffidenti, e che lo hanno sempre costretto a parlare più forte, a placare i leoni, a farsi ascoltare anche quando lo avrebbero soltanto voluto buttare giù. 
E ora tutto questo patrimonio sentimentale vaga con poetica mitezza per la città in cerca di una carezza, che Bassolino invoca, credo, non per ragioni politiche o comunque non esclusivamente per ragioni politiche - ma per ragioni sentimentali, perché l'ex sindaco di Napoli, a settantaquattro anni, è un pezzo di anima di questa città; la sua richiesta di riconoscimento è principalmente affettiva. 
Pochi politici napoletani come Bassolino hanno vissuto la propria vicenda esistenziale intrecciandola così profondamente con la città. Se anche tornasse a fare il sindaco, rimarrebbe comunque intatto il peso di un'inquietudine. Perché Bassolino chiede ai napoletani il senso profondo di questi anni di passione, il perché delle direzioni smarrite, il bisogno di una carezza che lenisca le tante ferite subite. 
«Portatemi sempre con voi», questo sembrano dire i suoi occhi vivi. 
Il peso sentimentale della sua candidatura è enorme. Per parafrasare un bellissimo racconto di Erri De Luca, Bassolino chiede che la città - al di là delle scelte di ciascuno, e dunque del nome del candidato che verrà scelto al momento di infilare la scheda nell'urna - sappia rispondere a questa domanda implicita, e che non lasci cadere nel silenzio una richiesta che è umana e culturale, storica e psicologica, politica e affettiva, e che riguarda tutti, perché abbracciarlo idealmente Bassolino, comunque la si pensi, significa abbracciare le speranze e le cadute di Napoli degli ultimi trent'anni.
Da “Il Mattino”

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