sabato, luglio 24, 2021

Le fabbriche dei debiti La Regione ha 163 società che producono solo spese


di Miriam Di Peri 

In Sicilia, nel Ragusano, esiste una " Cacioteca regionale" realizzata dal Corfilac, il Consorzio regionale per la ricerca sulla filiera lattiero- casearia. La sua realizzazione, durata quattro anni, è costata circa 2 milioni e mezzo di euro di fondi pubblici. Eppure è rimasta in funzione per appena 18 mesi. All’interno della struttura, scavata nella roccia, ci sono 12 celle di stagionatura, divise su due livelli, tutte in legno. E ancora i laboratori, il ristorante, un bar, decine di videocamere per studiare le reazioni degli avventori, per vedere se un formaggio in degustazione viene apprezzato maggiormente se abbinato al miele o alle marmellate. All’interno della Cacioteca era possibile degustare i formaggi locali, dal maiorchino al palermitano, dal pecorino siciliano al piacentinu ennese, fino alla provola dei Nebrodi, il ragusano, la tuma persa, insieme a una selezione di formaggi italiani ed esteri. Dal’inaugurazione, nel gennaio 2012, sono stati realizzati in tutto 5 o 6 eventi. Fino a metà 2013, quando l’attività, quanto meno al pubblico, si è interrotta, lasciando di fatto la struttura in uno stato d’abbandono. Oggi, a distanza di 8 anni dall’ultima iniziativa pubblica al suo interno, per riaprire le porte della Cacioteca servirebbero lavori di ripristino per circa 500mila euro. 

È soltanto uno dei casi limite che emergono dal dossier condotto dal deputato 5 Stelle, Luigi Sunseri, sulle società e gli enti partecipati dalla Regione Siciliana, nelle quali lavorano quasi 7mila dipendenti, pari al 50 per cento del personale regionale. Un censimento durato oltre un anno, per rintracciare e studiare i bilanci delle 163 strutture, tra società, enti, consorzi, che fanno capo o sono partecipate dalla Regione. 

Si scopre così che all’Istituto regionale della vite e del vino, dove 18 dipendenti su 61 ricoprono una carica dirigenziale, il costo annuo per il personale è di circa 4 milioni, poco meno del 75 per cento del totale delle spese correnti. Lì nel 2019 sono stati erogati 200mila euro di indennità di risultato, « ma nessuno — dice Sunseri — ha mai accertato il raggiungimento degli obiettivi». Il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia ha tre dipendenti, di cui due palermitani, sebbene la sede sia a Catania. Negli ultimi 5 anni ha registrato quattro bilanci in perdita, esattamente come la Società interporti siciliani. Quest’ultima è una società di scopo (l’obiettivo, per l’appunto, è realizzare gli interporti di Catania e Termini Imerese), che a distanza di 25 anni quello scopo non lo ha ancora raggiunto. A Termini non è stata posata la prima pietra, a Catania non hanno ancora finito. 

E se la partecipata Sicilia Digitale vanta un credito di 92 milioni nei confronti la Regione, che si rivolge ad altre società per l’affidamento di servizi digitali, l’Ast ha invece accumulato debiti per oltre 80 milioni. Nello specifico, sono 36,3 milioni i debiti verso le banche, 12 milioni verso i fornitori, tributari per 24 milioni e 9 milioni verso Inps e personale. Infine l’Esa, l’ente di Sviluppo Agricolo che nel 2018 Nello Musumeci aveva definito « l’ultimo carrozzone della prima Repubblica». A distanza di tre anni da quelle dichiarazioni, il "carrozzone" esiste ancora. E lo guida un fedelissimo di Musumeci, il presidente di Diventerà Bellissima in Sicilia occidentale, Giuseppe Catania. E l’ente continua a pesare sulle casse regionaliper oltre 22 milioni all’anno. 

La Repubblica Palermo, 24/7/2021

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