mercoledì, luglio 21, 2021

Corleone, l’Africa, fra Paolo (tra storia e cronaca)

Fra Paolo e Dino Paternostro durante l’incontro nel chiostro di S. Agostino


DINO PATERNOSTRO

Non vedevo fra Paolo dal lontano 2017, da cinque anni. L’ho incontrato inaspettatamente a Corleone la mattina di domenica scorsa, davanti alla Cartolibreria Di Palermo, in piazza Garibaldi. Ed è stato come se non ci fossimo mai persi di vista. Abbiamo parlato, ci siamo raccontati fatti ed eventi, abbiamo concordato di cenare insieme. Poi l’incontro con la città di Corleone, il pomeriggio del 7 luglio, nel bellissimo chiostro di Sant’Agostino. Un incontro che non poteva mancare perché Corleone, la Corleone civile e democratica, ama fra Paolo. E con lui ama i valori di cui il frate è portatore: la pace, la giustizia, la solidarietà. 



A Sant’Agostino abbiamo ricordato la prima uscita pubblica a Corleone di fra Paolo, il 4 ottobre 1993, giorno di San Francesco. Il frate era davanti la villa comunale con altri fraticelli, con i novizi in formazione e con tanti giovani: era il gruppo “CORLEONE un passo avanti”, che tanto avrebbe operato che mettere insieme le persone di buona volontà per praticare il bene comune. L’uscita del 4 ottobre fu per ricordare padre Pino Puglisi, assassinato dalla mafia a Brancaccio pochi giorni prima. Un modo per dire non alla mafia. A Corleone, con i cattolici di Corleone: una vera rivoluzione culturale per la chiesa corleonese del “quieto vivere”, per la chiesa dei parroci che non parteciparono alla manifestazione perché “tanto non è la prima volta che uccidono un sacerdote”. 

Legammo subito con fra Paolo e i suoi novizi, con fra Paolo e i suoi giovani. A novembre 1993 furono le “schede parlanti” a dare le indicazioni di voto per le amministrative a Corleone. Dietro quelle schede c’erano sempre fra Paolo e i suoi ragazzi, che consigliavano di non votare per gli amici, i parenti o chi ti fa un favore, ma per chi ha un programma credibile di cose da fare nell’interesse comune. 

Sarà stato un caso, ma quelle elezioni le vinse una lista civica capeggiata da Pippo Cipriani, vero e proprio outsider, contro un “mostro sacro” della politica corleonese, Michele La Torre. 

L’anno dopo fra Paolo mise in versi e musicò i nove consigli scomodi per i cittadini che vogliono combattere la mafia, elaborati dal Comitato dei lenzuoli di Palermo. E “cosa nostra non fa più al caso nostro” venne cantata nel presepe antimafia che girovagò in tanti comuni siciliani. 

Ricordo ancora il terribile omicidio di mafia del 28 gennaio 1995, quando Leoluca Bagarella e i suoi killer assassinarono Giuseppe Giammona nel suo negozio di via Bentivegna. Restammo tutti sconvolti dal terribile fatto di sangue. Fra Paolo non si perse d’animo. Ci convinse che la violenza bisogna combatterla con la non-violenza. I gruppi giovanili e il comune promossero una manifestazione proprio davanti al negozio Giammona, invitando con un tazebao scritto a mano da me tutti i cittadini a deporre simbolicamente le armi dietro la saracinesca chiusa. Conservo ancora le foto di tante armi-giocattolo depositate dietro la saracinesca e di circa mille persone a manifestare contro la violenza e contro la mafia. 

Poi fra Paolo fu mandato missionario in Tanzania. “Doveva andarci un altro fratello che già aveva imparato la lingua”, ci ha rivelato nell’incontro di mercoledì. “Fu fra Umile a chiamarmi - aggiunse fra Paolo - comunicandomi che avevano cambiato idea: in Tanzania dovevo andare io. Non ero entusiasta, ma partii. E mi sono innamorato dell’Africa...”. Si, l’Africa fa innamorare. Specie a persone semplici e rispettose del prossimo e della natura come i francescani. Fra Paolo e i suoi fratelli, infatti, sono andati in Africa, in Tanzania, vivendo con gli indigeni alla maniera degli indigeni: mangiano e dormono come loro, in case come le loro e gli stessi cibi. 

Poi certo danno una mano a combattere le malattie (l’aids in primo luogo), aiutano i ragazzi a studiare, i contadini e gli allevatori a coltivare meglio la terra e ad allevare in maniera più produttiva gli animali. Aiutano la popolazione combattere le superstizioni e la magia. 

Ci ha stupito molto sentire dalla sua testimonianza che il coronavirus non si è molto diffuso in Tanzania. Forse perché ha un territorio grande tre volte l’Italia dove vive una popolazione quanto quella italiana. “Un po’ i casi sono aumentati com l’arrivo dei turisti”, ha raccontato il frate. 

Stavolta abbiamo salutato fra Paolo un po’ meno tristi. Ci ha detto che ritornerà a Corleone l’anno prossimo per il capitolo dei frati minori rinnovati. Arrivederci nel 2022, allora. Prega per noi. Noi pregheremo per te e per i fratelli africani. 

Dino Paternostro 

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