martedì, gennaio 05, 2021

PIPPO FAVA? SANTO SUBITO...

L’omicidio mafioso di Pippo Fava

di Padre Giovanni Calcara, O.P.

L’anniversario (il 5 gennaio) dell’omicidio di Pippo Fava ritorna come ogni anno, a segnare il triste elenco di tutti coloro che non hanno avuto paura di resistere a minacce, condizionamenti, ricatti per restare fedeli alla propria coscienza, restando liberi per difendere quei principi sui quali hanno fondato la propria esistenza e, quindi martiri (cioè “testimoni” come etimologicamente significa la parola) della giustizia, come lo sono coloro che vengono uccisi “in odio alla fede”.
Da 37 anni, vengono organizzati eventi che a diverso livello (culturale, teatrale, incontri, dibattiti) cercano di riproporre il ricordo e la lezione di vita che, dovrebbe interessare, non solo i congiunti, ma l’intera società civile e politica, come quella ecclesiale e il mondo dell’informazione. Certamente quest’anno, a causa del Covid 19, il ricordo avrà delle modalità nel rispetto delle restrizioni. Ma anche, se così non fosse… La percezione è che le celebrazioni e gli eventi proposti, rimangono come relegati in un ambito ristretto ad esclusivo interesse della famiglia e degli “addetti ai lavori”. Manca, a mio avviso, quella presa di coscienza che le cause, gli intrighi tra affari-politica-mafia che hanno portato alla sua morte, siano ancora oggi, volutamente, sottovalutati e relativizzati, in nome di quella normalità che, per molti, si traduce in silenzio-omertà-convivenza con tutto quello che ancora oggi, non permette non solo a Catania, ma alla Sicilia e a tutto il meridione d’Italia di vivere nella legalità. In fondo: chi glielo ha fatto fare? L’ha voluto… se l’è cercato…  Non ha pensato alla famiglia…
Ancora, oggi, a distanza di tanti decenni le battaglie e le lotte di Pippo Fava non sono condivise dalla cosiddetta società civile che, nella migliore delle ipotesi, si limita al ritualismo degli eventi che, non intacca la mentalità, le scelte concrete, la legalità non come optional, ma come coerenza e libertà che ogni essere umano vive nell’ottica della propria coscienza o della propria fede. Sono temi e argomenti che rimangono al chiuso dei luoghi in cui vengono pronunciati (tribunali, scuole, studi televisivi), forse alle volte, anche nelle chiese. Le rivendicazioni, come anche le denunce, vengono fatte, alle volte, centellinando aggettivi, termini e virgole, per non suscitare il sospetto di nessuno. E il giudizio di chi legge, non è fondato sui criteri di verità, ma di opportunità. Perché ha detto questo? A chi si riferiva, con quelle allusioni? Ma chi pretende di essere? Chi sa cosa vuole ottenere?
Tutto viene considerato in termini di convenienza, utilità e tornaconto personale. Paolo Borsellino affermava che, in fondo, Cosa Nostra fa quello che dovrebbe fare lo Stato con le sue istituzioni: dare sicurezza, lavoro, garantire l’ordine e la sicurezza sociale e delle imprese. Fino a quando, non saremo capaci di dare la certezza che, al contrario conviene schierarsi con lo Stato, nella certezza di essere tutelati da ogni pericolo, di avere garantito il diritto a vivere una vita umana, degna di tale nome, non sarà possibile avere quel consenso e quella credibilità che i criminali, i mafiosi, i corrotti, i trafficanti di droga e delle persone godono in ampi strati della popolazione. Tenendo presente che tale complicità interessa anche i cosiddetti colletti bianchi, la zona grigia, le società finanziarie di intermediazione, di tutte quelle categorie professionali che garantiscono tutto il supporto necessario per trarre profitto e potere, sotto tutti i punti di vista. In fondo: se non lo faccio io, al mio posto lo farà un altro… Infatti è mai possibile pensare e credere che un anziano che coltiva e mangia cicoria, oppure si nasconde in una botola possa gestire un volume d’affari di milioni di euro, mandando pizzini a destra e a sinistra?
Ma è anche criminale che le agenzie educative: famiglia, scuola, Chiesa, politica non solo si ignorano, ma addirittura hanno abdicato al loro ruolo e alla loro missione, preferendo non trattare temi sensibili, ma di gestire un ruolo e delle prerogative che sanno solo di naftalina. In fondo, tutti siamo convinti che le decisioni vere e quelle che contano vengono prese altrove. Da qui l’indifferenza e l’insofferenza di tutti coloro che, vorrebbero ma non fanno, oppure contestano ma per creare una parvenza di alternativa che, in realtà non esiste.
Pippo Fava ha chiamato le cose con il proprio nome, ha avuto il coraggio della denuncia e dell’azione contro ogni potere forte. Da quello economico al mondo dell’informazione, da quello politico a ogni sorta di omertà. Lo ha fatto con le armi della cultura e della parola, motivando a tale scelta, un gruppo di giovani che ha fatto crescere nella consapevolezza che un modo diverso di vivere, e di morire, esiste ed è possibile. Si è esposto in prima persona, sapendo a quali rischi e pericoli andava incontro, nella certezza di essere dalla parte giusta: la verità che fa liberi!
Papa Francesco nella Gaudete et exsultate (19 marzo 2018) sulla santità del mondo contemporaneo, ricorda non solo ai credenti, che è necessario guardare alla santità e all’esempio di chi “ci sta accanto”, di tutti coloro che “compiono il loro dovere nel quotidiano… la madre di famiglia, l’ammalato, il lavoratore… a costo di sacrifici, fino a donare la vita per gli altri…”.
In questo senso Pippo Fava, non solo non è morto inutilmente, ma è santo. Testimone e quindi, martire della giustizia! #sicrapress #PippoFava #mafia #catania #martire #giustizia

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