giovedì, dicembre 17, 2020

Se il sangue di San Gennaro non si scioglie. Storie di prodigi e presagi


L'antropologo Marino Niola all'Huffpost sul mancato miracolo laico. "Ha sconfitto peste e colera, Napoli ci contava. Un cattivo presagio è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora"

By Federica Olivo 

“Quando il sangue di San Gennaro non si scioglie, viene interpretato come un cattivo presagio. C’è sempre stata, per i napoletani, una correlazione tra i tempi dello scioglimento le vicende della città. Ma i partenopei, ricordiamolo sempre, sono un popolo disincantato. La loro non è una fede cieca e assoluta. Credono con molta prudenza”. Oggi sarebbe stato il giorno del “miracolo laico” di San Gennaro. Il terzo appuntamento annuale con il prodigio, come ci spiega Marino Niola,

antropologo della contemporaneità e direttore del MedEatResearch dell’Università Suor Orsola Benincasa, che a San Gennaro ha dedicato scritti e studi. Il miracolo “più famoso del mondo” però, non si è verificato. Il sangue conservato nell’ampolla, che nei giorni prestabiliti - è la speranza dei fedeli e quello che quasi sempre accade - si scioglie, è rimasto solido.

C’è ancora qualche ora di tempo, qualche preghiera da fare per chi ci crede, il prodigio potrebbe verificarsi ancora durante l’ultima messa del pomeriggio. Ma per ora nessun cenno di liquefazione. Cosa vorrà dire? I più disincantati bolleranno la questione come l’ultimo rivolo di un’irrazionale credenza popolare. Eppure, dietro questo fenomeno inspiegabile c’è la storia di una città, tanto nella sua anima religiosa quanto in quella laica. C’è il sacro che si intreccia col profano e, a modo suo, racconta il presente. Perché San Gennaro, ci spiega Niola, non è solo un punto di riferimento per i fedeli.

Professore, oggi il miracolo non si è compiuto. Nessuna liquefazione da mostrare ai fedeli. Il Sangue di San Gennaro resta solido. Che significa?

Generalmente un evento simile viene interpretato come un brutto presagio. Ma ancora non è detta l’ultima parola. Certo, è sempre stato ritenuto che ci fosse una correlazione tra i tempi della liquefazione del sangue e le vicende di Napoli. Ma c’è ancora qualche ora. San Gennaro potrebbe fare goal in zona Cesarini.

Siamo in tempi di pandemia, viene spontaneo, anche forse nella mente della persona più lontana alla fede, pensare che ci sia un qualche nesso tra il mancato miracolo e il Covid. Cosa ci dice la storia a riguardo? Ci sono precedenti?

Il sangue rimase solido nell’ampolla anche nell’anno del terremoto, il 1980, così come prima della Seconda guerra mondiale, e anche nel 1973, l’anno del colera. Quando invece la liquefazione avviene, si associa a un evento positivo. Pensiamo al 1987, l’anno in cui il Napoli vinse il primo scudetto. Perché, vede, San Gennaro non è un santo come gli altri. Rappresenta l’identità della città, per vari motivi.

In un suo scritto lo ha definito “santo civico”. Ci spiega cosa significa?

La figura di San Gennaro è quella di un totem urbano, di un riferimento per tutti quelli che amano Napoli, che siano credenti o no. Rappresenta l’identità di tutti e travalica la fede.

Qualche esempio?

Nel ’93, quando fu eletto sindaco Antonio Bassolino, che veniva dal partito comunista, andò ad assistere al miracolo. Esattamente come i suoi predecessori. Tutte le personalità passate per Napoli, penso anche a Giuseppe Garibaldi, sono sempre andate a rendere omaggio al Santo. Non solo: forse non tutti sanno che l’ampolla con il sangue è conservata dalla “Deputazione del tesoro”, un organismo non religioso. E sa chi approva la nomina dei componenti? Il presidente della Repubblica.

Il sacro che si mescola con l’istituzione ai suoi più alti livelli, insomma.

Sì, la deputazione è presieduta dal sindaco di Napoli, ma quando scade l’incarico di un deputato è il capo dello Stato che decide chi dovrà esserlo, scegliendo tra una terna che viene indicata dagli altri componenti. Tutto ciò è sintomatico di una città in cui ogni cosa tende a mescolarsi. E potremmo dire che quella di San Gennaro è una figura che scioglie ogni opposizione. Come quella tra credenti e non, o fra fede e politica, arrivando a toccare il calcio. L’immagine di San Gennaro spesso è assimilata a quella di Maradona. Lo abbiamo ricordato nelle scorse settimane, in occasione della morte del campione: nell’immaginario popolare era nata una sorta di idolo ibrido, San Gennarmando. I paragoni tra il Dio del calcio e il santo sono tanti, mi piace ricordare la battuta del film Così parlò Bellavista: “San Gennà, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma ‘na finta e Maradona squaglia o’ sanghe dint ’e vene”.

In alcune fasi storiche ha rischiato di essere scalzato dal suo “rivale” terreno, potremmo dire. Eppure San Gennaro è un simbolo potente. Lo testimoniano anche le immagini, risalenti ormai a prima dell’arrivo del virus, della folla che attendeva di sapere se il miracolo c’era stato o no. Da dove deriva questa forza?

In quella folla c’erano certamente credenti, ma anche tanti, tantissimi, non credenti. Molto semplicemente perché questo è il miracolo più famoso del mondo. Perché è il simbolo dell’impossibile che diventa possibile, che fa secco il principio della realtà.

In tanti hanno cercato dei fondamenti scientifici alla base della liquefazione del sangue, ma senza esito, non è così?

Alcuni scienziati hanno provato a riprodurre il fenomeno in laboratorio, altri hanno ipotizzato che il grumo di sangue si sciogliesse grazie al calore delle mani del sacerdote, ma allora dovrebbe accadere sempre. La sostanza conservata nell’ampolla è stata analizzata, e sono state trovate tracce di emoglobina. Ma nessuna spiegazione è mai arrivata. Se anche dovesse esserci il trucco, il vero miracolo è che non sia mai stato scoperto.

La liquefazione del sangue ha origini antiche. Ce ne racconta la storia?

La prima notizia risale alla fine del ’300. Ma il miracolo diventa famoso nel ’600, quando la religione diventa teatro, ma anche nell’epoca delle scoperte scientifiche sui solidi e sui liquidi. Diciamo che in qualche modo la religione si modella sulla scienza, ma le strappa l’ultima parola. Quello di San Gennaro non è peraltro un caso unico: Napoli in quei tempi diventa la città del sangue. Abbiamo 300 liquefazioni miracolose all’anno. Una di queste, che permane anche ai giorni nostri, è lo scioglimento del sangue di Santa Patrizia. Avviene una volta a settimana, il martedì, ma è meno conosciuta. Come spesso accade, verrebbe da dire, la donna deve faticare il doppio di un uomo per avere la metà del riconoscimento.

Torniamo al miracolo mancato di oggi e al Covid. Nel corso dei secoli, la devozione per San Gennaro è diventata più forte durante le epidemie?

Certo, quando su Napoli si abbatté la grande peste, e la popolazione scese da 500mila a 150mila, San Gennaro venne invocato. E a lui si attribuisce la fine del morbo. La stessa cosa accadde durante le epidemie di colera nell′800. Nel 1973, quando il colera si abbatté ancora su Napoli ancora una volta, si attribuì al Santo il fatto che i malati furono molti, ma il numero dei morti contenuto. In quegli anni ci fu un episodio che mi piace ricordare.

Ci dica.

Papa Paolo VI declassò Gennaro a Santo di serie B, manifestando dubbi anche sul miracolo. Bene, il giorno dopo sulla porta della cattedrale apparve una scritta, fatta con la vernice rossa: “San Gennà, futtitenne”.

Un episodio che racconta in effetti tanto dei contorni della devozione. Oggi, però, potrebbe non essere un bel giorno per chi crede, o semplicemente per chi guarda laicamente al fenomeno. Tralasciando l’aspetto strettamente religioso, quale sarà lo stato d’animo della popolazione, se a fine giornata il sangue non si sarà sciolto?

Sicuramente l’evento inciderà sul morale collettivo. Tutto, come nelle profezie autoavveranti, potrebbe sembrare più cupo, più nero, più difficile. È l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento. Se invece alla fine il sangue dovesse sciogliersi, sarebbe un bene per il morale delle persone. Aspettiamo ancora, potrebbe accadere nelle prossime ore. Anche perché, come si racconta spesso, “San Gennaro non dice mai di no”.


https://www.huffingtonpost.it/ 16/12/2020

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