mercoledì, giugno 10, 2020

Campania, com'è difficile gestire un bene confiscato alla camorra!


In Italia ci sono 1,5 milioni di immobili inutilizzati fabbriche, capannoni, ex scuole, spazi comunali chiusi, beni confiscati. Luoghi marginali che possono diventare opportunità per l'occupazione giovanile o come beni comuni. Nel 2017 con un gruppo di amici e compagni di viaggio abbiamo fondato la Cooperativa Sociale Esperanto e abbiamo deciso di concentrare il nostro impegno per provare a restituire alla collettività un bene confiscato nel Comune di Cancello ed Arnone, un terreno di circa 10 ettari confiscato a Michele Zagaria ed oggi intitolato alla memoria di Michele Landa, vittima innocente della camorra. In due anni di serrato impegno siamo riusciti a mettere in produzione l’intero bene, creare nuove opportunità sociali ed economiche e, grazie al progetto La Buona Terra, coinvolgere intere comunità in un processo di riappropriazione collettiva di uno spazio sottratto alla criminalità organizzata.


I problemi però non sono mancati e sin da subito ci siamo scontrati con la difficoltà di condurre e portare avanti le attività in un contesto assolutamente privo di logistica. Il bene confiscato che abbiamo in affidamento è un terreno, solo un terreno, non ci sono capannoni, fabbricati, ruderi o altro. Non abbiamo un deposito per le attrezzature, in passato ci siamo appoggiati ad amici di altre realtà che hanno messo a disposizione alcuni spazi, tuttavia essendo questi poco presidiati, il mese scorso abbiamo subito il furto dell’intera attrezzatura. Abbiamo ricomprato tutto e collocato gli attrezzi presso I soci della coop. che hanno a disposizione un po’ di spazio, oggi se dobbiamo fare un intervento lavorativo, dato che abbiamo l’intera dotazione dislocata, siamo costretti ad organizzarci e programmare tutto con largo anticipo. Non abbiamo un magazzino merci, I nostri trasformatori (ottime persone e grandissimi amici!) ci fanno la cortesia di tenere presso I loro magazzini i nostri prodotti, se ci arriva un ordine ci vogliono almeno dieci giorni per evaderlo. Non abbiamo un ufficio per l’amministrazione, casa dei miei genitori è piena di faldoni, fatture, documenti e carte di ogni genere. Vorremmo provare a crescere, ampliare la gamma delle nostre attività, fare eventi e iniziative per far conoscere il nostro progetto, ma dove? Vorremmo fare investimenti, acquistare macchinari e mezzi agricoli per migliorare e rendere più produttive le attività, ma dove li mettiamo?

In tutto questo è buffo pensare che proprio sul bene confiscato Michele Landa insiste una struttura di proprietà della Regione Campania completamente inutilizzata, sin dall’inizio, con il supporto del Comune di Cancello ed Arnone (che per fortuna non è mai mancato!) abbiamo chiesto contezza di tale struttura al Demanio più e più volte, ad oggi non abbiamo ottenuto né un appuntamento, né mezza riga in risposta, eppure chiedevamo se ci fosse la possibilità di riutilizzare e rimettere in funzione un bene pubblico pagando oltretutto una locazione mensile.

Stamattina leggevo un articolo del giornale Informare in cui si denuncia lo stato del centro di aggregazione giovanile di Castel Volturno, inaugurato da poco più di un anno e già in completo abbandono. E’ buffo pensare che si spendano milioni di euro per creare spazi comuni e pubblici attrezzati che poi sistematicamente vengono dimenticati e, di contro, ci sono poi tante attivissime realtà come la Black and White (per citarne una!) che, per avere uno spazio in cui svolgere valide attività sociali deve pagare un affitto.

Fare impresa è complesso, fare impresa sociale lo è ancora di più, in queste condizioni è impossibile. Per fortuna siamo folli, per fortuna non abbandoniamo facilmente I nostri sogni e continuiamo ad andare avanti e continueremo a farlo senza mai fare un passo indietro. Prima o poi sicuramente riusciremo a superare tutte queste difficoltà, prima o poi troveremo uno spazio pronto ad accogliere le tante idee che abbiamo in cantiere, ma oggi pretendiamo risposte, negative o positive non importa, l’importante è che ci siano!

Dal post della Fondazione “Riusiamo l’Italia”

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