venerdì, maggio 15, 2020

Alla "razza padrona" lo Stato piace se elargisce contributi, non piace se detta le regole


STEFANO LANDINI*
Oggi padre e figlio di una ricca famiglia veneziana che ha fatto fortuna, con i cocktail e la ristorazione, occupano i due più importanti quotidiani italiani con due interviste. In uno il padre cita i suoi milionari incassi e gli strali verso lo Stato che impedisce la libertà e il figlio che annuncia di essersi curato dal coronavirus, da solo a New York (con la Tachipirina, bisognerà dirlo ai virologi che cercano disperatamente un rimedio al virus) e poi il rampollo dice testualmente “in Italia è buio pesto, in America va non bene, benissimo”. E poi il tanto vituperato Stato, viene chiamato in causa per i finanziamenti da dare al settore (qui lo Stato serve) e sul fatto che lo Stato si impiccia della distanza tra i tavoli al ristorante (qui lo Stato non serve).

Questa razza padrona, che usa lo Stato “alla carta”, mi piace l’aiuto economico al settore, non mi piacciono le tasse, mi piace il rilancio del turismo, ma nel mio ristorante se i clienti accettano di stare uno sopra l’altro, chi se ne frega delle regole sanitarie.
Il capo della dinastia dice, sempre nella intervista di oggi, “non scherziamo, guanti e mascherine per i camerieri? Il mio ristorante non è una mensa aziendale, chi se ne frega delle distanze”.
Anche a me oggi, di fronte a questi personaggi, lo Stato mi è ancora più simpatico, lo Stato dei diritti e dei doveri, che debbono valere anche per lor signori, che dei loro dipendenti e della salute di tutti noi, interessa poco o niente.
Quando riaprirà il Circolo operaio dove vado io, guarderò con ammirazione il mio barista, che fa un Campari col bianco memorabile, senza darsi le arie e parla di calcio, di rivoluzione, di proletariato.
Forse ai padroni dello sdolcinato cocktail il mio barista consiglierebbe di abbondare con la parte alcolica, almeno, se ti intervistano e dici le stronzate che dici, può scusarti dopo, dicendo che eri ciuco.
È proprio vero, il bene comune, l’interesse generale, è un patrimonio che hanno le persone che sgobbano da mattina a sera, che hanno un lavoro che permette una vita dignitosa, pur dovendo fare i conti con mutui, bollette e quant’altro fanno i comuni mortali. La razza padrona, una pandemia contagiosa, senza vaccino, che manda in delirio di onnipotenza i ricchi, che pensano di fare quello che gli pare, come e quando vogliono.
Qui il mio riformismo vacilla, ribellarsi a sta gentaglia è cosa buona e giusta, lo direbbe anche quel prete vestito di bianco, che a questi qui, sono sicuro, non sarà simpatico per niente.
* Segretario Nazionale SPI CGIL

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