lunedì, aprile 13, 2020

Venerdì santo a Palermo, si va in piazza, organizza il fratello di un boss

I carabinieri davanti la chiesa di piazza Ingastone

Alla Zisa la " vara" del Cristo esce dalla chiesa. Il parroco: " Mi ero distratto"
Il Venerdì santo nella chiesa di piazza Ingastone, alla Zisa, è da sempre una grande tradizione, per la famiglia Comandè. Sei anni fa organizzava tutto don Stefano, boss e presidente della confraternita delle Anime sante. Adesso che è in carcere, se ne occupa il fratello Antonino, pregiudicato per droga. I carabinieri della Compagnia di San Lorenzo l’hanno sorpreso due giorni fa mentre officiava una sorta di manifestazione alternativa alla Via Crucis: la vara del Cristo morto era poco fuori la porta della chiesa di Maria Santissima di Lourdes, la musica ad alto volume aveva già attirato l’attenzione di una cinquantina di persone. In barba a tutte le norme anti- Covid.

Sono interventi i militari guidati dal capitano Andrea Senes, che stavano facendo altri controlli nella zona. Le sanzioni sono scattate per cinque persone, fra cui Antonino Comandè, che ha 38 anni. « Non ci devono essere zone franche — dice il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo — in questo momento tutti devono rispettare le regole poste a tutela della salute pubblica. E poi non bisogna cogliere la scusa della religione per affermare altri tipi di supremazia ».
Il parroco, padre Rodrigo Serrano, si è scusato con i carabinieri. « Sono stato ingenuo — dice adesso — avevo autorizzato solo una diretta Facebook dentro la chiesa.
Mi sono distratto pochi minuti per una telefonata e già avevano spinto la vara sul marciapiede. Ma non avrebbero fatto alcuna Via Crucis » . E la musica? « Il responsabile della confraternita mi ha riferito che non sono stati loro a metterla».
Ma com’è possibile che il fratello del boss, pregiudicato per droga, ricopra un ruolo organizzativo così importante nella confraternita? Nel 2014 Repubblica raccontò che il boss Stefano Comandè era il presidente della confraternita e raccolse anche lo sfogo di alcuni parrocchiani che lamentavano di essere stati esclusi «dai malacarne che si sono impossessati dalla chiesa » . Un’inchiesta giornalistica che portò l’allora arcivescovo Paolo Romeo a sospendere la confraternita. Per un anno venne anche vietata la processione. «Io ero viceparroco, fu un momento di tensione altissima » , ricorda padre Serrano, che arriva dal Cile. « Oggi, comunque, Nino Comandè non ricopre alcuna carica nella confraternita», aggiunge. « Ho avuto discussioni animate con lui, però io non faccio il poliziotto ».
Ma non c’era una norma della Conferenza episcopale siciliana che vieta l’iscrizione alla confraternite ai pregiudicati? « Lui è iscritto da tanti anni», dice padre Rodrigo. E così, un altro Comandè continua a imporre la volontà di una famiglia " di rispetto" a un’intera comunità. Lo avevamo raccontato due anni fa, scrivendo di quanto emergeva da un’indagine della procura: le microspie dei carabinieri avevano registrato una querelle attorno alla fornitura di fiori per la processione della Madonna della Mercede, al mercato del Capo. Qualcuno nella confraternita di piazza Ingastone voleva affiancare un proprio fidato alla ditta incaricata per la fornitura di fiori. Il commerciante protestò con due boss di peso, ribadiva di essere " a posto" e chiedeva l’esclusiva. Chiedeva soprattutto di essere difeso « dai confrati che si scartano i fiori». E citava «il fratello di Stefano».
«Ho scritto al vicario generale — dice adesso il parroco — è necessario avviare una riflessione » . La questione delle infiltrazioni nelle confraternite resta ancora di attualità nella Chiesa di Palermo, la Chiesa del beato Pino Puglisi, il martire della mafia che cacciò dalla parrocchia di Brancaccio tutti i membri della confraternita di San Gaetano vicini al clan.
— s. p.
La Repubblica Palermo, 12 aprile 2020

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