domenica, marzo 15, 2020

Il racconto. Il neonato con il virus e la madre lontana. L'intero paese di Giuliana lo adotta

Il sindaco Franco Scarpinato col vice-sindaco Pietro Quartararo e il presidente del consiglio


di Giusi Spica
 Arroccato a 710 metri sopra il mare, a metà strada fra Palermo e Agrigento, il Castello federiciano svetta maestoso sui tetti delle case di pietra. Visto dall’alto, il piccolo comune di Giuliana – 1700 abitanti sulla carta, molti meno al netto degli emigrati non censiti- sembra davvero un presepe in miniatura. E da tre giorni ha anche il suo “ Bambinello”. E’ così che ormai tutti in paese chiamano il piccolo Luca (il nome è di fantasia), il primo neonato risultato positivo al coronavirus.


La sua mamma è ricoverata da tre giorni a Palermo con i sintomi della malattia, il suo papà – positivo al test – è in isolamento domiciliare. E così il piccolo di appena 5 mesi è stato “adottato” dall’intero paese: una zia materna si occupa di lui a tempo pieno, il sindaco e il vicesindaco gli portano latte e vestiti a domicilio, i commercianti portano la spesa a e persino le sigarette ai settanta compaesani che si trovano in quarantena. «Siamo tutti sulla stessa nave a combattere un nemico invisibile che non riusciamo a vedere ma che si sconfigge solo rispettando le regole», dice il sindaco di Giuliana Francesco Scarpinato, 55 anni.
E’ lui che – la notte fra il 10 e l’11 marzo – ha ricevuto la telefonata dei vertici dell’ospedale di Corleone che ha comunicato il primo contagio nel paese. E’ una giovane di 30 anni che nei giorni scorsi si è recata al Pronto soccorso di Corleone per una radiografia al torace. La febbre era ormai passata, ma lei continuava a non sentirsi bene e ha deciso di andare in ospedale. Lo stesso ospedale dove era stato ricoverato qualche giorno prima il piccolo Giulio per una bronchiolite. Adesso il reparto di Pediatria e il Punto nascite sono chiusi perché i 4 pediatri che hanno visitato il bimbo sono in quarantena e anche la metà dei sanitari del Pronto soccorso è in isolamento per i contatti avuti con la madre.

«Nottetempo – racconta il primo cittadino – è arrivata un’ambulanza e ha portato via la madre, che si trova ricoverata in Malattie infettive al Civico di Palermo. Ho riunito subito una task-force con vicesindaco e assessori. C’era pure il maresciallo dei carabinieri Fernando De Nigris che ringrazio per il grande contributo. Abbiamo fatto un’indagine genealogica per ricostruire i legami familiari della donna e alle tre di notte abbiamo cominciato a telefonare a tutti i parenti stretti, chiedendo loro di non uscire di casa per almeno 14 giorni». Qualcuno è scoppiato in lacrime: «È la mamma di un bimbo di pochi mesi e ha avuto paura – dice il sindaco - ma tutti hanno collaborato con senso di responsabilità».

Anche il padre – un trentenne del paese che si arrangia con piccoli lavoretti in campagna – è in quarantena. E il piccolo, che al momento sta bene e non ha sintomi, è stato affidato alle cure di una zia materna di 51 anni: «Pur essendo risultata negativa al tampone – racconta il sindaco - ha deciso di accudire il figlio della nipote. Ha mandato via il marito e i due figli, che si trovano nella casa di villeggiatura, e ogni giorno si occupa del neonato. Gli cambia il pannolino, gli dà il latte, gli canta la ninna-nanna, in attesa del rientro della madre». Proprio ieri mattina il sindaco è andato personalmente a casa sua per portarle nuovi guanti e mascherine con filtro, il latte artificiale e i vestiti da neonato rimasti nella casa materna: «Abbiamo lasciato i sacchetti dietro la porta e abbiamo scambiato due parole con lei per incoraggiarla».

Nella sua stanza, dentro un palazzo comunale deserto, ogni giorno il primo cittadino pianifica le tappe del giorno per dare assistenza a chi è in quarantena, insieme al suo braccio destro, il vicesindaco Pietro Quartararo, e al presidente del Consiglio comunale Giuseppe Marcianti. «Abbiamo appena portato la legna al papà del neonato – racconta – perché in pochissimi in paese hanno impianti di riscaldamento a gas. Adesso passeremo a casa della sorella della donna, risultata negativa, per portarle alcune medicine». Oltre ai tre contagiati, ci sono a Giuliana altre 70 persone in quarantena, preventiva o obbligatoria: «Sono i parenti della donna – racconta il vicesindaco Quartararo– e le famiglie di persone rientrate dal Nord. È nostro dovere assisterli. E tutti stanno dando un contributo».


Ci sono i negozi di alimentari che ogni giorno gratuitamente portano a casa degli “isolati” latte, pasta e generi di prima necessità. Il farmacista che impacchetta tachipirina e farmaci salvavita per darli ai volontari che li distribuiscono a domicilio. Ci sono cittadini che portano la spesa e persino le sigarette a chi non può uscire di casa. C’è soprattutto un intero paese che si è riscoperto solidale, ai tempi del coronavirus.

La Repubblica Palermo, 14 marzo 2020

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