martedì, gennaio 28, 2020

“Vie dei diritti”, ieri l'ultima intestazione a Nicolò Azoti. Intitolate 19 strade a Palermo ai sindacalisti uccisi dalla mafia

Un momento dell'intitolazione della via a Nicolò Azoti
"Ieri si è chiuso un ciclo - dice Enzo Campo -. Al Comune chiediamo di aprire la seconda fase con l'intitolazione di altre strade a Palermo per tutti i 69 sindacalisti uccisi in Sicilia”.
Palermo 27 gennaio 2020 - “Oggi si conclude una fase e se ne apre un'altra.  Chiediamo al Comune di Palermo di continuare con le intitolazioni di strade nei quartieri affinché tutti i 69 dirigenti sindacali trucidati nelle province siciliane possano avere un luogo della memoria a Palermo. Palermo, con le strade dedicate ai protagonisti del movimento sindacale uccisi, continua a essere un punto  fermo nel  contrasto alla mafia”. GUARDA LE FOTO

     Lo ha dichiarato  il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo oggi alla cerimonia conclusiva delle “Vie dei diritti”, durante l'intitolazione dell'ex via dell'Ermellino a Nicolò Azoti, segretario della Camera del Lavoro di Baucina, ucciso il 21 dicembre 1946, cinque mesi prima della strage di Portella della Ginestra. Alla cerimonia erano presenti, oltre al segretario Cgil Enzo Campo,   il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il sindaco di Baucina Fortunato Basile e la figlia del sindacalista, Antonella Azoti.  
        Il segretario Cgil ha ricordato tutti i nomi dei sindacalisti ai quali sono state intitolate in poco più di un anno 19 strade a Palermo.  La prima intitolazione delle  “Vie dei diritti”, manifestazione portata avanti dalla Cgil Palermo assieme al Comune di Palermo, risale al 5 dicembre 2018, quando Largo del Camoscio è stato intestato a Giuseppe Puntarello, segretario della Camera del Lavoro di Villabate, ucciso il 4 dicembre del '47. Strada dopo strada, ricorrenza dopo ricorrenza, è stata trasformata la toponomastica del quartiere di Bonagia.  
      “Oggi il ciclo delle vie dei diritti si conclude nel ricordo di Nicolò Azoti,  dirigente sindacale che nella sua Baucina organizzava i lavoratori che lottavano perché si applicassero le leggi per le terre incolte o malcoltivate, che dovevano essere affidate ai braccianti poveri – ha detto Enzo Campo – Fu trucidato come tanti altri dirigenti sindacali, braccianti e contadini  che ora in questo quartiere vengono ricordati come partigiani della libertà e costruttori della nostra Costituzione. La memoria del   movimento contadino, dei tanti che hanno  lottato per la  giustizia, la  dignità, la  libertà, per la terra, è  fondamentale per l'appartenenza a una comunità. Quando si intitolano strade  e piazze e si celebrano il ricordo e la memoria, non si guarda solo al passato di migliaia di uomini e donne che hanno combattuto per il lavoro e i diritti ma si parla alla condizione  presente:  ora come allora il tema fondamentale era ed è il lavoro, la possibilità delle persone di emanciparsi e di vivere dignitosamente con il proprio lavoro”.
     La Cgil, per dare seguito alle “Vie dei diritti”,  sta portando alle stampe anche un “Calendario della Memoria”, da distribuire anche in versione e-book alle scuole. E aprirà una Camera del lavoro nel quartiere.  
  “I sindacalisti  sono stati essi stessi la prima Carta costituzionale  perché diedero ai contadini coscienza dei loro diritti, ancora prima che la Costituzione fosse sancita – ha detto Antonella Azoti, che aveva 4 anni quando il padre venne ucciso – Per tanti anni questi morti sono stati confinati  nell'oblio,  sono rimasti solo nel ricordo dei loro familiari, un ricordo coltivato quasi di nascosto, tra le pareti domestiche. Ma questa non è memoria,  è solo sofferenza, il lutto ha  bisogno di essere condiviso, serve un percorso di ricucitura delle ferite per il suo superamento. Noi  questo non l'abbiamo avuto. Per me la condivisione è arrivata sotto l'albero Flacone, dopo la strage. E per  nessuno dei sindacalisti uccisi c'è stata giustizia. La  memoria storica per questo diventa per noi l'unica forma di giustizia”. “Dopo la strada, tassello prezioso per la memoria – ha aggiunto Antonella Azoti – adesso è importante far conoscere al quartiere la storia di questi nuovi inquilini, i loro progetti di cambiamento, il contesto nel quale furono uccisi.  La memoria in questo modo  diventa attiva ed efficace, e gli incontri con le associazioni, le scuole, i  circoli si trasformano in occasione utile per parlare di lavoro e delle necessità degli abitanti. E  così  i sindacalisti uccisi potranno continuare ad avere un ruolo nella nostra realtà”.

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