venerdì, luglio 12, 2019

Blitz a Ballarò contro le gang nigeriane. Black Axe, Eyie, Vikings i nuovi clan mafiosi di Palermo


Un arrestato nel blitz contro la mafia nigeriana
di Francesco Patanè
Disarticolato un “ cult”: 13 arresti nell’operazione della polizia. “ Prima di ogni azione eclatante debbono chiedere e ottenere l’autorizzazione alla famiglia della zona”, spiega un investigatore
 Stavano ricostruendo la rete di terrore e intimidazioni a Ballarò con la benedizione delle famiglie mafiose. Gli arresti di ieri mattina hanno evitato che i Vikings, una delle confraternite della mafia nigeriana a Ballarò, occupassero il vuoto di potere lasciato dagli arresti dello scorso aprile in cui finirono in carcere 13 fra capi e affiliati della confraternita degli Eyie, il gruppo che deteneva il potere fra i vicoli del mercato popolare del centro storico.

Non un patto esplicito con cosa nostra, ma una sorta di “ silenzio assenso” da parte dei capi del mandamento di Porta Nuova sugli affari illegali dei nigeriani. Una sola condizione hanno posto i boss: droga e prostituzione non devono riguardare soggetti italiani. E c’è il divieto assoluto di compiere estorsioni. Delinquenti e vittime devono essere soltanto extracomunitari. «E in caso di azioni eclatanti prima di muoversi devono comunque chiedere e ottenere l’autorizzazione alla famiglia della zona» commenta Salvatore De Luca, procuratore aggiunto della Dda di Palermo che ha coordinato l’indagine con i sostituti Giulia Beux, Chiara Capoluongo e Gaspare Spedale. «Non c’è contatto diretto fra la mafia tradizionale e quella nigeriana — continua De Luca — per ottenere le autorizzazioni si avvalgono di intermediari di fiducia. Con quest’ultima operazione abbiamo voluto prevenire invece di curare. Abbiamo voluto fermarli prima che prendessero il potere».
Fino ad aprile infatti a Palermo i Vikings erano considerati la confraternita più debole e perdente negli assetti della malavita nigeriana a Ballarò. Poi con gli arresti dei Black Axe e degli Eyie gli ultimi sono diventati gli unici e dunque stavano prendendo il potere per gestire tutte le piazze di spaccio e lo sfruttamento della prostituzione. L’operazione della squadra mobile ieri all’alba ha bloccato sul nascere l’ascesa dei Vikings con gli otto provvedimenti di fermo di indiziato di delitto. A due di questi, i nigeriani Emeka Don, 30 anni e Igwe Eluchutwv, 25 anni, viene contestata l’associazione mafiosa, mentre per gli altri sei i reati sono a vario titolo sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga. « I nostri investigatori hanno raggiunto una tale specializzazione su cosa nostra, che ha consentito di riversare molte delle conoscenze nelle indagini sulla mafia nigeriana— commenta il questore di Palermo Renato Cortese — in questo settore siamo fra i primi in Italia, tanto da essere riusciti a mettere a segno tre operazioni in tre anni di contrasto al fenomeno non solo su Palermo ma anche fuori dalla Sicilia. Con la soddisfazione da questore di poter presentare una Palermo più libera soprattutto in alcuni quartieri del centro storico, quartieri che oggi si svegliano un po’ più puliti almeno dal punto di vista criminale » . Le indagini, scattate lo scorso anno dopo la decisione di uno dei capi dei Black Axe e del suo braccio destro di collaborare con la magistratura, hanno svelato gli equilibri fra le confraternite a Ballarò negli ultimi tre anni. Dalle parole dei primi due pentiti gli inquirenti sono riusciti ad arrestare prima gli Eiye che si erano ritagliati il loro spazio fra i vicoli di Ballarò e ieri mattina i Vikings.
I Vikings sono nati nei campus universitari della Nigeria sul modello delle confraternite dei college americani. Su questo impianto negli anni le confraternite, dette “ cult”, hanno cominciato ad occuparsi di affari illeciti e sono diventate sempre più violente. Con i fenomeni migratori le confraternite della mafia nigeriana si sono diffuse in tutta Europa. «Un gruppo criminale — spiega il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti — caratterizzato da una struttura gerarchicamente organizzata e ramificata su tutto il territorio nazionale, con una forte capacità intimidatoria».
La Repubblica Palermo, 12 luglio 2019

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