giovedì, giugno 27, 2019

IL MANIFESTO DI LOTTI, AUTOSOSPESO, NEL PD DI ZINGARETTI


EMANUELE MACALUSO
L’agenzia Ansa ci informa che Luca Lotti dal 5 al 7 luglio riunirà la sua corrente per lanciare il “Manifesto dell’Italia riformista” e per “non rinunciare al profilo più innovativo del Pd”. Trascuriamo il fatto, ridicolo, che la sua correntina possa lanciare nientemeno che un manifesto per l’Italia. Ma Lotti, come è noto, si è “autosospeso” dal Pd. E chi è sospeso da un partito non può svolgere attività che interessa e, comunque chiama in causa, quel partito. La corrente di Lotti è o non è una parte del Pd? E, se con il suo manifesto vuole riproporre nientedimeno il “profilo più innovativo del Pd”, chiama in causa o no il Pd? A questo punto c’è da chiedersi: il segretario di questo partito non ha nulla da obiettare? E nel Pd c’è o no una commissione di garanzia? Spero che non siano domande senza risposte.

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I FONDI SPRECATI, IERI ED OGGI
Oggi leggendo il Corriere della Sera, un’altra notizia mi ha colpito. La Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso dell’Italia presentato per sperare di avere restituiti dall’Ue 380 milioni di euro di Fondi strutturali negati alla Sicilia a causa di “gravi carenze nella gestione negli anni 2000-2006” (presidenza Cuffaro). Ecco le carenze: “spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti; consulenti esterni privi delle qualifiche richieste; spese non attinenti ai progetti”.
Le consulenze fasulle, purtroppo, si vedono ancora oggi nei ministeri di questo governo. Oggi leggo, infatti, che le Regioni hanno deciso che i cosiddetti “navigator”, assunti da Di Maio per trovare il lavoro a chi beneficia del reddito di cittadinanza, potranno solo aiutare i Centri dell’Impiego già esistenti. Ai burocrati si sommano, dunque, altri burocrati. Ma il lavoro non lo creano mica loro. Un lavoro che, peraltro, non c’è. Si spendono miliardi per aggiungere burocrati a burocrati invece di aiutare a far nascere imprese che producano lavoro effettivo. E questo doveva essere il governo del cambiamento.
(27 giugno 2019)

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