mercoledì, gennaio 23, 2019

Rossoš: un viaggio tra passato e presente. La testimonianza di Giovanni Perrino

Giovanni Perrino (al centro) a Rossos nel 2012

Giovanni Perrino è un uomo poliedrico:  scrittore, poeta, insegnante, personaggio pubblico,  dal 2004 al 2010 ricopre il ruolo di Dirigente dell’Ufficio Istruzione presso il Consolato Generale italiano nella Federazione russa. Qualche tempo fa, visita personalmente Rossoš e tutti quei luoghi indimenticabili per gli italiani nella regione di Voronezh. Giovanni Perrino ha condiviso con noi i ricordi di quei giorni memorabili, le sue riflessioni su quegli eventi storici così lontani, e per finire ci ha rivelato la sua opinione sui rapporti attuali tra Russia e Italia.
Сome ha saputo dell’esistenza del museo? Sono nipote di un soldato morto, anzi “disperso” in Russia. Mio zio si chiamava Rosario Perrino morto nel Dicembre del 1942 nell’Operazione “ Malij Saturn”. 
Quando nel 2004, sono arrivato a Mosca per ricoprire il ruolo di Dirigente dell’Ufficio Istruzione presso il Consolato Generale, il mio primo pensiero fu quello di visitare, prima possibile, il territorio dove si svolsero le operazioni di guerra durante l’aggressione nazi-fascista dell’Unione Sovietica. Già negli anni precedenti avevo iniziato le ricerche presso “Onorcaduti”, la sezione del Ministero italiano della Difesa che si occupa del rimpatrio delle salme dei nostri militari caduti sulla linea del fiume Don. Ho subito cercato di conoscere le più recenti ricerche in corso specie dopo l’apertura degli archivi dei servizi di documentazione bellica voluta dal nuovo Governo della Federazione Russa.
Fra i nomi con cui sono stato battezzato c’è anche Giovanni, infatti mi chiamo Giovanni Rosario proprio in memoria dello zio paterno e a mio padre avevo promesso sul letto di morte che avrei fatto tutto il possibile pur di riportare in patria le spoglie mortali di suo fratello.
Dal 2004 al 2010 sono stato Dirigente dell’Ufficio Istruzione presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca e fin dall’inizio della mia esperienza lavorativa ho saputo dell’esistenza a Rossoš’ di un Museo dedicato alla guerra e all’importante contributo di Alim Morozov.
Eravate a conoscenza dell’operazione sorriso? Nel mesi successivi ho conosciuto il lavoro di ricerca fatto dall’Università di Voronezh che ho più volte visitato. Attraverso il Rettore, ho potuto conoscere il territorio e il lavoro svolto a favore dei nostri Caduti.
Il Prof. Giorgio Scotoni, che è stato un mio personale amico, era un ricercatore presso l’Università di Voronezh che mi presentò Alim Morozov il quale mi raccontò la sua vita fino  alla collaborazione con gli Alpini di Trento che generò l’operazione Sorriso e le sue belle realizzazioni sul territorio oltre alla grande collaborazione che gode con le autorità italiane sia a Roma ( Ministero della Difesa) sia a Mosca( Ambasciata d’Italia). Parlando dell’operazione Sorriso, sviluppata con la collaborazione di volontari alpini, mi riferisco alla Scuola dell’Infanzia, al Museo e al Giardino pubblico e al monumento in ricordo dei Cauti sulla Piazza antistante il Museo.
Qual è stato l’aspetto che l’ha maggiormente colpito? Fin dalla prima visita nella Regione meridionale lungo il Don ho potuto apprezzare il rapporto di grande amicizia e collaborazione esistente e il contributo dato dai volontari trentini. Anche nell’Ambasciata italiana c’era molta sensibilità verso le operazioni di rimpatrio dei Caduti. Più di una volta ho avuto l’onore di rappresentare l’Ambasciata nelle cerimonie di saluto alla partenza per l’Italia dei resti mortali dei nostri Caduti. Anche la mia visita privata nei villaggi dove mio zio si trovava, avvenuto nella primavera del 2007, è stata molto emozionante e ricca di incontri con le persone del luogo, specie con anziani che, nonostante i nostri militari fossero soldati nemici, avevano maturato un buon rapporto umano con questi che spesso accoglievano e proteggevano nelle loro izbe.
A Rossoš e lungo la strada tutti i memoriali e i cimiteri sono tenuti in grande considerazione e la popolazione è molto orgogliosa di proteggere quei luoghi senza rancore ma con sincero spirito di pace.
E’ stato quello il viaggio più bello, compiuto in compagnia di mia moglie, denso di emozioni e di bellissime esperienze umane che non dimenticherò mai.
Cosa pensa del lavoro che porta avanti Alim Morozov da tantissimi anni per conservare questo pezzo di storia italiana in Russia? Alim Morozov è uno dei protagonisti di questa preziosa collaborazione e della mia personale esperienza.
Si tratta di un uomo di grande statura morale, generoso e dotato di grande umanità.
Molti ritrovamenti si devono al suo impegno e alla sua costanza nel non interrompere mai le ricerche in qualunque circostanza. E’ questa una storia che ha segnato tutta la sua vita fin dall’infanzia quando, rimasto solo, si fece benvolere dai soldati italiani che lo amavano come un figlio.
Egli ha ricambiato tutto questo con una grande amore per l’Italia e per la Sua Russia dedicandosi a conservare alta la memoria del passato, incontrando i giovani e scrivendo libri. Morozov è oggi un vero eroe, molto conosciuto e stimato anche in Italia dove gli sono stati assegnati premi importanti, sono stati tradotti i suoi libri e dove ha viaggiato molte volte fra la stima e la riconoscenza di tanti amici.
Nel 2006, quando io vivevo a Mosca, ho incontrato Riccardo Sottili, un bravo regista italiano che era molto interessato a conoscere i luoghi della guerra sul Don e mi cercò in quanto conosceva la mia passione per quei luoghi.
Io lo indirizzai lui e il suo gruppo di attori a Voronezh e a Rossoš dove potè incontrare Morozov che divenne poi il protagonista di un lungometraggio dal titolo “ Il Fronte della Memoria” che vinse il Festival di San Pietroburgo. Ancora oggi, quel lungometraggio io lo mostro agli studenti delle scuole con grande successo perché i giovani capiscono bene cosa è accaduto su quel fronte in quei terribili anni.
Alim Morozov, assieme ad altri studiosi e alla popolazione, è il protagonista di questo bellissimo documento che ancora oggi è di grande attualità.
Io sono ancora buon amico del regista e sono molto orgoglioso di averlo presentato a Morozov e di avere indicato alla troupe i luoghi e le persone più rappresentative dove potere girare il film.
Dai racconti di Morozov e dalle fotografie, si evince che, nonostante la guerra, gli italiani e i russi che erano a Rossoš’ fossero riusciti a instaurare un rapporto tutto sommato “umano”. Cosa pensa a riguardo? La leggenda degli italiani bravi e dei tedeschi cattivi è una distorsione storica che non mi convince affatto. Sull’invasione nazi-fascista dell’Unione Sovietica si è taciuto a lungo perché l’URSS aveva un giusto interesse a glorificare la sua vittoria e l’Italia, come paese perdente, anche dopo la liberazione, aveva molte ferite da cui cercare di guarire in quanto legate al suo passato fascista. Bisogna aggiungere che, anche dopo la caduta del Fascismo e la morte di Mussolini, molti generali e alti gradi dell’esercito italiano erano rimasti al loro posto e nessuno chiese loro conto del loro operato. Questi quindi avevano tutto l’interesse a nascondere le loro responsabilità di fronte all’opinione pubblica e al dolore dei familiari. Inoltre l’operazione bellica era stata condotta tanto male che gli apparati fascisti nel dopoguerra  la coprivano per due motivi:
1) non conoscevano nei dettagli le ultime drammatiche operazioni belliche e non conoscendo né i luoghi né la lingua, non potevano avere una ricostruzione fedele dei fatti.
2) si tendeva ad accreditare la tesi di una avventura bellica dei fascisti al seguito di Hitler senza che gli italiani fossero intimamente coinvolti in una guerra senza senso, in un Paese lontano. Questo consentiva di addossare la maggiore responsabilità ai nazisti e la ferocia dei maggiori crimini all’esercito tedesco.
Negli anni ’50 uscì il film “ I girasoli” in pieno neorealismo e si cominciò ad accreditare l’immagine degli italiano poveri ma d’animo buono, indotti dal regime totalitario a diventare cattivi e aggressori. Ciò non toglie che io consideri tutto questo un falso storico in quanto l’Italia fascista ebbe nell’invasione dell’URSS la stessa responsabilità della Germania nazista.
E’ poi vero che il successo del film anche in URSS finì con il confermare presso il popolo russo l’immagine degli italiani “ brava gente” anche perché nella realtà è probabile che gli italiani abbiano avuto nel privato un comportamento più umano dei tedeschi verso la popolazione inerme.
Vi furono persino molti matrimoni con donne russe e anche a casa mia, chi non credeva alla versione tragica della morte di mio zio che era stato dichiarato disperso, finiva col pensare che si era formato una famiglia in Russia e aveva cambiato nome per evitare noie con le autorità sovietiche. La madre di Rosario, cioè mia nonna, diceva sempre che prima o poi sarebbe tornato certamente con una bella moglie russa e tanti bambini biondi.
Altra versione artificiosamente molto diffusa era quella che i comunisti, governanti cattivi e disumani, vietavano ogni ritorno in patria ai poveri soldati sopravvissuti e quindi ogni contatto con le famiglie d’origine. Quindi, specie dopo il 1948, il mancato ritorno dei soldati era colpa …“dei comunisti”.
In realtà, la guerra fu un vero e proprio tentativo di invasione dell’URSS di cui l’Italia e la Germania sono corresponsabili.
Gli eserciti sono fatti per combattere ed entrambi gli eserciti non erano sul Don per pescare e godere del panorama. “La guerre c’est la guerre” e nei combattimenti gli italiani non erano da meno degli odiati alleati. Che poi nel privato avessero comportamenti più umani e meno feroci, lo si deve alla povertà estrema, alla mancanza di adeguato vestiario, di armamenti, di cibo, di una situazione di disagio per cui sarebbe stato del tutto controproducente avere comportamenti feroci con le inermi popolazioni locali cui chiedevano di essere coperti con uno straccio di lana per salvarsi dall’assideramento e sfamati con una patata bollita.
A ciascuno le sue responsabilità storiche, sul fronte russo quello italiano era un esercito aggressore, per di più male armato e male organizzato. Proprio per tali ragioni e la mancanza assoluta di una strategia fu distrutto pagando un prezzo altissimo con la perdita di migliaia di vite umane.
Il mito degli “ italiani brava gente, a mio parere, è un mito inesistente, un falso storico al di là delle  possibili esperienze individuali.
Tra i suoi parenti c’è qualcuno che ha combattuto in Russia? In che battaglione ha combattuto? Io sono il nipote di Rosario Perrino la cui storia è stata raccontata sul quotidiano “ La Sicilia” nel 2007. Lì può trovare le notizie biografiche e le mie ricerche che hanno dato finora il seguente esito: un sacchetto di terra del Don che tengo nella biblioteca di casa mia come una reliquia e la data probabile della sua morte durante la tragica operazione “ Piccolo Saturno”.
Che impressione le ha fatto Rossoš’ oggi? Oggi Rossoš è molto diversa dall’inverno del 1942-43. Già al mio primo viaggio del 2007 mi era apparsa come una bella  cittadina, con bei viali alberati, al centro di una pianura ben coltivata e molto ridente. Mi pare che fosse la Stazione Ferroviaria l’edificio al centro di una grande piazza dove si trova la Casa del sorriso e il Museo annesso. Tale struttura costruita dai volontari alpini dell’Esercito italiano, rappresenta una segno di pace e di attenzione per il dolore provato per la distruzione e la morte di innumerevoli soldati mandati a combattere una folle guerra di aggressione.  La Scuola dell’infanzia la ricordo linda e bellissima, da poco arredata con mobili italiani di una famosa fabbrica di arredi scolastici per bambini piccoli.
A fianco il Museo, regno incontrastato del carissimo Alim Morozov e della Sua consorte cui l’Italia sarà sempre grata per la sua generosa e disinteressata collaborazione.
Ricordo che nel 2012, nel mio secondo viaggio i giardini antistanti erano stati realizzati da poco ma già gli alberi e i cespugli erano in fiore e al centro campeggiava un monumento agli alpini Caduti.
Nel 2007, quando vivevo e lavoravo a Mosca, avevo indirizzato a Rossoš il regista e amico Riccardo Sottili che aveva intenzione di realizzare un cortometraggio sui luoghi delle tragiche battaglie.
Ancora una volta Alim Morozov fu prezioso interlocutore e indicò a Sottili i luoghi e le persone da contattare per realizzare il suo progetto. Il regista e autore teatrale Riccardo Sottili, era stato attratto da  un libro che era stato pubblicato dalla Tipografia Dalnayka di Vladivostok nel 2006. Io avevo raccontato in questo libro la storia di mio zio e avevo curato, assieme al Prof. Valerij Monachov la pubblicazione con una mia prefazione.
Il libro, di cui allego la copertina, riportava in italiano e in russo le testimonianze di alcuni italiani sopravvissuti alla guerra.
Il titolo era “Memorie” e riportava anche la storia di Rosario Perrino che io avevo scritto per un racconto dal titolo “ Santa Lucia”.
Il libro era uscito in edizione bilingue perché destinato ai corsi avanzati di lingua italiana in Russia e di lingua Russa in Italia per far conoscere agli studenti dei rispettivi Paesi la sofferenza generata da quella drammatica guerra.
Sulle indicazioni mie e di Morozov, nei mesi successivi, Riccardo Sottili realizzò il suo bellissimo film “ Front na Pamiat- Fronte della Memoria” che vinse il primo Premio al Festival di San Pietroburgo.
Pensa che sarebbe un viaggio interessante da proporre agli studenti delle scuole italiane? Tutte le esperienze storiche devono costituire materiale di studio per le nuove generazioni.
Non dobbiamo essere adoratori delle ceneri del passato ma custodi del fuoco perché il passato per non rivivere mai più deve essere alimentato giorno per giorno con la memoria. Per tale motivo gli scambi culturali e i viaggi degli studenti sono molto importanti per la loro formazione culturale e umana. Questi vanno incoraggiati moltissimo in ogni settore, non solo a livello scolastico ed io, ancora oggi, faccio del mio meglio per spingere le scuole a programmare azioni educative in tale direzione.
È possibile sulla base di questo tragico passato costruire un futuro di amicizia tra i nostri paesi? Una mostra d’arte molto importante realizzata nel 2004 dalle Scuderie Papali di Roma e dal Museo Puskin di Mosca, metteva a confronto le tradizioni artistiche dei due Paesi con il famoso titolo “ La reciproca meraviglia”.
Credo che tale titolo, più di ogni altro rappresenti il fortissimo legame culturale che da secoli lega i nostri due Paesi. Oggi la Federazione Russa è una grande potenza mondiale e l’Italia è un Paese che, assieme ad altri ha fondato l’Unione Europea. L’Italia da sola è un piccolo Paese in confronto alla F.R. ma è la sesta potenza industriale del mondo e la seconda/ terza in Europa. I rapporti commerciali e culturali sono da tempo strettissimi e l’amicizia dei due popoli, fatta di lunghe sofferenze e di grandi speranze, è un fatto incontrovertibile. Potranno esservi differenti vedute su singoli problemi politici ma i due popoli hanno legami strettissimi come testimonia la collaborazione in ogni campo e un turismo sempre più intenso e qualificato che conferma la reciproca amicizia e vicinanza.  
www.russiaprivet.org, 22 Gennaio 2019

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