venerdì, luglio 06, 2018

Il potere idrico: Se l’acqua avesse la memoria…

Cascate d'Iguazù - foto da Google
di AGOSTINO SPATARO
1… In questo nostro, bellissimo Pianeta, abitato da 7,4 miliardi (mld) di persone, che saranno oltre 10 mld nel 2050, (popolazione quintuplicata rispetto ai 2,2 mld del 1950), anche l'acqua è divenuta una risorsa scarsa e pertanto una merce, un lusso per pochi che ne fanno uso ed abuso. 

Ovviamente, al consumo umano bisogna aggiungere quelli, più rilevanti, derivati dell’agricoltura, dall’industria, dai servizi e dai tanti disservizi. Oltre alla crescita dei consumi, in parte giustificata come diritto all’acqua, non si possono sottovalutare gli effetti, a medio/lungo termine, provocati dalle mutazioni climatiche (aumento della temperatura) e dalla desertificazione che avanza e investe diverse regioni del mondo.

Secondo taluni studi, nella prima metà del prossimo secolo, anche l’Europa entrerà in una fase acuta di aridità che colpirà in particolare i Paesi rivieraschi del Mediterraneo, per raggiungere, addirittura, le propaggini della pianura sarmatica.
Uno di questi studi, commissionato dal governo italiano a gruppi interdisciplinari di scienziati, fu elaborato nella prima metà degli anni ’80 del 900 e dovrebbe trovarsi presso gli archivi della presidenza del consiglio.
Ricerche importanti come altre non divulgate per non disturbare il “manovratore” politico di turno e le grandi corporazioni, soprattutto petrolifere, che dalle "crisi", sovente pilotate, traggono i loro maggiori profitti.
Un altro esempio. Agli inizi degli anni ’80, molto tempo prima che Berlusconi e poi Renzi lanciassero le loro promesse elettoralistiche di "mari e ponti", un gruppo unitario di deputati siciliani presentammo alla Camera una mozione sulla fattibilità o meno del ponte sullo Stretto. Come il solito, il governo non diede peso alla questione. E si continuò a fare demagogia a fasi alterne, fino ad oggi.
Un giorno, il prof. Giorgio Cortellessa, fisico nucleare e consulente di diversi ministeri, m'invitò nel suo studio romano e m’indicò una pila di circa trenta faldoni (risultanti di uno studio interdisciplinare redatto anni prima) e mi disse: “Vedi là dentro ci sono tutte le analisi e le motivazioni tecniche che dicono che il ponte non si farà mai… Mai!”   

2… Chiudo la parentesi dei ricordi, per tornare al tema del “potere idrico” delle multinazionali divenuto fonte di crescente preoccupazione poiché si è appropriato di una risorsa vitale che è un bene pubblico, un diritto naturale dell’uomo.
Oggi, all’interno di uno scenario fortemente idrovoro, tale diritto è seriamente condizionato, minacciato. Con meno acqua e, per giunta, inquinata l’umanità non avrà un futuro degno.
A causa della crescita esponenziale dei consumi, degli sprechi, l'acqua sarà sempre più una risorsa scarsa e difficilmente reperibile e diverrà oggetto di estenuanti contenziosi fra comunità e perfino di sanguinosi conflitti fra gli Stati. 
Da qui si origina il “potere idrico” che non è quello naturale dell’acqua, ma quello innaturale di un gruppo di speculatori che si sta impadronendo della gran parte delle risorse idriche disponibili. 
La scarsità, infatti, ha scatenato la corsa  all’accaparramento privatistico degli immensi bacini idrografici che hanno consentito, fino ad oggi, la vita sul Pianeta.
Com’è noto, gran parte di tali risorse (così come dei consumi) sono concentrate nell'emisfero nord e nell’America del Sud.
Si fanno carte false e guerre disastrose per appropriarsene: dalla Mesopotamia alla Palestina occupata, dalla California al Brasile, all’Argentina, dall’Egitto al Sudan, all’Etiopia, ecc.   
Soprattutto in diverse regioni del vicino Oriente, dove l'acqua e il petrolio sono divenuti pericolosi fattori d'instabilità politica e di sanguinose tensioni militari.
Non è un mistero che il conflitto israelo - palestinese è, in gran parte, mirato all'accaparramento delle risorse idriche presenti nei Territori palestinesi occupati e che le turbolente relazioni politiche fra Turchia, Siria e Iraq erano (e probabilmente saranno) fortemente influenzate da un annoso contenzioso per lo sfruttamento delle acque del bacino dell'Eufrate. 
Nella scala dei poteri vitali (finanziario, energetico, alimentare, mediatico, politico, ecc) quello idrico è destinato a occupare un posto sempre più apicale, senza precedenti nella storia.

3… Se l'acqua avesse la memoria quante storie potrebbe raccontare! Potrebbe spiegare agli increduli e agli ignari, allevati con acqua minerale, il significato più autentico della sua genesi, del ticchettio della pioggia battente sopra i tetti d'argilla, dell'acqua "giogia" che disseta la terra e talvolta la inonda. 
Banalità per qualcuno. Ma non per noiabitanti di un'Isola semiarida, che sentiamo la pioggia come una inebriante sensazione di frescura impregnata degli odori liberati dalle zolle spumate. Odori inconfondibili della terra natia che solo un olfatto aduso riesce a percepire e ad apprezzare. 
Potrebbe raccontare come nascono i ruscelli cristallini che vediamo, ormai per lo più in cartolina, scendere, gioiosi e gorgheggianti, per le balze dei monti verso il mare. 
A intonare la dolce canzone dell'acqua nelle sue mutevoli forme che quando diventa cascata promana un potere incorruttibile, generoso e minaccioso, come l'ho percepito ai piedi delle cascate (275) d’Iguazù, dove la forza scintillante, l’attrazione dell’acqua, le sue colonne imperiose di schiuma spazzano via ogni nostro gradasso nanismo.  
Specie negli abitanti delle aree desertiche, dove l’acqua è un miraggio incorniciato in un poster gigante,  la sua visione suscita una ricreante emozione. In diverse case arabe ho visto  quadri raffiguranti paesaggi alpini e prati erbosi, irrorati da rivoli tortuosi, e laghetti che riflettono cime di montagne innevate! 
Bramosia o nostalgia dell'acqua perduta?
In questi casi, l’impeto del desiderio può trasformarsi in visione onirica, in miraggio per l'appunto, alla ricerca delle più remote origini i cui segni, inconfondibili, si possono leggere sui letti essiccati dei wadi. 
Desiderio che a Centuripe diventa "delirio idrico" come si può ammirare in un dipinto del locale museo Civico, opera di un ignoto pittore il quale ha voluto "portare" il mare fin sul sagrato del duomo, fra i resti dei mercati augustei.
Una costruzione fantastica, una seducente follia, partorita da una mente sopraffina che sommerge le "cento rupi" nelle acque del mare, forse nell'intento di rivitalizzare la "stella marina" (l'originale forma urbanistica di Centuripe) abbandonata sugli aridi precipizi, un tempo coltivati a terrazze, che rischia di essiccarsi e perire. 


4… Se l’'acqua avesse la memoria, potrebbe raccontarci come si è giunti all’attuale, perverso potere idrico delle multinazionali. 
L'acqua è vita recita un detto antico e la vita è acqua, perciò ne siamo attratti. In fondo, anche noi siamo acqua, al pari di altre specie animali e dei vegetali. 
Oltre le pulsioni emotive, l'acqua (soprattutto dove scarseggia) costituisce uno dei più assillanti problemi dell'uomo, un fattore strategico per l'economia, per la crescita civile delle nazioni.
A causa di ciò, il prezioso elemento ha subito una paradossale metamorfosi: da dono del cielo e della terra a merce pregiata nelle mani di grandi compagnie multinazionali che ne fanno lucroso commercio. A ben pensarci, un angosciante controsenso. Poiché di fronte alla privatizzazione dell'acqua scatta un rifiuto innato. Quasi che i nuovi padroni si stessero impossessando del 70% del nostro corpo.
Questo business sta travolgendo perfino i classici insegnamenti evangelici "dare da bere agli assetati" o il cosiddetto "diritto del labbro" della tradizione mussulmana che impone ai proprietari dei pozzi di dar da bere al viandante e al suo cammello. 
Da non credente, mi permetto richiamare ai tanti credenti, che hanno messo le mani sull’acqua, il senso di un passo del Talmud (libro della tradizione ebraica) dove si dice che Dio, non fidandosi pienamente della saggia conduzione dell’uomo degli affari del mondo, riservò per sé alcune “chiavi” di valore primario per la vita sulla Terra. Fra queste quella dell’acqua, d’importanza capitale in quanto principio e sostanza della vita.
Insomma, Dio si sarebbe comportato come un avveduto capo di stato che, in certi casi, trattiene una o più deleghe per non conferirle a collaboratori che ne potrebbero fare un uso improprio e lascivo.
Che altro dire? Talvolta, di fronte a certi eventi catastrofici, vien da pensare che l’acqua conservi la memoria… e la eserciti per legittima difesa!

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