martedì, giugno 26, 2018

Il farmaco anti tumore vietato in Sicilia


GIUSI SPICA
Ritardi burocratici bloccano la vendita nell’Isola della nuova molecola in commercio nel resto d’Italia
In Sicilia chi si ammala di cancro al seno ha una chance in meno di chi si ammala in Lombardia, in Toscana, in Lazio o in Campania. Nell’Italia a due velocità, accade anche questo. Un farmaco salvavita per donne colpite da tumore alla mammella con metastasi è disponibile da sei mesi in tutte le regioni tranne che nell’Isola, dov’è rimasto impantanato nelle secche della burocrazia.

Si chiama Ibrance, è un trattamento alternativo alla chemioterapia ma ad oggi solo pochi ospedali siciliani lo forniscono. « Forse la prossima settimana l’avremo, forse l’altra ancora. Così ci hanno tenuto buone fino ad ora», allarga le braccia Rosella Tramontano, 49 anni, malata di tumore che ha fatto richiesta di potersi curare col nuovo farmaco. Per lei e per tante donne siciliane con lo stesso tipo di cancro, le terapietradizionali non funzionano più. Palbociclib, questo il nome della molecola che inibisce la crescita delle cellule tumorali contenuta nel nuovo farmaco, è l’ultima speranza.
Mentre in Usa e Canada il farmaco in questione è in commercio dal 2015, in Italia arriva solo ad aprile 2017. Da allora l’azienda produttrice Pfizer e l’Agenzia Italiana del Farmaco hanno 100 giorni di tempo per concordare il prezzo al quale metterlo in vendita. Nel frattempo solo pochi ospedali possono sostenere il costo iniziale di 8mila euro a scatola. La Pfizer decide di offrirlo alle strutture pubbliche al prezzo simbolico di 1 euro, fino a quando non si troverà l’accordo. Molti ospedali, fra tutti i centri di eccellenza in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Campania, si attivano. In Sicilia nessuno coglie l’opportunità, a eccezione dell’Humanitas di Catania e della clinica “ La Maddalena” a Palermo. A dicembre 2017 c’è l’accordo, l’Aifa approva l’uso a partire dal 6 gennaio. Le Asl avviano le procedure per l’acquisto e l’inserimento nel prontuario regionale. In Sicilia non va così. La commissione deputata dell’assessorato regionale non si riunisce da ottobre 2017. I membri sono in scadenza e tra elezioni regionali e cambio al governo, i nuovi farmaci, fra cui 13 oncologici, restano in stand by. Tra ifarmaci che attendono il via libera c’è anche l’I-brance. Passano altri quattro mesi: il 18 aprile la nuova commissione si riunisce, il 27 il farmaco è inserito in prontuario. Gli oncologi cominciano a prescrivere. Ma – sorpresa – bisogna attendere altri 45 giorni perché la centrale unica di committenza dell’assessorato all’Economia faccia la gara. Iniziano le pressioni delle pazienti, delle associazioni, dei medici. Il 6 giugno la Regione pubblica l’esito della gara ed emette il codice. « Ho creduto che fossimo al traguardo. Ma una volta giunti in farmacia per l’ennesima volta, ci hanno detto che manca ancora il codice derivato che deve stabilire il singolo ospedale » , racconta Enza Mannino, 63 anni, da Carini.Dopo tre settimane, solo pochi manager hanno provveduto. Da qualche giorno il farmaco è prenotabile al Policlinico di Palermo e al Garibaldi di Catania. A Villa Sofia Cervello il codice non c’è ancora, ma l’azienda da un anno investe fondi propri per erogare il farmaco a sette pazienti. All’Asp di Palermo la procedura si è sbloccata solo sabato su sollecitazione dell’assessorato. « Ma oggi ( ieri n. d. r) ho ricontattato la farmacia per l’ennesima volta e mi hanno detto di riprovare tra dieci giorni. Un tempo che chi ha la morte alle calcagna rischia di non avere » , chiosa Enza Mannino. Dal provveditorato dell’Asp Palermo assicurano che è solo questione di giorni. Giorni preziosi per chi combatte contro il cancro. « In sei mesi – dice Rossella Tramontano– abbiamo visto morire tre amiche cui è stata negata la possibilità della nuova cura».
La Repubblica Palermo, 26 giugno 2018

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