giovedì, marzo 15, 2018

LA STRAORDINARIA STORIA DI SANDRO PERTINI: DALLA RESISTENZA AI MONDIALI DI SPAGNA

Sandro Pertini e Bearzot confrontano le loro pipe
PIETRO SCAGLIONE
Grande attesa per il film "Pertini il combattente", dedicato all’indimenticabile Presidente della Repubblica che conquistò la simpatia e l'affetto di tutti gli italiani. Ideato dallo scrittore Giancarlo De Cataldo e dal regista Graziano Diana, il docufilm (nelle sale cinematografiche a partire dal 15 marzo) narra la straordinaria esistenza del partigiano, socialista, tifoso di calcio, avvocato e amatissimo Presidente.
Dalla Resistenza ai Mondiali di Spagna, dal socialismo di Turati all'Antimafia, dal Parlamento al Quirinale, la vita di Sandro Pertini è una leggenda d'altri tempi, lontana anni luce dall'epoca attuale di antipolitica, distacco dai partiti e annacquamento degli ideali.
Alessandro Pertini, per tutti Sandro, nacque a Stella (in provincia di Savona) il 25 settembre 1896. Sin da ragazzo, fu affascinato dal socialismo, dal Psi di Filippo Turati e dalle lotte contadine e operaie.
Dopo la partecipazione (obbligata) alla Prima Guerra Mondiale, si laureò in Giurisprudenza e in Scienze sociali, intraprese la professione forense e si dedicò all'antifascismo. Dopo la prima condanna a otto mesi di carcere per la sua attività politica, nel 1926, Pertini fu condannato a cinque anni di confino. Sottrattosi alla cattura, si rifugiò a Milano e successivamente in Francia, dove chiese e ottenne l'asilo politico, lavorando a Parigi. Anche in Francia subì due processi per la sua attività politica.
Rientrato in Italia nel 1929, in pieno ventennio fascista, fu arrestato, fu nuovamente processato dal tribunale speciale per la difesa dello Stato e fu condannato a 11 anni di reclusione. Scontati i primi sette anni, Pertini fu assegnato per otto anni al confino: rifiutò la grazia anche quando la domanda fu firmata da sua madre.
Tornato libero nell'agosto 1943, entrò a far parte del primo esecutivo del Partito socialista. Catturato dalle SS naziste, fu condannato a morte, ma la sentenza capitale non fu eseguita. Nel 1944, Pertini evase dal carcere assieme a Giuseppe Saragat (futuro Presidente della Repubblica e fondatore del Partito Socialdemocratico) e raggiunse Milano dove assunse la carica di segretario del Partito Socialista nei territori occupati dagli invasori tedeschi e poi guidò la lotta partigiana: durante la Resistenza fu insignito della Medaglia d'oro. In quegli anni conobbe Carla Voltolina, brillante giornalista e valorosa staffetta partigiana. Tra i due fu un colpo di fulmine: in pochi anni si innamorarono e si sposarono.
Conclusa la Resistenza, Pertini si dedicò alla vita politica e al giornalismo: fu segretario del Partito Socialista Italiano di unità proletaria, deputato all'Assemblea Costituente, senatore della Repubblica, capogruppo socialista, direttore dell'"Avanti" e del quotidiano genovese "Il Lavoro".
Negli anni Cinquanta sostenne con forza la battaglia di Francesca Serio, madre del sindacalista siciliano della Cgil Salvatore Carnevale (ucciso a Sciara nel 1955 dalla mafia e dai latifondisti). Durante il processo, Sandro Pertini si schierò attivamente con i celebri avvocati di parte civile Nino Sorgi e Francesco Taormina (animatori del comitato di Solidarietà democratica istituito nel dopoguerra). Le richieste della parte civile furono accolte dal Pubblico Ministero Pietro Scaglione (assassinato nel 1971), che nella requisitoria lodò l'impegno di Carnevale, esaltò le lotte sindacali, parlò di "febbre della terra" e denunciò l'iniquità del latifondismo. Gli imputati, invece, furono difesi da un altro futuro Presidente della Repubblica, il democristiano Giovanni Leone.
In pieno Sessantotto, Pertini fu eletto Presidente della Camera e, 10 anni dopo, l'8 luglio 1978, Presidente della Repubblica (al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995). Durante il suo settennato, Pertini appoggiò il Pci di Enrico Berlinguer nella battaglia per la questione morale; si schierò con i terremotati dell'Irpinia scagliandosi contro lo scandalo di chi lucrava sulla ricostruzione; chiese verità e giustizia per le vittime della strage di Bologna e dei delitti eccellenti di Sicilia (da Cesare Terranova a Gaetano Costa, da Boris Giuliano a Rocco Chinnici, da Pippo Fava al generale Dalla Chiesa, da Peppino Impastato a Mario Francese ); sostenne l'azione di rinnovamento di politici siciliani di diversi schieramenti, come il Presidente della Regione Piersanti Mattarella e il segretario regionale del Pci Pio La Torre.
Sandro Pertini raggiunse l’apice della popolarità durante i Mondiali di Spagna del 1982, quando esultò - come un ultrà - nella Tribuna dello stadio Bernabeu di Madrid. Al termine di una finale avvincente e memorabile contro la Germania, l’Italia vinse per 3 a 1 grazie ai gol di Paolo Rossi, Marco Tardelli e Alessandro Altobelli. “Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”, scandì per tre volte il telecronista della Rai Nando Martellini. Nell’immaginario collettivo restarono, tra l’altro, due immagini epiche: la Coppa del Mondo innalzata dal Presidente della Repubblica di fronte al pubblico in festa e la partita a scopone disputata dallo stesso Pertini nell’aereo di ritorno insieme all’allenatore Enzo Bearzot, al portiere Dino Zoff e al centrocampista Franco Causio.
Pietro Scaglione


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