martedì, marzo 13, 2018

CORLEONE / IL PASTORELLO

Michele Navarra, capomafia di Corleone
Pubblichiamo un racconto straordinariamente toccante della nostra compaesana Giuseppa Mistretta sulla tragica sorte del pastorello Giuseppe Letizia, ucciso dal dott. Michele Navarra, capomafia di Corleone, perchè aveva visto gli assassini di Placido Rizzotto. Uno spaccato di quei giorni e di quei personaggi di 70 anni fa, su cui ancora oggi dobbiamo riflettere. Grazie all'autrice per questo dono che fa a Città Nuove e ai suoi lettori... (d.p.)
GIUSEPPA MISTRETTA
Ecco, da circa due settimane, dal mio balconcino vedo camminare per la strada della Guardia una donna avvolta da uno scialle nero di ciniglia stretto sotto il mento con una mano. Teneva il capo piegato sul lato destro. Stretta a lei stava una ragazza con un cappottino e con le mani sotto lo scialle della donna stringendole il braccio sinistro e tenendovi il capo appoggiato. Era un'immagine straziante che manifestava tutto il dolore del mondo. Alcune donne uscivano dalla casa e si fermavano a guardarle passare senza dir parola, forse per rispetto del dolore di quella madre. Sì, perche tutti sapevamo chi era! Era la madre di un pastorello che dalla campagna dove soleva pascolare le capre, era tornato a casa con una febbre altissima che lo faceva delirare.
Si diceva che nel suo delirio raccontasse dell'uccisione di un uomo e, poiché da alcuni giorni era scomparso Placido Rizzotto, tutti pensavamo che il pastorello avesse assistito a quel delitto. Quando le due donne giunsero vicino casa mia, mia madre scese le scale seguita da me e attese che si avvicinassero ancor di più. Non potrò mai dimenticare il volto pieno di mestizia di quella madre; né i suoi occhi arrossati, tristi e supplichevoli. Mia madre che la conosceva bene, dopo il saluto le chiese: "lo hanno seppellito tuo figlio?" - e lei : "No". "Quando lo seppelliranno allora?" - riprese mia madre - " Nun si' sapi! Finu a quannu un'addiventa friddu, 'un lu ponnu sippilliri!" (Non si sa! Fin quando non diventa freddo non lo possono seppellire!) - "Ma se il corpo è ancora caldo, vuol dire che è ancora vivo!" - esclamò mia madre. "Il dottore lo hai chiamato? Lo ha controllato?" - "Si, si. Mi rissi che è mortu e chi je' una mia sensazione sintillu cavuru". (Si, si. Mi ha detto che è morto e che è una mia sensazione sentirlo caldo.) Mia madre allora, chiese a bruciapelo: "quale medico te lo ha detto?" - con un filo di voce soffocato da un singhiozzo la donne rispose: " 'u dutturi Navarra!"( Il dottore Navarra) - a quel nome mia madre sussultò e a me venne in mente il ricordo di un dialogo a cui avevo assistito tra mia madre e il dottore Navarra, mentre curava mio padre malato. Ricordo ancora la sua voce che diceva a mia madre: " Carulina chi ci teni stu maritu accussi vecchio!" (Carolina, cosa ci fai con un marito cosi vecchio) - {mio padre aveva 15 anni piu di mia madre} - "Mettiti cummia e ti farò vivere da regina!" (Mettiti con me e ti farò vivere da regina.) Mia madre allibita rispose: " dottore, si ama un solo Dio e un solo marito ed io amo quello che Dio mi ha concesso per sempre! Non lo lascerò mai!" - alchè il dottore rispose: " picchistu basta farici na 'gnizione a to maritu ca sinnivà via pi siempre, e tu si libera! Chinni rici Carulina?" (Se è per questo basta fare una iniezione a tuo marito, che sparirà per sempre, e tu sarai libera! Cosa ne dici Carolina?) A distrarmi da questo pensiero fu la voce di mia madre che diceva: " e tu credi a questo dottore? Chiamane un altro! Portalo all'ospedale dei bambini a Palermo!" - " No, no! Unnavimmu i rinari pi purtarlu a Palermo." (No, no! Non abbiamo i soldi per portarlo a Palermo.) - "Ma che malattia aveva tuo figlio?" - "Nun lu sacciu. Vinni rincampagna currennu, sudatu e ca frievi ri cavaddu, dilirava e chiamai subbitu u dutturi Navarra. Vinni, u visitò e ci fici na 'gnizione." - (Non lo so. E' venuto dalla campagna correndo, sudato e con la febbre molto alta, delirava ed ho chiamato subito il dottore Navarra. E' venuto, lo ha visitato e gli fece una iniezione". "Cosa diceva tuo figlio mentre lo visitava?" - "ah! Quanti cosi cuntava, ma un si capiva bene chiddu ca riceva!" (Quante cose che diceva, ma non si capiva bene!) - "Ricordi qualche parola che diceva tuo figlio?" " Si, si Carulina. Diceva: “i manu ci tagghiaru”; “puru u nasu ci tagghiaru”; . (si, si Carolina. Diceva: le mani hanno tagliato; anche il naso hanno tagliato; anche la lingua gli hanno strappato; quanto sangue che c'era!; lo hanno fatto a pezzi e dopo messo nel sacco e sono andati via.) Mia madre ascolto annuendo con il capo e comprese tutto. Il dottore che tutti sapevamo essere il capo della mafia e di cui tutti avevamo paura per ciò che poteva fare nell'eliminazione di chi ostacolava i suoi progetti, aveva capito che il ragazzino era stato il testimone oculare di quel delitto, e mise in coma farmacologico il piccolo pastorello per non fargli raccontare, una volta guarito, cosa aveva visto e chi era stato ad uccidere Placido Rizzotto. Il pastorello fu lasciato morire di fame nella camera mortuaria. Non ricordo quanto tempo durò il calvario di quella madre. Poi tutto passo sotto silenzio. Nel 1949 andai a vivere a Palermo con la mia famiglia e non ho saputo più nulla. Dopo qualche anno giunse la notizia dell'uccisione di Navarra. Il mio primo pensiero fu: "giustizia è fatta!" Era stato tolto di mezzo un assassino che sempre l'aveva fatta franca. Ero solo dispiaciuta per la morte del dottore Russo che aveva chiesto un passaggio in auto a Navarra e venne ucciso assieme a lui senza che avesse a che fare con la mafia.
Giuseppa Mistretta

“COPYRIGHT, tutti i diritti riservati all’autore” Giuseppa Mistretta 08/03/2018 

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