domenica, febbraio 04, 2018

Ci scrive Nonuccio Anselmo: "Neanch'io voglio gettare via l'acqua col bambino"

NONUCCIO ANSELMO
Ringrazio Dino Paternostro, direttore di "Città nuove", il giornale on-line del Corleonese, per aver ripreso il mio pezzo su Sant'Andrea e aver contribuito a diffondere il mio pensiero, così come ringrazio gli altri che hanno ripreso sui social lo stesso articolo. aggiungo che con Dino Paternostro sono perfettamente d'accordo su un paio di cose. La prima è che – come me – neanche lui era d'accordo all'intitolazione dell'ex chiesa ed ex sinagoga (tanti ex che significano pietra d'angolo di storia) all'avvocato Ugo Triolo, assassinato quarant'anni fa dalla mafia corleonese. La seconda è che neanch'io voglio gettare via l'acqua col bambino. E per fare questo bisogna eliminare l'eccesso di moto ondoso che si è allargato sulla vicenda, bisogna cominciare lentamente ad asciugare con una spugna tutta l'acqua. Una spugna particolare che si chiama verità senza fumi.  Per far questo bisogna dare subito per inteso che chi dissente non è fiancheggiatore della mafia e chi attacca non è campione dell'antimafia. In questo mondo dell'antimafia, dove se ne sono viste tante –  e s'intende che il riferimento non è locale -  potrebbe perfino essere vero il contrario. Andiamo dunque per capitoli.

Capitolo 1   
 – Torniamo all'intitolazione dell'ex piazza Vittorio Emanuele Terzo ai giudici Falcone e Borsellino. So bene che, a suo tempo, il commissario Manno fu spinto da Città Nuove e dall'ideologia che stava dietro. Avevo taciuto per pudore, perché adesso mi viene da pensare che non c'è nulla di nuovo sotto il sole: accade anche oggi. Almeno è
quello che si vede: se uno di quella stessa area - oggi purtroppo per la democrazia
sconquassata - dice: ci vuole un regolamento per fotografare Corleone, all'indomani arriva
il regolamento; se uno organizza la commemorazione di Triolo, subito arriva la delibera di
intitolazione. Scusate la divagazione. Ora mi dici – ed è la seconda volta che lo fai per
iscritto – che sei ancora orgoglioso di quell'operazione. E per me va bene che ognuno resti
fiero delle proprie azioni. Non capisco però perché hai trovato da obiettare sull'intitolazione
della piazza di Santa Maria ai Francese. Dici: "Ho espresso perplessità nel 2015
sull’intitolazione di quella che tutti abbiamo memorizzato come piazza Santa Maria ai
giornalisti Mario e Giuseppe Francese. E, in punta di piedi e con tutto il rispetto per il loro
sacrificio, l’ho scritto. Senza minacciare rivoluzioni." Qui nessuno minaccia rivoluzioni, il
fatto è che, nella logica comune, se uno è orgoglioso di un'operazione come l'intitolazione
di una piazza a vittime della mafia, non si capisce come mai possa avere "perplessità"
sull'intitolazione di un'altra piazza ad altre vittime. Ma appunto, io parlo della logica
comune, non della tua logica, che prima o poi spero mi spiegherai senza dare per disgiunti
orgoglio e perplessità sul medesimo tavolo. Un tempo si chiamava coerenza.
Capitolo 2   
 – Hai il coraggio di affermare che questo è accaduto perché io non abitavo a Corleone e non ho dovuto subire l'assalto dei giornalisti. E qui, consentimi, non credo che la tua affermazione sia serena. Neanche oggi abito a Corleone, ma a Corleone ho sempre "abitato", anche se non ci sono nato e fisicamente a volte non ci sono stato. La mia presenza è stata sempre costante, anche quando non è stata fisica e dovrebbero
testimoniarla qualche centinaio di scritti su questo paese, di tentativi di comprenderlo nei
suoi atteggiamenti di oggi e nelle sue vicende di un passato che l'hanno fatto grande.
Certo, non c'ero, ma vedevo lo stesso in tv la gente che diceva (e dice) di non non sapere.
Lo so, la colpa è sempre dei giornalisti, ma nemmeno Stefania Petix riuscì a salvarsi dopo
aver prodotto una ventina di selfie con la scritta "La mafia fa schifo", perché si permise di
riportare anche i pareri contrari. Cattiva, ma si fa? Se questa è la concezione che avete del giornalismo, io non sono giornalista, anche se ti ringrazio del titolo di "decano".
Giornalismo – quello non di parte – significa dar conto a tutti. Uno solo dei "denigratori"
riuscì a salvarsi, quel Toscani che, essendo "dei nostri", ebbe solo un buffetto e fu invitato
a cena. E comunque resta la domanda cui non hai mai dato risposta: se invece di quella
piazza a Falcone e Borsellino fosse stato intitolato qualcos'altro, il segnale sarebbe stato
meno importante?
Capitolo 3   
 - Ti prego, una volta tanto finiamola con la retorica. Scrivi che il 26 gennaio a Corleone c'era lo Stato. Bene. Quale stato? Quello che da decenni non riesce a rimettere in piedi una strada provinciale? Quello che non riesce ad assicurare certezze sulla raccolta dei rifiuti, sulla distribuzione idrica, sull'illuminazione pubblica, sulla riparazione delle buche nelle strade (stiamo tornando a cinquant'anni fa)? Pensa quanti articoli indignati avresti potuto scrivere su Città Nuove se ci fosse stato un normale sindaco, di quelli eletti, magari non si sinistra. Articoli che purtroppo da quasi due anni nonleggo più. Leggo invece in tempo reale i comunicati delle commissarie. Per il resto, per quella "presenza", una comparsata non si nega a nessuno.
Capitolo Capitolo 4          
 - La chiosa davvero te la potevi risparmiare. Scrivi: "Grande merito, quindi, al comitato che ha organizzato le iniziative per il 40° del suo (di Triolo – ndr) sacrificio. Un grazie a Pippo Cipriani per tutto quello che ha fatto, negli anni, da sindaco, da parlamentare e da dirigente di organizzazioni di massa, per aiutare la nostra città a costruire un futuro migliore." Te la potevi risparmiare perché nessuno ha messo in dubbio le grandi capacità politiche e soprattutto partitiche di Cipriani. Quelle amministrative magari sì, se è vero che durante la sua sindacatura – per altri versi di grande merito – il comune fu li li per andare in dissesto, e se è vero che un suo successore mandò un pacco di documenti agli organi di controllo. Una comparsata di cui sopra non si nega neanche a Pippo Cipriani, che ha organizzato questa commemorazione a Palermo e Corleone - tirandoci dentro, con un complicato e incomprensibile salto logico, il giornalista Mario Francese. Ma siamo uomini di mondo e comprendiamo che la campagna elettorale – quella locale – è già iniziata.
Conclusione          
 (per me). Si respingono al mittente le affermazioni di alcuni reggitori del pensiero solenne su FB per cui di un'ex chiesa non frega niente a nessuno,  tutto quanto si è detto e fatto è un'offesa ad Ugo Triolo, c'erano cose più importanti di cui occuparsi. E' vero. Ma c'era pure un pezzo dell'identità di Corleone messa in grave pericolo. Se davvero si vuole "risalire la china e ricostruire il senso di comunuità", si può cominciare da qui: signore commissarie, per favore, revocate la delibera e restituite la chiesa a sant'Andrea; modificate il regolamento per fotografare Corleone, che se applicato in passato oggi ci avrebbe impedito di avere le belle foto di Canzoneri e di Oliveri, che raccontano com'eravamo nei primi del secolo scorso; deliberate di apporre una targa sul luogo dove Triolo fu ucciso. Nel caso, non dimenticate di invitarmi.

Nonuccio Anselmo

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