martedì, dicembre 05, 2017

Giuseppe Puntarello, il ricordo del nipote Giuseppe Rizzo

Un momento della commemorazione davanti alla sede della Cgil
GIUSEPPE RIZZO
Ieri 4 dicembre 2017 a Ventimiglia di Sicilia c’è stata la commemorazione di mio nonno Peppino Puntarello, avvenuta nel 72° anniversario della sua morte per mano mafiosa. La Cerimonia è cominciata con la deposizione di una corona di fiori davanti la Sede della Camera del Lavoro, a Lui intitolata. La stessa è proseguita nel plesso scolastico di Ventimiglia di Sicilia l’Istituto Comprensivo "Don Rizzo", dove i ragazzi hanno piantato un alberello d'ulivo in ricordo di mio nonno. È doveroso un ringraziamento ai ragazzi che hanno partecipato all'evento attivamente, da veri protagonisti. Ringrazio il Dirigente scolastico Prof. Vincenzo Di Salvo e i Docenti che hanno preso parte all'evento. Ringrazio gli amici Antonella Azoti e Placido Rizzotto, per la loro testimonianza di familiari di vittime di mafia. Un particolare ringraziamento va alla CGIL di Palermo, nelle persone di Dino Paternostro e Calogero Guzzetta, per la fattiva collaborazione nell'organizzazione dell'evento. Un sincero ringraziamento all'Amministrazione Comunale: al Sindaco Antonio Rini, all'Assessora Maddalena Abruscato (sua l'idea della piantumazione dell'albero) e agli altri componenti della Giunta Municipale presenti. Ringrazio l'Arma dei Carabinieri e la Polizia Municipale di Ventimiglia di Sicilia. Un caloroso abbraccio ai miei cugini, vicini e lontani (ma vicini con il cuore) e agli amici presenti.
L'INTERVENTO INTEGRALE DI G. RIZZO

Oggi ci troviamo qui riuniti per onorare la memoria di mio nonno   Giuseppe
Puntarello, ucciso dalla Mafia proprio il 4 dicembre di 72 anni fa. Questo momento commemorativo segue quello del 25 marzo scorso, nel corso del
quale si è apposta una targa, intitolandola a suo nome, alla sezione della CGIL di Ventimiglia, a testimonianza del suo impegno sindacale, quale Segretario della locale Camera del Lavoro, a favore dei più deboli e contro la prepotenza latifondista e mafiosa. Fu ucciso per il suo impegno di dirigente del partito Comunista e di Segretario della Camera del Lavoro. Si era trattato, di uno dei tanti omicidi che in quegli anni la mafia compiva contro il movimento dei lavoratori agricoli.
Purtroppo, non è il solo a cadere per mano mafiosa in quel periodo storico. Fra il 1944 ed il 1948 vengono assassinati più di quaranta sindacalisti. L’elenco è lungo ma fra questi vi sono i delitti di Nicolò Azoti (21dicembre 1946), segretario della Camera del Lavoro di Baucina (Pa), di Accursio
Miraglia (4   gennaio   1947), sindacalista, segretario della Camera confederale circondariale di Sciacca, la strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti (1° maggio 1947), contadini celebranti la festa del lavoro. Epifanio Leonardo Li Puma (2 marzo 1948), Sindacalista ed esponente del Partito Socialista Italiano, capolega della Federterra di Petralia Soprana e di Placido Rizzotto (10 marzo 1948) ex partigiano, dirigente del Partito Socialista Italiano e Segretario della Camera del Lavoro di Corleone, e del piccolo Giuseppe Letizia, che fu ucciso dal mandante del delitto Rizzotto, il medico Michele Navarra, con un’iniezione letale.
La  Sicilia  fu  la  prima  regione  in  cui   si  sviluppò,   nel   secondo   dopoguerra,  un movimento di lotta contadino. Nel 1944 in Sicilia entrarono in vigore i Decreti Gullo (comunista, ministro dell’agricoltura del governo Badoglio), che per la prima volta riconoscevano la dignità del lavoro ai contadini, riformando i patti agrari per cui la produzione agricola  doveva essere divisa attribuendo il 40% al proprietario terriero e il 60% al contadino. Infine al contadino veniva riconosciuto il diritto di ottenere in concessione le terre incolte o mal coltivate degli agrari. Una vera e propria rivoluzione, in un territorio in cui, secondo il censimento del 1936, i quattro quinti degli addetti   all’agricoltura  non possedevano neanche un pezzo di terra o ne possedevano talmente poca da potersi considerare poveri. Dall'autunno del 1944. I latifondisti, dal canto loro, non volevano rinunciare ai loro secolari privilegi,provocando la ribellione dei contadini e l’uccisione di parecchi sindacalisti a capo dei movimenti contadini. Le agitazioni per l'applicazione dei decreti Gullo durarono fino al 1949 e innescarono un processo politico che portò alle riforme agrarie sia in Sicilia che in tutta Italia.
Giuseppe Puntarello nasce a Comitini il 14 agosto del 1892, figlio di Carmelo e Alfonsa Alaimo. Nel 1932 si stabilisce a Ventimiglia di Sicilia dove aveva trovato lavoro e una casa in via Garibaldi. Dalla moglie, Vincenza Samperi, ebbe cinque figli: Carmelo, Alfonsa, Giuseppe, Matteo e Vincenzo. Nel 1939 dovette emigrare ad Asmara (Eritrea), tornò due anni dopo. Nell'immediato   dopoguerra   si distinse per il coraggioso impegno in difesa del
movimento contadino di Ventimiglia. Puntarello lavorava come autista della ditta INT e da diversi anni ormai conduceva l'autobus che collegava il paese con Palermo, alternandosi nella guida con un compagno di lavoro. All'alba del 4 dicembre 1945 il suo collega, trovandosi “si disse” nell'impossibilità di andare a prelevare l'autobus dall'autorimessa  determinò la tragica e fatale
sostituzione; di conseguenza Giuseppe Puntarello recandosi all'autorimessa al posto del collega fu colpito alla testa, a colpi di lupara, da dietro (notizia appresa da mia mamma, ovvero l’unica figlia femmina di mio nonno). Molti in quei giorni dissero che l'obiettivo dei killer non era Puntarello, ma il suo compagno di lavoro. La verità venne a galla qualche anno dopo.
​Quando venne assassinato il figlio più piccolo (mio zio Vincenzo) aveva dieci anni, la moglie Vincenza, 48 anni, rimase senza pensione perché allora non c'era la legge sulla reversibilità. Dopo una ventina di giorni la mamma di Giuseppe Puntarello (Alfonsa Alaimo), recatasi a Ventimiglia di Sicilia per il tragico evento, morì di crepacuore. Il marito (Carmelo Puntarello) a quel punto rimasto solo, si trasferì a Napoli dove viveva il figlio Giacomo Puntarello, (che accompagnò mia mamma all'altare in occasione del suo matrimonio con mio padre Filippo Rizzo avvenuto a Ventimiglia di Sicilia in data 27/10/1955). Il figlio Matteo, sordomuto, venne portato in collegio; il figlio   Giuseppe,   dopo   qualche   anno   venne   assunto   al   posto   del   padre,   ma successivamente si licenziò ed emigrò prima in Brasile e poi negli USA.

Vorrei concludere questo mio breve intervento esortando tutti voi ad essere sempre dalla parte della legalità e contro ogni forma di sopraffazione. La cultura della legalità, dell’accoglienza, della solidarietà si apprende prima di tutto a scuola. La famiglia, chiaramente gioca un ruolo importante, ma è a scuola che si formano le coscienze, che si preparano i ragazzi a diventare adulti.  Concludo questo mio breve intervento comunicando che il Comune di Palermo, con Determinazione Sindacale n.34 del 14 Aprile 2017, ha intitolato varie strade delle zone di Bonagia, Falsomiele e Borgo Ulivia a sindacalisti e politici uccisi in quel periodo   storico.   Fra   queste   strade, una è intitolata   alla memoria di Giuseppe Puntarello.

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