mercoledì, dicembre 27, 2017

Baruffe politiche tra ex pm

Antonio Ingroia e Piero Grasso
Antonio Fraschilla
«Grasso? Un politicante. Perché solo un politicante può dire che governerà l’Italia essendo ora a capo di partitino... prende in giro gli elettori perché col tre per cento o poco più non si governa un bel nulla». Di chi sono queste parole? A leggerle, si potrebbe pensare a un leader “vissuto” del centrodestra, come Berlusconi, oppure a Beppe Grillo che lancia i suoi strali dal sacro blog. Mai qualcuno penserebbe che a pronunciarle sia stato un ex magistrato, esattamente come Grasso, che appena cinque anni fa si lanciava alla guida di un partito non certamente a vocazione maggioritaria, esattamente come Grasso, al grido «arriveremo a Palazzo Chigi». E che alla fine raccolse poco più del due per cento dei consensi, ripiegando sulla poltrona di capo della società regionale Sicilia e-Servizi, su nomina dell’amico (ex) governatore Rosario Crocetta. E invece nel Paese «senza memoria», come ripeteva Pasolini, a lanciare questo j’accuse è Antonio Ingroia, la punta di diamante della procura di Palermo quando a guidarla era il contraltare giudiziario di Grasso, Gian Carlo Caselli. Ingroia è rimasto sempre un caselliano di ferro, ma se prima criticava il magistrato Grasso perché «morbido» nei processi Dell’Utri o perché disse che «bisognava dare un premio al governo Berlusconi per la lotta alla mafia», adesso l’ex pm attacca l’altro ex pm sul piano politico. Con una differenza: lo accusa di essere «un politicante», in sostanza un venditore di fumo, perché «sa di non poter governare nulla con il tre per cento». Ingroia che dice questo? Ma come, non era lui che nel 2013 scese in campo alla guida di “Rivoluzione civile”? Non era lui che diceva di essere «sicuro di potere raccogliere milioni di consensi»? Sì, era lui. Ma dopo cinque anni, ha cambiato idea. Come ogni buon politicante.

La Repubblica, 27 dic 2017

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