giovedì, agosto 03, 2017

Geraldina e Giulia Cipolla: "Nonno ci teneva tutti uniti con la sua voglia di fare e vivere le cose a pieno, con la sua passione e la sua curiosità"

Geraldina (col micr.) e Giulia  Cipolla
Pubblichiamo l'intervento pronunciato da  Geraldina Cipolla (l'ha scritto insieme alla sorella Giulia), nipote di Nicola, al funerale laico dello scorso 1 agosto alla Camera del lavoro di Palermo. Il ricordo di un nonno-nonno, ma particolare come lo era Nicola: esuberante, allegro, pieno di curiosità e di voglia di vivere.
GERALDINA e GIULIA CIPOLLA 
Vogliamo condividere alcuni dei momenti che hanno caratterizzato maggiormente il nostro rapporto con il nonno. Questo ricordo quindi non investe la sfera della politica, racconta il punto di vista dei nipoti e come potete immaginare avere lui come nonno è stata una festa, un privilegio raro. Io e mia sorella Giulia, le prime due nipoti femmine, ci chiamava le prille, prilla uno e prilla due e poi i bar ragioni, i nipoti maschi Nicola e Ruggero, e dopo diversi anni Emanuele ed Enrico, i nipoti piccoli, oggi grandi, che gli hanno rinnovato l’allegria per la presenza dei bambini che lui amava tanto. Ma noi non eravamo gli unici nipoti perché nostro nonno aveva tanti nipoti, tutti i giovani che ha incontrato sul suo percorso, per citarne solo alcuni Dario, Stefania, Marco, Sergio, Giusto, per non parlare di Antonella Leto ed Anna Bucca, sempre affettuosissime. Si interessava della vita politica di tutta la sua grande famiglia non tralasciando nulla neanche le elezioni dei rappresentanti di istituto delle scuole, lo si sentiva dire con orgoglio: “all’Umberto sono saliti due dei nostri!”.

Il nonno amava fare tutte quelle cose improbabili che solo i nonni possono fare: ci portava a Mondello a mangiare la pasta con le vongole e a lanciare a mare le bottiglie di vetro che trovavamo sulla spiaggia (in barba alla sua vena ambientalista); con grande gioia ci portava al circo, per cui nessuno di noi ha mai nutrito una forte passione, ci faceva fare la foto con babbo natale, la befana, i carri coi cavalli e in generale ci faceva fare tutte le cose che si fanno fare ai bambini con grande divertimento. E di tutti questi momenti conserviamo, oltre ai ricordi, delle foto bellissime con lui sorridente come un bambino. Ma più di ogni altra cosa con lui abbiamo viaggiato per l’Europa e imparato il piacere dell’arte, della cultura e della scoperta. In estate prendeva la macchina e partiva da solo, poi ci incontravamo in un punto prestabilito di una Capitale europea e continuavamo insieme il viaggio. Oltre all’immancabile gita sul battello in caso di città con fiume, mete privilegiate erano sempre i musei: uno dei suoi quadri preferiti era “La battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, un trittico conservato tra Londra, Parigi e Firenze, ovviamente ci ha portato a vederli tutti e tre; si era prefisso di vedere tutti i 37 quadri di Vermeer e naturalmente ci è riuscito e noi grazie a lui li abbiamo visti quasi tutti. Parigi era una città che amava molto e specialmente per il Louvre, il corridoio di arte italiana lo conosceva meglio di casa sua, mio zio dovrebbe avere una foto di lui che solo davanti alla Gioconda occupa tutto lo spazio disponibile per ammirarla con alle spalle un muro di giapponesi. A Roma immancabile la tappa a San Luigi dei Francesi per vedere il Caravaggio e i Musei Vaticani che aveva scoperto di poter prenotare on line saltando la fila. La scorsa estate non ha voluto rinunciare a rivedere il Duomo di Cefalù nonostante i 40 gradi e le scale ripide. Dopo i fatti del G8 di Genova, a cui lui ovviamente ha partecipato facendo tutti i cortei, mio padre e i miei zii non hanno più avuto sue notizie per giorni, salvo poi ricevere una telefonata di mio nonno che contentissimo comunicava che aveva fatto un salto da Genova a Parigi per andare a vedere il Louvre. Indimenticabile anche la telefonata da Cuba, dove mio nonno era andato da solo e per un banale raffreddore era stato ricoverato in ospedale. Ha chiamato per comunicare che non lo facevano ripartire, ma che il servizio sanitario cubano era uno dei migliori al mondo. La telefonata successiva fu la seguente: “Giuseppe sono a casa, sono a Lisbona”. Di anno in anno la preoccupazione comune era che non potesse più viaggiare, ma lui trovava sempre soluzioni per eludere i piccoli limiti dell’età: ad esempio quando veniva a Roma chiedeva l’assistenza in sedia a rotelle dall’aereo fino al trenino per poi invece muoversi in città da solo con i mezzi pubblici ed era sempre divertente vedere le facce del personale addetto quando alla fine del percorso lui si alzava dalla sedie a rotelle, prendeva il suo bastone e si metteva alla testa di un corteo. E di manifestazioni con il nonno in effetti ne abbiamo fatte tante: tra le più memorabili, oltre a Genova, il Social Forum a Londra del 2004, quando ha fatto il pugno chiuso fra le guardie della regina con lo sgomento dei turisti. Alle manifestazioni di Roma per l’acqua pubblica nostro nonno, con l’inseparabile Antonella Leto, partiva alla testa del corteo, si fermava poi in un punto strategico e rimaneva fino alla fine per vedere chi c’era e chi mancava dei nostri. Nostro nonno aveva fame di tutto, informazione, cultura e anche di cibo… a Roma non perdeva occasione per mangiare i carciofi da Giggetto al ghetto, le puntarelle e l’abbacchio mentre ci parlava del suo libro, dello sbarco in Sicilia degli americani. E a fine cena arrivava puntuale il commento del personale del ristorante: “a signorì, ma questo è uno che va ascoltato, c’ha tanto da di’!”. E noi lo ascoltavamo sempre con molto piacere e non solo perché era impossibile interromperlo, ma perché parlava di tutto ed era sempre aggiornatissimo e su temi nuovi sempre urgenti. In anni non sospetti iniziava a dirci che stava succedendo qualcosa di gravissimo con gli allevamenti dei bovini nutriti con farine animali; qualche anno dopo scoppiò il caso mucca pazza. Certamente nostro nonno era laico, ma anche noi avevamo i nostri riti a cui lui teneva tantissimo: - La notte di natale, la messa a Monreale per vedere la chiesa illuminata; - La palma intrecciata e il rametto d’ulivo a tutti i nipoti per pasqua; - I soldi dei dentini poi diventati buste per natale e compleanni; - la cassata obbligatoria per ogni compleanno e festa comandata; - mai coca cola a tavola e usare durante i viaggi il Mc Donald rigorosamente solo per andare in bagno. Ma il rito per eccellenza era iI pranzo della domenica. Sotto i tavoli di Franchino, Il cotto e il crudo, abbiamo tutti iniziato a gattonare. Lo vedevamo mangiare e parlare di politica con grande passione. Lo amavamo tutti moltissimo, ma il posto accanto a lui non era il più ambito, perché usava mettere nel tuo piatto le cose che non gradiva e nello stesso tempo prelevare senza chiedere permesso tutto quello che gli piaceva. Guardando la tavolata con tutti i nipoti e i figli con ampio gesto di mano diceva: “bellissimi!” e ovviamente il più bello era sempre quello assente. Ci teneva tutti uniti con la sua voglia di fare e vivere le cose a pieno, con la sua passione e la sua curiosità e ci ha insegnato che se puoi vedere un museo, leggere i giornali, intervenire, aggregare gente, informarti, stare dentro le cose che accadono nel mondo, allora stai già vivendo con pienezza la tua vita. Ciao nonno, ti vogliamo bene

Giulia e Geraldina Cipolla
nipoti di Nicola Cipolla

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