martedì, luglio 11, 2017

Ricerche del Museo di Corleone: nuove scoperte archeologiche sull’evoluzione umana in Congo

PUBBLICHIAMO PER GENTILE CONCESSIONE DELL'AUTORE IL TESTO DELL'INTERVENTO CHE ANGELO VINTALORO SVOLGERA' A PARIGI NEL GIUGNO PROSSIMO, IN OCCASIONE DEL XVIII CONGRESSO MONDIALE DELL'UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SCIENZE PREISTORICHE E PROTOSTORICHE
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di ANGELO VINTALORO
Questo argomento scientifico è molto delicato perché dopo nove anni di ricerche svolte nella Repubblica Democratica del Congo, soprattutto attraverso i reperti conservati (molto bel conservati) presso l’Istituto dei Musei Nazionali (equiparata ad una nostra Soprintendenza Culturale), sono stati evidenziati molti dati inediti e prorompenti che obbligano il mondo scientifico a rivedere il panorama scientifico riferito all’origine ed evoluzione dell’uomo.

Perché vengono fuori solo adesso questi dati ? Fino al 2001 in Congo-Kinshasa vi era in atto una sollevazione popolare di assestamento politico dopo che quattro anni prima era stato deposto e cacciato il Dittatore Mobutu,  per cui frequentare quel Paese era assolutamente improponibile, ancor di piu’ per motivi strettamente archeologici che non interessavano a nessuno in loco. Il mio amico Prof. Jospeh Ibongo, oggi Direttore dell’Istituto dei Musei Nazionali, mi racconta che i colonizzatori (belgi in testa) saccheggiarono di continuo il patrimonio artistico congolese lasciando solo 45.000 reperti oggi custoditi nei magazzini dello stesso Istituto e solo in piccolissima parte esposta nell’unica sala del Museo. Ho impiegato due anni per riuscire ad accedere a detti reperti in quanto i congolesi diffidano sempre dell’uomo bianco che loro chiamano “occidentali” e prima di farti addentrare nel loro mondo bisogna avere accordata una fiducia che tenea sempre a fare tutto insieme a loro.
Durante le prime due Missioni, nel 2008 e 2010, ci fecero visionare solo i reperti nei magazzini che poco o nulla avevano a che fare con l’archeologia. Si tratta infatti di maschere, piroghe, armi, vasellame, statue ed oggetti in legno inquadrabili dal 1500 in poi. Alla nostra richiesta se esistessero reperti preistorici ci è stato risposto un secco NO ! Ad un certo punto mi viene una folgorazione, avevo intuito una sfumatura e cioè che fino a quando vai nei Paesi africani e soggiorni negli hotel loro percepiscono il fatto come un volere mantenere le distanze tra bianchi e neri ed allora nel 2010 ho affittato una casa in quartiere popolare, vivendo con loro. E’ stata la carta vincente. Da quel momento in poi si sono aperti ad ogni rapporto di fiducia e per prima cosa mi fecero entrare in un magazzino dove erano ammassati i reperti litici riferibili all’evoluzione umana. Poi mi conducono all’Università dove c’era la restante parte in una stanza con delle vetrinette vetuste dove era anche collocata una mappa dove un tizio (monaco ?) negli anni ’30 ritrovò quei reperti tutti collocabili alle piu’ antiche fasi dell’evoluzione umana.
La scoperta è sensazionale ! Tutti hanno sempre taciuto tutto ciò probabilmente perché la colonizzazione prima e il regime poi non ne autorizzarono la divulgazione o magari per qualche altra ragione che adesso ci sfugge. Ma erano lì ! Mi ritrovavo davanti a qualcosa che mai avrei pensato di vedere: la possibilità di riscrivere la nascita e le dinamiche della piu’ antica storia dell’uomo In un attimo ho visto che la “Culla della vita” si ampliava oltre i normali confini della Gola di Olduvai nella Rift Valley lambendo tutto il Fiume Congo fino allo sbocco nell’Oceano Atlantico. E’ ampiamente conosciuto ed accettato che in Africa riconosciamo la nostra origine come umanità. A tal proposito, le scoperte archeologiche, come quelle di Olduvai e come pure il DNA archeogenetico, ricerca le esposizioni che, senza alcun dubbio,  confermano che i nostri antenati hanno fatto le loro esperienze primarie in Africa Centrale  e da lì si sono mossi verso la colonizzazione dell’intero pianeta.
Comunque questa importante storia dell’umanità e il ruolo dell’Africa nel telaio degli studi storici ed archeologici è lontana dalla relativa potenzialità reale. Ancora è attestato scorrettamente che questo è un continente “senza storia”. Questa idea ancora presente fra alcuni eruditi  e nei grandi settori degli studiosi è basato sull’assenza di conoscenza  circa la storia antica dell’Africa. E’ assolutamente errato che l’Africa non ha la relativa dinamica storica sparsa in una biodiversità ampiamente diffusa. Quando gli eruditi avevano disegnato la loro attenzione verso alcune delle regioni africane investendo il loro tempo, le risorse, le intelligente nuove ed i piani di azione profondamente storici sono entrati nell’immagine che ci mostra le tracce di civilizzazione antica, sviluppata nella memoria e sepolta sotto la polvere dei millenni e dei secoli. Ciò era il caso del Sahara, del Sudan, dell’Africa orientale e dell’Africa Sud-Centrale.
Pensiamo che sia tempo di avvicinarsi alla storia dell’Africa che osserva ad altre regioni di questa parte larga di continente quale l’Africa centrale. Qui desideriamo applicare l’ultima metodologia di ricerca archeologica, nel lavoro di campo e nell’elaborazione delle annotazioni e degli oggetti. Vi è la possibilità concreta di rilevare una transazione in lungo e in largo di questa zona che sicuramente otterrà risultati importanti. Oltre alla direttrice del Fiume Congo molti reperti provengono anche dall’Angola, dal Burundi, dal Rwanda e dal Katanga (Provincia del sud-est congolese).Tutto ciò stravolge l’attuale conoscenza in materia rimettendo in gioco tutto, financo la parte riguardante l’emigrazione dell’uomo in Europa ed Asia.
I reperti conservati a  Kinshasa possono essere benissimo equiparati a quelli ritrovati nella Rift Valley. Gli amici archeologi ed antropologici congolesi che mi hanno guidato mi raccontano che molti di quei reperti litici sono stati ritrovato nel sottosuolo dell’attuale Kinshasa ed in particolare nei pressi di un ponte vicino lo stadio e nell’area denominata di Kalina da dove emergono numerosi chopper e bifacciali in perfette condizioni di conservazione. Anche gli studiosi congolesi mi fanno notare che l’evoluzione e la dinamica dell’antropizzazione delle aree del Paese  è stata sempre soggetta ai cambiamenti climatici che ha spinto sempre i numerosi gruppi umani ad emigrare anche in aree inesplorate. Appare chiaro che il Fiume Congo e i Ad ogni periodo pluviale o glaciale i sedimenti lacustri si innalzavano ad un livello superiore sugli argini per poi abbassarsi durante la fase intermedia, cosicché questa lunga evoluzione ciclica è rimasta negli strati geologici quale testimonianza diretta. Questi ritrovamenti complicano ancor di piu’ il dibattimento tra gli studiosi che avvalorano il Monocentrismo (origine unica dell’uomo) e quelli che invece credono nel Policentrismo (pre-ominidi sparsi in territori diversi che si sono evoluti separatamente per giungere poi ai prototipi dei quattro gruppi della specie umana).Inoltre l’approfondimento del dello studio dei reperti e dei siti del Congo darà un’ulteriore spinta in merito al mistero dell’evoluzione umana riferita ai Neandertaliani.
Si è fermata l’evoluzione o ha costituito l’antenato dell’Homo sapiens ? Soltanto quest’ultimo si separa nettamente dal gruppo delle scimmie. Paradossalmente i Neandertaliani hanno subito forti cambiamenti climatici e quindi di ambiente, soggiacendo ad esso perché troppo ancorati al territorio mentre il Homo Erectus era meno specializzato e quindi meno condizionato dall’ambiente, per cui è riuscito a sopravvivere nell’evolversi dell’ambiente in cui viveva.
Quindi che cosa è l’adattamento per invenzione se non l’intelligenza ? Il primo fattore decisivo di questa evoluzione ha dovuto essere la stazione eretta permanente. Nell’area di Matadi, tra Kinshasa e l’Oceano Atlantico, vi sono numerosi insediamenti in grotta e alcune aree, di vasta estensione, dove vi sono centinaia di incisioni rupestri. Altre ricche aree sono state localizzate  nelle Regioni di Lubumbashi, Kolwezi, Kasai e Shaba. Qualche studioso mi parla anche di alcuni reperti analizzati al Carbonio 14 collocabili tra 40.000 e 50.000 anni fa. Chiaramente ci troviamo in presenza di una gran messe di dati ancora tutti da studiare ma quello che appare certo è che l’inizio e l’evoluzione umana passa anche da questa parte dell’Africa Centrale e non con casi sporadici bensì con una presenza forte e costante in quasi tutta l’area congolese.
PRIMO STUDIO DEI REPERTI LITICI
Secondo i seguaci di Darwin le quattro “categorie” del processo evolutivo sono le seguenti:
1)        Austrolopitecine (una qualunque delle varie forme di Australopithecus)
2)        Homo habilis
3)        Homo Erectus
4)        Homo Sapiens
Al di là del dibattimento, sempre acceso tra gli studiosi, sulla successione delle quattro “categorie” e sulla posizione eretta o meno di ognuno di loro bisognerebbe iniziare lo studio qui anche perché rappresenterebbe un elemento comparabile a quanto ad oggi sono le risultante provenienti dall’Olduvai.
PROBABILE COLLOCAZIONE
Olduvaiano
Sono i più antichi che si conoscano e sono costituiti da schegge e ciottoli taglienti (chopper) prodotti da Homo habilis e probabilmente anche da Australopithecus garhi.  Questo tipo di scheggiatura nasce in Africa circa 1,5 milioni di anni fa e rimase invariato per circa 700.000 anni. Il fatto che la tecnologia olduvaiana non abbia conosciuto innovazioni per un periodo di tempo così lungo confermerebbe la mancanza di linguaggio tra  le popolazioni dell’epoca.
Acheuleano
Facies del Paleolitico inferiore che inizia in Africa orientale intorno a 1,5 milioni di anni fa. Gli strumenti sono bifacciali associati a uno strumentario su scheggia con tipi abbastanza diversificati, tale facies è nota nel continente asiatico e in Europa, dove perdurò da circa 700.000 anni fino a circa 150.000 anni fa.
Paleolitico
Il Paleolitico viene ulteriormente diviso in tre periodi:
Paleolitico inferiore che va da 2.000.000 di anni fa a 100.000 anni fa;
Paleolitico medio che va da 100.000 anni fa a 35.000 anni fa;
Paleolitico superiore che va da 35.000 anni fa a 10.000 anni fa.
Nel Paleolitico inferiore comparve l'Homo habilis e successivamente l'Homo erectus.
Nel Paleolitico medio viveva l'Homo sapiens mentre nel Paleolitico superiore l'Homo sapiens sapiens.

OGGETTI VISIONATI ALL’ISTITUTO DEI MUSEI NAZIONALI  E ALL’UNIVERSITA’ DI KINSHASA

Chopper (utensile)
La prima specie del genere Homo in grado di fabbricare questi strumenti fu Homo habilis, circa due milioni di anni fa.
Amigdala (pietra a forma di mandorla))
Viene definita amigdala una concrezione minerale, Il termine descrive  alcune tipologie di bifacciale, generalmente selci scolpite a forma di mandorla e usate per le azioni giornalieri; il primo ad utilizzare questo genere di strumenti fu presumibilmente l'Homo erectus .

Bifacciale
Strumento caratteristico dell’Acheuleano e in minor misura di complessi del Paleolitico medio ricavato da ciottoli o da grandi schegge.
Sono inquadrabili nel Prè-Acheulèen (Pre-Acheuleano) e all’ Acheulèen e la tecnica di taglio sono chiamate “Victoria West I” e “Victoria West II”.
La Cultura di Lupumbien Inferiore (45.000-26.000 anni fa) viene considerata come una civilizzazione forestiera seguita dal Lupembien Superiore (26.000-15.000 anni fa).
Nelle interviste che ho fatto in Congo gli studiosi parlano dell’Acheuleano ne parlano di continuo indicandola come una “civiltà” molto presente nelle terrazze di origine alluvionale e si presentano eccezionalmente ricchi.
Dell’ Acheulèen si riportano le suddivisioni (I, II, II, IV, V) e si sottolineano sempre le aree di maggiore presenza e cioè quella del Bas-Congo ad ovest di Kinshasa, tra Angola, il Fiume Congo e l’Oceano Atlantico, e quella del Kasai nella parte centrale del Paese.
Altra importante Cultura è quella di Sangoen (100.000-40.000 anni fa) e prende il nome dal sito di Sango Bay che è la riva ovest del Lago Vittoria in Tanzania. Si espande lungo le vie già consolidate lungo il Fiume Congo fino alla Piana di Kinshasa.
Le Culture di Lupembien (I, II, II, IV, V) e di Lupembo-Tshitolien, che costituisce la fase finale inquadrabile a 13.000 anni fa, investono tutto il Congo e corrisponde al Paleolitico Superiore europeo.
Capitolo a parte merita la “Civilisations Préhistoriques à caractèrè non forestière” che si divide in:
•          Le Proto-Stillbayen
•          Le Stillbayen
•          Le Magosien
La Cultura denominata Tshitolien corrisponde al Mesolitico europeo e presenta una industria litica piu’ ridotta rispetto a quella precedente.
L’unica suddivisione rilevata è stata:
•          Tradizione Imbouga (Provincia dell’Equatore- centro/nord Congo)
•          Tradizione Ngovo (Bas-Congo) – ovest di Kinshasa
Di rilievo il vasellame che presenta importanti incisioni.
            La fase del Neolitico e dell’Età del Ferro costituiscono per gli studiosi locali  un’enorme confusione. C’è chi fa partire l’Età del Ferro nel VI sec. a.C. e chi invece al III sec. d.C.
Di rilievo anche il Megalitismo che attraverso il Carbonio 14 viene collocato tra il settimo ed il terzo millennio avanti Cristo.

ARTE RUPESTRE
Ad oggi è molto presente nel Bas-Congo nella Provincia di Matadi. Le incisioni su roccia vengono inquadrate dalla preistoria fino al XVI secolo dopo Cristo, periodo della colonizzazione cattolico-cristiana.
A volte le figure si sovrappongono ed una volta identificate le figure ci sembrerà di sfogliare un libro del tempo. Tali figure sono zoomorfe, antropomorfe, geometriche e simboliche. Qualcuno ha azzardato che alcune figure sono simili a quelle ritrovate nel deserto del Sahara. Magari portate dalla migrazione dei Bantu.
Pare comunque che in Congo la barriera naturale della foresta tropicale abbia prolungato la fase neolitica rispetto ad altre aree dell’Africa centrale che già svilupparono l’Età del Ferro. Se ciò venisse confermato saremmo in possesso di un dato importantissimo e cioè che in Africa l’evoluzione umana ha avuto delle fasi indipendenti in base al territorio, sicuramente differente tra una macro-area ed un’altra.
Angelo Vintaloro
Direttore del Museo Civico di Corleone

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