lunedì, dicembre 26, 2016

La Cgil chiede verità e giustizia per Agostino Aiello

Agostino Aiello
DINO PATERNOSTRO
Quarant’anni sono tanti, troppi. Ma nemmeno quarant’anni possono bastare per convincerci che quello di Agostino Aiello sia stato un tragico ma banale omicidio ad opera di qualche balordo che voleva rapinarlo. E non comprendiamo come mai siano passati 40 anni, senza che un’iniziativa forte sia stata assunta, allora, nel 1976 e negli anni immediatamente successivi, per pretendere che le forze dell’ordine e la magistratura scavassero a fondo sul delitto. Senza accontentarsi di spiegazioni banali, semplicistiche, quasi fatte apposta per chiudere in fretta il caso. Insomma, il tutto assomiglia troppo ad un’opera di depistaggio, com’è accaduto storicamente per tanti omicidi di mafia, camuffati per delitti comuni, beghe di partito, questioni d’onore, terrorismo. Allora ha fatto bene il segretario della Camera del Lavoro di Palermo, Enzo Campo, ad annunciare lo scorso 24 dicembre a Bagheria che la Cgil chiederà alla magistratura la riapertura del caso Aiello. Vogliamo verità. Vogliamo giustizia. Lo dobbiamo ad Agostino e al popolo, a tutti coloro che l’hanno stimato e voluto bene, alla Sicilia democratica degli onesti. (dp)  
CHI ERA AGOSTINO AIELLO?

L’on. Giuseppe Speciale, all’epoca parlamentare del PCI, ha scritto sul giornale “L’Ora” questo ricordo di Agostino Aiello con il quale aveva condiviso tanta parte della sua attività politica
A Bagheria è stato ucciso, la notte di Natale, un combattente. Tale era Agostino Aiello. Non sappiamo ancora chi o che cosa abbia armato la mano dei suoi feroci assassini, sappiamo, però, che il movimento operaio ha perduto un dirigente di grande prestigio, onesto sino allo scrupolo. Egli apparteneva a quella fitta schiera dio giovani che nell’immediato dopoguerra si tuffarono con entusiasmo, con impegno, ma anche con umiltà nella difficile opera di costruzione di un movimento sindacale democratico, forte, prestigioso. Era come i Miraglia, i Rizzotto, i Cangelosi, ai quali oggi lo accomuna anche la tragica fine.
Agostino Aiello era stato, durante il fascismo, un ragazzo operaio e questa sua condizione lo aveva educato all’impegno civile della lotta e della organizzazione. Nel ’43 fu tra i fondatori della sezione del Partito Comunista di Bagheria, una delle prime nate in Sicilia dopo lo sfascio della guerra fascista. Trasferì subito il suo impegno nell’organizzazione sindacale conquistandosi, nel corso di innumerevoli lotte, la stima e l’affetto dei lavoratori ma anche il rispetto degli avversari.
Per oltre vent’anni Agostino Aiello è stato alla testa dei braccianti e dei lavoratori di Bagheria e della fascia costiera, dando sempre prova di fermezza e di equilibrio anche nei momenti più duri. E appunto per queste sue qualità fu chiamato a dirigere, dopo l’assassinio di Rizzotto, la Camera del lavoro di Corleone. Ma egli non era soltanto un combattente, era anche un tenace costruttore. La Camera del lavoro di Bagheria, che è stata ed è una delle più forti organizzazioni sindacali della provincia, è in parte frutto del suo lavoro. Si deve anche a lui la costruzione della sua sede, la prima nella nostra provincia, dopo quella costruita settant’anni fa da Bernardino Verro a Corleone.
La grande fiducia dei lavoratori di Bagheria lo portò per due volte al consiglio comunale. Rinunziò alla carica di consigliere quando la CGIL deliberò la incompatibilità tra cariche sindacali e cariche elettive. Continuò, così, ancora per diversi anni a dare il suo grande contributo al rafforzamento dell’organizzazione sindacale e alla direzione di altre difficili battaglie.
Nel 1974, anche per favorire una nuova leva di dirigenti, chiese di essere sollevato dal gravoso incarico di segretario della Camera del lavoro. Fu allora eletto presidente della cooperativa di consumo “La Popolare”. Ma egli non era nuovo nel movimento cooperativo. Era stato, infatti, tra i promotori e sino a ieri uno degli amministratori della Cooperativa tra operai edili “La Sicilia”. Anche nel nuovo incarico ebbe modo di dare prova del suo attaccamento e della sua fedeltà al movimento dei lavoratori, del suo scrupolo e delle sue notevoli capacità di amministratore.
Quando i suoi feroci assassini lo hanno freddato egli stava portando a casa, per la cena di Natale, un piccolo pacchetto di cibarie prelevate e regolarmente pagate alla cassa del supermercato che egli amministrava. C’è in questo suo ultimo atto la rivelazione del carattere e della personalità di Agostino Aiello.

Giuseppe Speciale     

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