martedì, novembre 29, 2016

RadioArticolo1: il No dei Giuslavoristi al Referendum

RadioArticolo1 pubblica l'appello di oltre 90 tra giuristi, docenti universitari e avvocati esperti nelle materia del diritto del lavoro. La riforma realizza un forte e pericoloso accentramento dei poteri. E sui temi del diritto del lavoro le novità introdotte non sono affatto convincenti. Più debole la partecipazione democratica delle forze economiche e sociali. Oltre 90 le firme raccolte 
Desideriamo esprimere il nostro parere sulla legge costituzionale recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. Il nostro giudizio è negativo, sia per una valutazione complessiva della riforma che si sottopone al voto e dell’assetto istituzionale che si intende porre in essere, sia per ragioni specifiche attinenti alla materia del lavoro. Con riferimento all’assetto istituzionale desideriamo evidenziare che la riforma realizza un forte e pericoloso accentramento dei poteri, introducendo nel contempo innovazioni tanto discutibili quanto confuse. 


Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché la formazione del Senato prevista è priva di senso. Avremmo infatti un Senato composto, a rotazione, da presidenti di regione, consiglieri regionali e sindaci appartenenti a diversi schieramenti politici. Non quindi un Senato in rappresentanza unitaria dei territori, come nel sistema tedesco. E neppure un Senato dotato di una forte legittimazione politico-territoriale come nel modello USA. Ma una improbabile sommatoria di soggetti diversi, nessuno dei quali potrà vantare una vera rappresentanza territoriale e neppure una trasparente legittimazione politica. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché è del tutto inaccettabile lo scambio che si realizza tra Stato e regioni (a statuto ordinario). Le regioni vengono private di essenziali funzioni politico-legislative, offrendosi loro la consolazione di uno pseudo “Senato delle regioni”. Il fatto che numerosi esponenti della attuale rappresentanza regionale si dichiarino favorevoli a questo misero scambio dimostra il declino del regionalismo italiano, che pure a suo tempo qualcosa aveva rappresentato. Con specifico riferimento ai temi lavoristici desideriamo sottolineare che le novità introdotte, pur essendo relativamente limitate, in quanto la materia rimane, come è attualmente, nella competenza pressoché esclusiva dello Stato, non sono affatto convincenti. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché l’abolizione della competenza concorrente di Stato e regioni nella materia della tutela e sicurezza del lavoro avrebbe l’effetto di riportare tutte le funzioni ora svolte dai Servizi per l’impiego regionali o provinciali alla gestione del Ministero del lavoro. Tale modifica comporterebbe un notevole dispendio di risorse per il trasferimento e la riorganizzazione delle funzioni che, in assenza di uno stanziamento adeguato di fondi, non ne garantisce in alcun modo un miglioramento qualitativo. I servizi per l’impiego sono stati trasferiti alle Regioni e alle province nel 1997 proprio a causa delle gravi inefficienze a cui aveva dato luogo la gestione ministeriale e non vi è alcuna ragione per ritenere che il ritorno all’amministrazione centrale possa oggi di per sé migliorare la situazione. Si ripropone inoltre il vizio d’origine del sistema, costituito dalla separazione tra politiche per il lavoro, che tornerebbero alla competenza centrale, e formazione professionale, che resterebbe di competenza regionale. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché l’inserimento in Costituzione di un esplicito riferimento alle “politiche attive del lavoro” tra le competenze dello Stato, è solo apparentemente innovativo, in quanto la materia rientrerebbe comunque nella più ampia definizione di tutela e sicurezza del lavoro. Tale inserimento si realizza, inoltre, in un contesto caratterizzato dalla sempre più marcata sottoposizione del cittadino e della cittadina bisognosi di lavorare a vincoli e condizioni strettissimi, la cui legittimità, sotto il profilo del rispetto del diritto al lavoro e della libertà di scegliere un’occupazione corrispondente alle proprie possibilità e aspirazioni garantiti dall’art. 4 della Costituzione e dall’art. 15 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, è oggi fortemente discussa. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché il c.d. voto a data certa, imponendo al parlamento di pronunciarsi in via definitiva entro settanta giorni, limita fortemente la possibilità per le competenti Commissioni della Camera di svolgere quelle indagini e quelle ricerche che spesso sono necessarie per avere piena contezza della situazione che si intende regolare e degli effetti che la nuova legge può produrre. In tale attività istruttoria è frequente, nelle materie lavoristiche e previdenziali, il ricorso all’audizione delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, degli enti previdenziali, degli enti esponenziali degli interessi che si vanno a regolare, nonché di esperti della materia. 

La ristrettezza dei tempi del procedimento legislativo avrebbe dunque l’effetto di limitare fortemente la possibilità per le formazioni sociali, garantite dall’articolo 2 della Costituzione, di partecipare alla vita politica economica e sociale del Paese, come previsto dall’art. 3, comma secondo, della Costituzione ed impedirebbe che nel dibattito parlamentare si individuino quelle mediazioni tra le diverse istanze e interessi che sono elemento essenziale della democrazia. Conferma della linea della riforma volta a limitare fortemente il ruolo dei corpi intermedi si ha, del resto, nelle previsioni relative all'abolizione del Cnel, il quale, pur non avendo avuto sinora quel ruolo consultivo che i Padri costituenti avevano immaginato, avrebbe potuto essere riformato in modo da farne un vero organo di partecipazione democratica delle forze economiche e sociali alla definizione dell'indirizzo del Paese. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché la riforma costituzionale nulla innova in materia di previdenza sociale, mentre il ritorno della previdenza complementare e integrativa alla competenza esclusiva statale, senz’altro condivisibile, ha un effetto praticamente nullo: di fatto, anche dopo il 2001, la materia, che con la precedente riforma del Titolo V della Costituzione è stata discutibilmente attribuita alla competenza concorrente di Stato e Regioni, ha continuato ad essere regolata esclusivamente con leggi dello Stato, legittimato a intervenire sulla base dell’attinenza della materia sia all’ordinamento civile, sia alla tutela del risparmio. 

Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché l’attribuzione allo Stato della competenza ad emanare disposizioni generali e comuni per la tutela della salute e per le politiche sociali introduce un elemento di incertezza ulteriore circa l’esatto riparto di competenze (dovendosi stabilire cosa si intenda per generali e comuni) ed è foriera di un contenzioso tra Stato e regioni, attinente sia alla distinzione tra funzioni spettanti all’uno o all’altro nelle specifiche materie, sia alla distinzione tra politiche sociali e assistenza sociale, che sinora è stata di competenza esclusiva regionale, ma per le prestazioni economiche ha continuato di fatto ad essere regolata su base nazionale. 

Infine, voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché nel riscrivere la clausola di supremazia, mediante la quale lo Stato può sostituirsi alle regioni e agli enti locali, si fa un generico riferimento alla tutela dell’unità giuridica ed economica dello Stato, omettendo lo specifico riferimento, attualmente previsto, alla tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti di diritti civili e sociali. Ciò se in linea generale non impedisce l'intervento dello Stato su questo aspetto, d'altra parte conferma la mancanza di attenzione dell’attuale legislatore costituente a questa fondamentale istanza.

Firmatari 
Andrea Allamprese, professore aggregato di diritto del lavoro, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia 
Piergiovanni Alleva, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Politecnica delle Marche 
Amos Andreoni, già ricercatore di diritto del lavoro, Università La Sapienza di Roma 
Cataldo Balducci, professore associato di diritto del lavoro, Università del Salento 
Maria Vittoria Ballestrero, professoressa emerita di diritto del lavoro, Università degli studi di Genova 
Marco Barbieri, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Foggia 
Vincenzo Bavaro, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Alessandro Bellavista, professore ordinario di diritto del lavoro Università di Palermo 
Olivia Bonardi, professoressa associata di diritto del lavoro, Università degli Studi di Milano 
Piera Campanella, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università di Urbino Carlo Bo
Umberto Carabelli, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari 
Rosa Casillo, ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II 
Mario Cerbone, ricercatore di diritto del lavoro, Università degli Studi del Sannio 
Gisella De Simone, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università degli Studi di Genova
Antonio Di Stasi, professore ordinario di Diritto del lavoro, Università Politecnica delle Marche
Franco Focareta, ricercatore di diritto del lavoro, Università di Bologna 
Alessandro Garilli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli Studi di Palermo
Enrico Gragnoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli Studi di Parma 
Andrea Lassandari, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Bologna 
Gabriella Leone, ricercatrice di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari 
Antonio Loffredo, professore associato di diritto del lavoro, Università degli Studi di Siena 
Gianni Loy, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli Studi di Cagliari Federico Martelloni, professore associato di diritto del lavoro, Università di Bologna 
Luigi Mariucci, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Ca’ Foscari di Venezia
Monica Mc Britton, ricercatrice di diritto del lavoro, Università del Salento 
Pasquale Monda, assegnista di ricerca, Università degli studi del Sannio 
Gaetano Natullo, professore associato di diritto del lavoro, Università degli Studi del Sannio
Giovanni Orlandini, professore associato di diritto del lavoro, Università degli Studi di Siena 
Natalia Paci, professoressa a contratto di diritto del lavoro, Università di Urbino Carlo Bo 
Vito Pinto, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari 
Umberto Romagnoli, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Bologna 
Stefania Scarponi, già professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università degli studi di Trento
Anna Trojsi, professoressa associata di diritto del lavoro, Università degli studi "Magna Graecia" di Catanzaro 
Bruno Veneziani, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Roberto Voza, professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari 
Lorenzo Zoppoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II 
Velia Addonizio, avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Giorgio Albani, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Stefania Algarotti, Avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Elisabetta Balduini, avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Raffaella Ballatori, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Paolo Berti, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Alessandro Brunetti, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Mario Cerutti, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Chiara Colasurdo, avvocata giuslavorista, Foro di Roma 
Fabio Valerio Coppola, avvocato giuslavoristi, Foro di Napoli 
Valentina D’Oronzo, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Emiliano Fasan, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Lorenzo Fassina, giuslavorista dell’Ufficio giuridico della Cgil 
Lello Ferrara, avvocato giuslavorista, Foro di Napoli, membro della Consulta Giuridica Nazionale Fiom 
Silvia Gariboldi, avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Antonella Gavaudan, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Tommaso Gianni, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Giovanni Giovannelli, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Katia Giuliani, avvocata giuslavorista, Foro di Roma 
Corrado Guarnieri, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Francesca Romana Guarnieri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino 
Carlo Guglielmi, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Amelia Iannò, Avvocato Inail, Foro di Messina 
Silvia Ingegneri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino 
Alessandro Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Anna Silvana Lamacchia, avvocata giuslavorista, Foro di Torino 
Roberto Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Bruno Laudi, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna 
Bartolo Mancuso, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Stefania Mangione, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Giovanni Marcucci, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Andrea Matronola, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Alvise Moro, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Piero Nobile, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Aurora Notarianni, avvocato giuslavorista, Foro di Messina 
Angiolino Palermo, avvocato giuslavorista, Foro di Milano e Reggio Calabria 
Chiara Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma 
Ilaria Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma 
Pierluigi Panici, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Sara Antonia Passante, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Bruno Pezzarossi, avvocato giuslavorista, Foro di Reggio Emilia 
Alberto Piccinini, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna 
Luca Pigozzi, avvocato giuslavorista, Foro di Torino 
Elena Poli, avvocata giuslavorista, Foro di Torino 
Giuliana Quattromini, Avvocata giuslavorista, Foro di Napoli 
Filippo Raffa, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Guido Reni, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna 
Domenico Roccisano, avvocato giuslavorista, Foro di Milano 
Annalisa Rosiello, avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Dario Rossi, avvocato giuslavorista, Foro di Genova 
Giorgio Sacco, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna 
Ettore Sbarra, avvocato giuslavorista, Foro di Bari 
Maria Faustina Serrao, avvocata giuslavorista, Foro di Milano 
Maria Spanò, avvocata giuslavorista, Foro di Torino 
Chiara Spera, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Francesca Stangherlin, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna 
Lidia Undiemi, consulente giuslavorista 
Sergio Vacirca, avvocato giuslavorista, Foro di Roma 
Giovanni Ventura, avvocato giuslavorista, Foro di Trieste 
Silvia Ventura, avvocata giuslavorista, Foro di Firenze 
Alida Vitale, avvocata giuslavorista, Foro di Torino


1 commento:

a.saporito56@gmail.com ha detto...

Il prossimo 5 dicembre, sicuramente, rivivremo il 9 ottobre 1998, quando, per un solo voto, cadde il governo Prodi, il primo governo italiano di centrosinistra (ciò accadde perché parte della sinistra italiana – Bertinotti & C. - votò insieme al centro destra di Berlusconi, Bossi, Storace, ecc.).
Anche oggi, i voti di parte della sinistra italiana si uniscono a quelli di Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, ecc.. Risultato: andremo a votare e consegneremo l’Italia o ai populisti guidati da Grillo, o a quelli guidati da Salvini/Meloni. Un bel risultato, una bella strategia suicida.