venerdì, settembre 09, 2016

Corleone, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di scioglimento per mafia degli organi istituzionali del comune

Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana di ieri è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica dello scorso 12 agosto, con cui sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose gli organi istituzionali del Comune di Corleone. Allegate al Decreto sono state pubblicate sia la relazione del ministro dell'interno al Presidente della Repubblica del 4 agosto 2016, sia la relazione del prefetto di Palermo al ministro dell'interno del 23 maggio 2016. Interessanti le 51 pagine della relazione prefettizia (CLICCA QUI PER LEGGERLA), con cui si spiegano in dettaglio (anche se con tanti omissis, perché ancora le indagini continuano sul piano giudizio) i motivi che hanno spinto lo Stato a sciogliere il consiglio comunale di Corleone. Leggiamola... (dp)


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
12 agosto 2016
Scioglimento del comune di Corleone e nomina della commissione straordinaria. (16A06573) (GU Serie Generale n.210 del 8-9-2016)


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

  Considerato  che  nel  comune  di  Corleone  (Palermo)  gli  organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del 6 e 7 maggio 2012;
  Considerato che,  dall'esito  di  approfonditi  accertamenti,  sono emerse forme di ingerenza della criminalita'  organizzata  che  hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
  Rilevato,   altresi',   che   la   permeabilita'    dell'ente  ai condizionamenti esterni della criminalita'  organizzata  ha  arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
  Ritenuto che, al fine di porre rimedio  alla  situazione  di  grave inquinamento  e  deterioramento  dell'amministrazione   comunale   di Corleone,  si  rende  necessario  far  luogo  allo  scioglimento  del consiglio comunale e disporre il  conseguente  commissariamento,  per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
  Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
  Ritenuto, inoltre, di  dare  adeguata  informazione  al Presidente della Regione Siciliana;
  Vista la proposta del Ministro dell'interno, la  cui  relazione  e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
  Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri,  adottata  nella riunione del 10 agosto 2016, alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana;

                              Decreta:

                               Art. 1

  Il consiglio comunale di Corleone (Palermo) e' sciolto.

 
 
 
Art. 2
 
  La gestione del comune di Corleone (Palermo) e'  affidata,  per  la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: 
    dott.ssa Giovanna Termini, viceprefetto; 
    dott.ssa Rosanna Mallemi viceprefetto aggiunto; 
    dott.ssa Maria Cacciola, funzionario economico-finanziario. 

Art. 3
 
  La commissione straordinaria per la  gestione  dell'ente  esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari  a  norma  di  legge,  le attribuzioni spettanti al  consiglio  comunale,  alla  giunta  ed  al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle  medesime cariche. 
    Dato a Selva di Val Gardena, addi' 12 agosto 2016 
 
                             MATTARELLA 
 
 
                          Renzi, Presidente del  Consiglio 
                          dei ministri 

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 RELAZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO
 
                               Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Corleone (Palermo) sono state riscontrate forme  di
ingerenza  da  parte  della  criminalita'   organizzata   che   hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del  6  e  7  maggio  2012,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Le risultanze di alcune indagini della  magistratura,  unitamente
ad un'attenta attivita' informativa svolta dalle  forze  dell'ordine,
hanno fatto emergere i vincoli familiari  e  i  rapporti  che  legano
amministratori ed esponenti  dell'organizzazione  mafiosa  denominata
cosa nostra, nonche' alcuni significativi elementi, anche relativi  a
procedimenti amministrativi,  che  rendono  plausibili  tentativi  di
infiltrazione mafiosa all'interno dell'ente. 
    La descritta situazione ha  indotto  il  prefetto  di  Palermo  a
disporre, con decreto  del  15  gennaio  2016,  l'accesso  presso  il
comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267 (TUOEL), per gli accertamenti di rito. 
    Al termine  dell'indagine  ispettiva  il  prefetto,  su  conforme
parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
integrato con la  partecipazione  del  Procuratore  della  Repubblica
presso il Tribunale di Palermo  -  D.D.A.  e  del  Procuratore  della
Repubblica  presso  il  Tribunale  di  Termini  Imerese,  ha  redatto
l'allegata relazione in data 23 maggio 2016,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  della
misura prevista dall'art. 143 del TUOEL. 
    I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero
andamento  gestionale  dell'amministrazione  comunale,   la   cornice
criminale ove si colloca l'ente locale, con particolare  riguardo  ai
rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria. 
    Il contesto mafioso del  mandamento  di  Corleone  -  che  si  e'
connotato per il clima di omerta',  di  connivenze  e  per  la  forte
contiguita' delle diverse consorterie locali  -  ha  espresso,  negli
anni,  un'organizzazione  criminale   particolarmente   efferata   ed
autorevole, i cosiddetti corleonesi, che annovera personaggi  la  cui
portata  criminale  ha  travalicato  i  confini  locali,   mantenendo
integra, nel tempo, l'organizzazione economica e  sociale  dei  clan,
nonostante le diverse vicende che hanno interessato i sodali. 
    La cattura di esponenti storici e di  personaggi  di  spicco  del
sodalizio e le successive condanne  a  lunghe  pene  detentive  hanno
fatto si' che la conduzione degli interessi di  cosa  nostra  venisse
affidata a fiduciari, legati  agli  esponenti  criminali  da  stretti
vincoli familiari. In tal modo, il figlio di uno stretto congiunto di
un capomafia corleonese assumera' la carica  di  capo  mandamento  di
Corleone in assenza del vertice  mafioso,  gestendo,  insieme  ad  un
altro congiunto, importanti  interessi  economici  legati  ad  affari
illeciti. Analogamente, nel periodo di latitanza, un diverso  vertice
di cosa nostra, affidera' al figlio di un vicino parente, di  cui  e'
stato  comprovato  il  ruolo  apicale  all'interno  dell'organigramma
corleonese, la cura degli affari dell'organizzazione criminale  e  la
gestione dell'aspetto logistico della latitanza del boss mafioso.  Lo
stesso reggente  del  sodalizio  costituira'  anche  il  fondamentale
tramite per dare esecuzione agli ordini impartiti dal latitante e per
la riscossione delle tangenti sul territorio. 
    Dopo l'arresto dei due  fiduciari  di  cui  si  e'  fatto  cenno,
secondo quanto risulta dalle  indagini  condotte  dalla  magistratura
inquirente, il mandamento e' stato affidato ad altro sodale,  che  ha
mantenuto stretti rapporti con le citate famiglie mafiose, essendo ad
esse legato per vincoli familiari. Nel  novembre  2015,  il  predetto
sodale reggente del mandamento e' stato arrestato  per  il  reato  di
associazione a delinquere di stampo mafioso, all'esito  di  attivita'
investigative svolte a seguito della denuncia di  un  funzionario  di
altro ente, destinatario di un episodio estorsivo. 
    Le indagini hanno  evidenziato  la  presenza  sul  territorio  di
un'organizzazione criminale prevalentemente dedita  alla  commissione
di reati estorsivi col tipico metodo mafioso ed hanno definito  ruoli
e funzioni degli appartenenti al sodalizio, permettendo  cosi'  anche
la ricostruzione dell'assetto della famiglia  mafiosa  di  un  comune
contermine. A tal riguardo, infatti, le investigazioni hanno messo in
luce il ruolo di  riferimento  e  di  collegamento  tra  la  famiglia
mafiosa del predetto comune e' il mandamento corleonese, svolto da un
dipendente del comune di Corleone, che si e' dimostrato in  grado  di
risolvere i conflitti tra i due gruppi criminali, con  determinazione
ed esercitando un potere carismatico, pur mantenendo un atteggiamento
di basso profilo per non insospettire le forze dell'ordine. 
    Il predetto dipendente comunale e' stato tratto  in  arresto  nel
settembre 2014 in  quanto  ritenuto  responsabile,  in  concorso  con
altri, del reato di estorsione  ed  associazione  per  delinquere  di
stampo mafioso e lo scorso 22 febbraio 2016 e' stato  condannato,  in
primo grado, alla pena di anni 12 di reclusione.  Fonti  tecniche  di
prova hanno consentito di appurare il  ruolo  centrale  svolto  dallo
stesso all'interno dell'organizzazione criminale, in occasione  degli
incontri tra soggetti affiliati mafiosi,  per  programmare  attivita'
delittuose. 
    Quanto    all'amministrazione    comunale,    e'     innanzitutto
significativo che gran parte degli amministratori  eletti  nel  corso
delle consultazioni amministrative del 2012 avesse gia'  fatto  parte
degli organi di governo dell'ente nella  precedente  consiliatura  e,
talora,  anche  in  quella  eletta  nel  2002.   Nella   consiliatura
2007-2012, infatti, oltre la meta  dei  consiglieri  dell'ente  erano
gia' stati componenti del consiglio comunale e,  in  particolare,  il
sindaco  in  carica  aveva  svolto  le  funzioni  consiliari  ed   il
vicesindaco quelle di presidente del consiglio comunale. 
    Dalle risultanze dell'accesso emerge anche  una  contiguita'  tra
esponenti della criminalita' organizzata corleonese o tra persone  ad
essi vicine e gli  amministratori  comunali,  favorita  da  un  fitto
intreccio di legami parentali, da rapporti di frequentazione o da una
comunanza di interessi economici. 
    Gli accertamenti ispettivi hanno, inoltre, messo in  luce  alcune
circostanze indicative dei rapporti  tra  i  componenti  del  governo
locale e cosa nostra. 
    I legami tra la famiglia del sindaco e la locale famiglia mafiosa
sono suggellati anche da particolari vincoli che  assumono,  in  quel
territorio, un alto valore simbolico all'interno  delle  consorterie:
si tratta della scelta del "padrino" o della "madrina"  in  occasione
della  celebrazione  di  sacramenti  religiosi.  Emblematica  e'   la
circostanza che i "padrini" sia del primo cittadino  che  di  un  suo
stretto parente siano esponenti o  persone  strettamente  imparentate
con personaggi della mafia locale. 
    Tra  gli  amministratori,  assume  rilievo  l'incontro   tra   un
assessore ed  un  soggetto  condannato  per  associazione  di  stampo
mafioso  avvenuto  all'interno  di  un  esercizio  commerciale,   nel
febbraio  2015,  nel  corso  del  quale  i  due  si   sono   salutati
scambiandosi il rituale "doppio bacio" mafioso. 
    Quanto ai consiglieri comunali, rileva  ai  fini  della  presente
relazione  il  danneggiamento  ad  un   escavatore   subito   da   un
amministratore, eletto tra  le  fila  della  maggioranza  ma  passato
all'opposizione per contrasti con il sindaco. 
    L'evento - secondo le successive indagini - e'  da  ritenere  una
forma di ritorsione nei confronti del consigliere, considerato troppo
vicino ad un imprenditore - titolare di una ditta  individuale  e  di
altra  societa'  -  con  il  quale  aveva  costituito  una   societa'
imprenditoriale  di  fatto,  non  legalmente  formalizzata.  Infatti,
l'escavatore, di proprieta' dell'imprenditore era in realta'  in  uso
esclusivo dell'amministratore che, nella circostanza, dichiarava agli
inquirenti di aver  acquistato  il  mezzo,  ma  di  non  aver  ancora
provveduto al relativo passaggio di proprieta'. Dell'imprenditore, il
cui nominativo risulta nell'albo delle ditte  di  fiducia  dell'ente,
relativo agli anni  2012/2015,  il  prefetto  di  Palermo  segnala  i
rapporti con la consorteria mafiosa. 
    Nel corso di indagini finalizzate ad individuare gli autori di un
reato di tentata estorsione ai danni di un imprenditore - titolare di
una ditta che e' risultata affidataria nel 2013 di lavori  presso  il
campo sportivo comunale - e' emerso che  un  soggetto,  poi  divenuto
consigliere comunale a Corleone,  si  era  interessato  affinche'  il
predetto imprenditore facesse lavorare, all'interno del cantiere, una
ditta vicina a cosa nostra, nonche' il congiunto di un  sodale  e  un
mafioso appena  scarcerato,  parente  e  fiancheggiatore  del  locale
capomafia, di cui si e' detto in precedenza. 
    Nella vicenda e' coinvolto anche il predetto dipendente  comunale
- allora custode del campo sportivo, nei  cui  uffici  si  svolgevano
incontri tra associati ed affiliati mafiosi per programmare attivita'
delittuose - che ha esercitato pressioni  finalizzate  all'assunzione
dell'esponente malavitoso. 
    Emblematica e' la circostanza che il comune non si sia costituito
parte civile nel procedimento penale instaurato  dopo  l'arresto  del
proprio dipendente. 
    Gli   accertamenti   ispettivi   della   commissione    d'accesso
tratteggiano  una  struttura  amministrativo-burocratica  formata  da
soggetti  legati  tra  loro  da  rapporti   parentali   o   adusi   a
frequentazioni controindicate. 
    L'apparato burocratico ha subito, nel tempo,  diversi  interventi
di riorganizzazione, con frequenti cambi ai vertici dei settori e con
la costituzione di due ulteriori uffici tecnici posti alle dipendenze
di persone assunte con contratto a tempo determinato e part-time, cui
sono  state  attribuite  mansioni  sottratte  alle   strutture   gia'
esistenti. L'iniziativa di nominare i due nuovi capi-settore, secondo
quanto  riferito  da  due  amministratori  dell'ente,  sarebbe  stata
assunta  direttamente  dal  sindaco,  senza  consultazioni   con   la
maggioranza consiliare e con  la  giunta,  ed  avrebbe  inciso  sulle
competenze di due dirigenti tecnici di molo del comune,  preposti  ai
servizi le cui attribuzioni sono state ridotte. 
    La rete familiare e la comunanza di interessi con la criminalita'
organizzata ha costituito il substrato nel quale si e'  esplicato  il
condizionamento dell'amministrazione,  comprovato  da  una  serie  di
fatti gravi e concreti,  che  hanno  determinato  una  situazione  di
vantaggio per soggetti facenti parte di cosa  nostra  o  vicini  alla
consorteria, la cui responsabilita' deve essere ricondotta all'ente. 
    Le attivita' connesse alla gestione del ciclo  dei  rifiuti  sono
quelle che suscitano maggiore interesse da parte  della  criminalita'
organizzata, sia per gli enormi proventi che ne derivano, sia per  la
possibilita' di esercitare un capillare controllo del territorio. 
    Il comune di Corleone - che insieme ad altri comuni faceva  parte
dell'Area Territoriale  Ottimale  Palermo  2  (ATO  PA  2),  oggi  in
fallimento - sfruttando  le  difficolta'  incontrate  dalla  societa'
incaricata della raccolta, ha garantito a societa' private, collegate
a consorterie mafiose locali, lo svolgimento del servizio di raccolta
rifiuti. 
    Secondo  quanto  emerge  anche  dagli  atti   della   commissione
d'accesso,  il  comune  ha  perseguito  gli  interessi  delle  locali
famiglie  mafiose,  fin  dai  primi  momenti   di   crisi   dell'ATO,
ostacolando le procedure comunali relative all'istituzione  dell'Area
di raccolta  ottimale  (ARO),  prevista  da  specifiche  disposizioni
regionali in materia di gestione del ciclo dei rifiuti. 
    Grave e', infatti,  la  circostanza  che  nonostante,  nel  2014,
l'Ufficio tecnico comunale avesse preparato tutta  la  documentazione
costitutiva dell'ARO, nonche' il Piano di intervento per la  raccolta
dei  rifiuti  solidi  urbani  sul  territorio   di   Corleone,   dopo
l'approvazione da parte della giunta, la relativa delibera consiliare
non sia mai stata adottata, per espressa volonta' del sindaco. 
    Per contro, il sindaco, dal mese di febbraio 2015, ha dato  avvio
ad una gestione straordinaria del servizio  disponendo,  con  proprie
ordinanze contingibili ed urgenti, interventi  sussidiari  attraverso
noli affidati a due imprese, di cui una riconducibile ad un  soggetto
vicino  alla  locale  famiglia  mafiosa,   che   ne   e'   di   fatto
l'amministratore,  e  l'altra  amministrata  da  un  componente   del
consiglio di amministrazione della prima. 
    Nei' confronti delle predette ditte, il prefetto di  Palermo,  lo
scorso  15   luglio   2016,   ha   emanato   distinti   provvedimenti
interdittivi,  disponendo  anche,   per   una   delle   imprese,   la
cancellazione  e,  per  l'altra,  il  diniego  dell'iscrizione  nella
cosiddetta white list, istituita presso la prefettura di Palermo. 
    Gli accertamenti svolti dalla commissione di accesso  hanno  reso
evidente che i noli contratti dall'amministrazione comunale celano un
vero e proprio affidamento di appalto del servizio. 
    Il prefetto osserva che, solo nel novembre 2015  e  nel  febbraio
2016, i rapporti con la seconda ditta saranno  disciplinati  con  due
contratti stipulati in forma pubblica, ma privi dei  piu'  elementari
requisiti  dell'atto  pubblico  e,  cioe',   dell'indicazione   circa
l'esatta durata del contratto e della specificazione  del  costo  del
servizio  in  un  arco  temporale   preciso.   Infatti,   la   durata
dell'appalto   viene   collegata   "all'esaurimento   delle   risorse
impegnate". 
    Singolare e' anche la circostanza che i due contratti siano stati
sottoscritti in vigenza di un atto di indirizzo della  giunta  che  -
esercitando una competenza impropria - dichiara cessato lo  stato  di
emergenza ed incarica il responsabile del servizio di  espletare  una
regolare procedura di' gara. 
    Il  comune  di  Corleone  ha  esternalizzato   il   servizio   di
accertamento e riscossione dei tributi, scegliendo un  concessionario
tra  le  societa'  selezionate  da  un'associazione  costituita   per
l'espletamento di alcuni servizi, alla quale l'ente  ha  aderito  con
delibera    di    giunta    del    dicembre    2013.     L'iniziativa
dell'amministrazione aveva lo scopo di abbattere  i  tempi  necessari
per  l'indizione  di  una  eventuale  gara  da  gestire  in  proprio,
perseguendo, nel contempo, obiettivi di economicita',  convenienza  e
contenimento dei costi. 
    La scelta del comune ha trovato, tuttavia, la  ferma  opposizione
del  collegio  dei  revisori  che  aveva  contestato  la  convenienza
economica  dell'iniziativa,  evidenziando  anche  un   non   proficuo
utilizzo del personale del  competente  ufficio  comunale.  Peraltro,
anche l'Autorita' nazionale anticorruzione  aveva  obiettato  che  la
ditta prescelta non  rispondeva  ai  modelli  organizzativi  previsti
dalla vigente normativa  e  che  le  gare  espletate  dalla  societa'
risultavano prive del presupposto di legittimazione. 
    Nonostante i rilievi, il servizio risulta  ancora  esternalizzato
ed  e'  svolto  da  una  ditta   subentrata   alla   prima   societa'
assegnataria,  la  quale  detiene  il  45%  delle   quote   azionarie
dell'attuale  gestore.  Dall'esame  della  situazione  economica  del
comune, a far data dall'affidamento del servizio  al  concessionario,
si registra un calo di oltre 40 punti percentuali  nella  riscossione
ordinaria dei tributi, che passa dal 73% al 25%. 
    Tra gli utenti morosi vi sono esponenti della locale  consorteria
e familiari di amministratori ed  e'  inoltre  significativo  che  il
referente  della  societa'  sia   stato   consigliere   della   prima
assegnataria e sia affine del capo di un mandamento contiguo a quello
di Corleone, come e' stato accertato nel corso di  indagini  condotte
dalle forze di polizia. 
    Come rileva il prefetto di Palermo, i  titolari  di  molte  delle
imprese iscritte all'albo si trovano in rapporti di forte contiguita'
o addirittura di appartenenza alle locali consorterie mafiose.  Dette
ditte  sono  risultate  destinatarie  di  affidamenti  diretti  o   a
trattativa privata per l'esecuzione di lavori o per l'espletamento di
servizi di competenza comunale. Si fa, in particolare, riferimento ai
lavori eseguiti negli anni 2012-2015 da una ditta il cui titolare  e'
aduso a frequentazioni controindicate ed  e'  stato  coinvolto  nella
vicenda relativa alla tentata estorsione di cui si e' gia' parlato ed
a quelli affidati in via diretta ad altra  ditta,  i  cui  soci  sono
stati reiteratamente notati dalle forze di polizia  in  compagnia  di
esponenti, anche di spicco, del clan locale. 
    Quanto ai servizi, viene segnalato  quello  relativo  alla  mensa
scolastica,  assegnato  ad  una  ditta   vicina   alla   criminalita'
organizzata, con procedura anomala caratterizzata  dal  frazionamento
dell'appalto, che e' quindi rimasto sempre sotto-soglia. 
    Anche in occasione dell'affidamento di incarichi legali, l'azione
dell'ente e' stata condizionata dagli  interessi  della  criminalita'
organizzata: nonostante il comune si sia dotato di un albo di  legali
di fiducia e la relativa attivita' sia disciplinata  da  disposizioni
regolamentari, la difesa dell'amministrazione in tutti i  contenziosi
stragiudiziali e' stata affidata ad un  avvocato  legato  da  vincoli
parentali con la famiglia mafiosa corleonese. 
    Nonostante   la   precaria   situazione    finanziaria    e    le
raccomandazioni  del  collegio  dei  revisori,  l'amministrazione  ha
erogato un generoso contributo  ad  una  associazione,  consentendole
anche di realizzare una manifestazione per le  vie  cittadine,  senza
versare il pagamento per l'occupazione del suolo pubblico.  Anche  in
questo  caso,  rilevano  i  vincoli  familiari  degli  amministratori
dell'associazione  -  di  cui  e'  vicepresidente  un  amministratore
comunale - con un esponente malavitoso locale. 
    Dalle risultanze dell'accesso emergono, inoltre, i  rapporti  tra
l'amministratore protagonista del citato fatto  avvenuto  all'interno
dell'esercizio commerciale e un'associazione sportiva, reiteratamente
destinataria di contributi negli anni 2012, 2013 e 2015, nonostante i
pareri contrari espressi dal responsabile del servizio  -  che  aveva
osservato la mancata produzione  della  documentazione  prevista  dal
regolamento dell'ente - e dal Segretario generale che, in qualita' di
responsabile dell'anticorruzione, rilevava l'assoluta  inopportunita'
ed incoerenza dell'elargizione rispetto al  Piano  triennale  per  la
Prevenzione della Corruzione. 
    Il prefetto di Palermo segnala anche una  serie  di  vicende  che
meritano, in questa sede, una particolare attenzione. 
    La  prima  riguarda  la  partecipazione  ad  una   manifestazione
internazionale  di  una   ditta   riconducibile   alla   criminalita'
organizzata, il cui titolare ha attivamente sostenuto la  candidatura
dell'attuale sindaco. Nell'occasione, la selezione dei partecipanti -
che in adesione alle previsioni di un progetto europeo avrebbe dovuto
riguardare  un  massimo  di  venti  operatori  agro-alimentari  della
provincia - e' stata gestita dall'amministrazione comunale in modo da
assicurare la partecipazione all'evento esclusivamente alla  predetta
ditta e, per di piu', con oneri a carico del comune. Sulla vicenda e'
stato  avviato  un  procedimento  penale,   in   fase   di   indagini
preliminari. 
    Un'altra vicenda riguarda l'assunzione, nel mese di aprile  2015,
di uno stretto congiunto del  locale  capomafia,  presso  una  scuola
statale, in relazione ad una sentenza  del  Tribunale  amministrativo
regionale Sicilia che sanciva l'obbligo per l'ente di  assegnare  una
assistenza  igienica  in  favore  di  un  minore.  La  procedura   di
reclutamento e' connotata da lacune ed anomalie,  tanto  evidenti  da
indurre al  deferimento  all'autorita'  giudiziaria  del  funzionario
responsabile. 
    Viene,  infine,  segnalato  il  comportamento  del   sindaco   in
relazione ad un  progetto  commerciale  per  la  raccolta  del  latte
proveniente dall'Alto Belice, da convogliare presso  un  impianto  di
proprieta' comunale  per  essere  poi  trasferito  fuori  regione  ed
immesso nella grande distribuzione. Fonti tecniche di prova attestano
l'interesse di cosa nostra  a  monopolizzare  l'intera  raccolta  del
latte nell'area corleonese, attraverso un accordo sul prezzo di detto
bene primario che avrebbe consentito all'organizzazione criminale  di
essere piu' competitiva sul mercato. 
    E' un dato fattuale la  circostanza  che  al  sopralluogo  presso
l'impianto comunale - organizzato da un esponente  malavitoso  locale
sfruttando i solidi rapporti con un congiunto  del  sindaco  -  abbia
partecipato  il  primo  cittadino,  che  ha  accolto  i  partecipanti
all'incontro. Secondo quanto risulta dalle predette  prove  tecniche,
al termine della visita  all'impianto  il  boss  ha  riferito  ad  un
proprio parente  la  disponibilita'  del  congiunto  del  sindaco  ad
intercedere presso l'amministrazione comunale per ottenere un  canone
d'affitto conveniente. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Corleone,  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che  determinano  lo
svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento
dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Corleone
(Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 4 agosto 2016 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano 


RELAZIONE DEL PREFETTO DI PALERMO DEL 23 MAGGIO 2016
 




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