martedì, luglio 05, 2016

INTOLLERANZA EBRAICA

di AGOSTINO SPATARO
1… Già la parola tolleranza, per quanto nobilitata dal famoso “Trattato” di Voltaire, può destare qualche perplessità, risultare perfino ambigua poiché fra persone è preferibile praticare la convivenza civile e solidale. Figurarsi quanto può risultare ostica l’intolleranza, specie se praticata fra correligionari o comunque fra membri di una stessa società democratica. Recentemente, si é verificato un caso d’intolleranza daparte di certi ambienti dell'ebraismo radicale ai danni di Moni Ovadia ossia di un grande artista ebreo, reo di pensare laicamente, diversamente da certi canoni dell’ortodossia, e per questo fatto segno di attacchi davvero ignominiosi, minacciosi. Offese gratuite, in puro stile integralista che, al pari di quello islamico e cristiano, non ammette una visione laica del progresso, una società regolata da uno Stato aconfessionale, con pari diritti e doveri.
Un attacco inammissibile specie se portato da persone che per la nostra Costituzione prima di essere ebrei sono cittadini italiani e in quanto tali dovrebbero, come altri, rispettare la libera espressione del pensiero altrui.

Stigmatizzando l'episodio ho inviato all’artista (che oggi opera egregiamente in Sicilia) un breve messaggio di solidarietà, di amicizia, di pace, per dire che intellettuali coraggiosi come lui sono i migliori difensori della  identità e dignità del popolo ebraico, nel passato vittima di tante ingiuste persecuzioni.

2…Questo anche per far notare agli scettici come all’interno dell’ebraismo esistono diversità di opinioni, di comportamenti e di prospettive politiche che, per quanto minoritarie, mirano a creare  una condizione di pacifica convivenza fra tutti gli esseri umani del Pianeta i quali- lo ricordiamo- sono uguali e non possono essere suddivisi in popoli “eletti” e in “primi dei non eletti”.    
Come teorizzò Karl Marx, a mio parere uno dei più grandi ebrei che la storia ci ha fatto conoscere, il quale indicò all'umanità, ai lavoratori più umili la via per costruire un mondo migliore e più giusto. Su questa terra.
Nonostante le difficoltà del momento, il pensiero di Marx é stato, resta, per miliardi di uomini e di donne la principale fonte di emancipazione delle classi sfruttate.
Anche oggi, in Israele e fuori, operano tanti ebrei in controtendenza, fra i quali  ricordo Naom Chomsky, politilogo e saggista di fama mondiale, "profeta" dell'antiglobalizzazione neo-liberista, dei diritti umani, con il quale mi onoro di essere co-autore de "Il Pianeta unico". (Edizioni Eleuthera, Milano, 1999)
Quindi, nessuna generalizzazione, nessun pregiudizio. Da marxisti aborriamo ogni razzismo, ogni discriminazione. Sappiamo distinguere il grano dal loglio, anche all'interno del mondo ebraico, come di altri mondi più complessi. 
Siamo consapevoli che oggi il terrorismo e l’integralismo islamisti sono i fenomeni più allarmanti. Tuttavia, riteniamo che non si debbano sottovalutare certe manifestazioni d’intolleranza, di fanatismo di taluni settori dell’ebraismo. Lo sforzo che a tutti si richiede è quello di abbandonare gli odi, i propositi di conquista e di contribuire alla soluzione pacifica, negoziata dei conflitti aperti (a iniziare da quello israelo- palestinese), secondo lo spirito e la lettera delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Oltre il caso specifico, si pone un problema più generale di convivenza civile e culturale e di formazione della futura società italiana ed europea.
Parliamoci chiaro, queste società devono essere aperte all’accoglienza di chi desidera trasferirvisi legalmente. Tuttavia, nessuno può pensare a società concepite come mosaico di comunità fra loro incomunicabili. In Italia abbiamo diversi esempi separazionisti: cinesi, ebrei, cingalesi, filippini, islamici, ecc. E' necessario immaginare forme nuove e condivise d'integrazione nella società d’accoglienza la quale s’impegna a garantire ai nuovi arrivati le libertà di culto, di associazionismo culturale e altre, purché non in contrasto con la Costituzione repubblicana.

3… L’attacco a Moni Ovadia era nell’aria e non trova giustificazione alcuna nel contesto giuridico e costituzionale dell’Italia.
D'altra parte, non è questo il primo caso d’intolleranza ebraica e si teme non sarà l’ultimo.
C’è un precedente più illustre e più grave che illumina una realtà seminascosta all’opinione pubblica e che la dice lunga su certe aporie ideologiche e confessionali, come quello di cui fu vittima il grande filosofo Baruch de Spinoza.
Ecco una sintesi tratta dal mio: (http://www.amazon.com/dp/B00JLD0AAW )
" Il 27 luglio 1656, il Concilio ecclesiastico ebraico olandese condannò per eresia Baruch de Spinoza, uno dei più noti filosofi ebrei, che di conseguenza fu scomunicato, maledetto ed espulso dalla comunità giu­dea.
La sua eresia consisteva in alcune domande imbarazzanti che egli si pose (e pose) su taluni precetti della fede ossia perché pensava con la propria testa e non con quella, tenebrosa e intollerante, dei rabbini.
Il giovane filosofo rifiutò tutte le profferte in denaro e prestigiosi inca­richi accademici prospettatigli per ritrattare le sue teorie e perplessità. Preferì ritirarsi in campagna a coltivare… i suoi pensieri, fiori e tanti buoni ortaggi.
Onore, dunque, a Baruch Spinoza eroe di tutti i tempi, anche dei nostri tristi, per avere egli difeso il suo, e il nostro, diritto umanissimo alla libertà di pensiero e per ciò subito la seguente ignominiosa, tremenda sentenza pronunciata dai “giudici” del Concilio.

4… Le “motivazioni” della sentenza sono un crescendo d’improperi e di maledizioni.
“Non essendo riusciti a ricondurre i suoi pensieri su una via migliore, ed avendo, anzi, ogni giorno acquistata maggiore certezza delle orribili eresie da lui ammesse e confessate, e dell’insolenza con cui queste ere­sie sono da lui proclamate e divulgate…è stato deciso, con l’assenso dei Consiglieri, di pronunciare un anatema contro il suddetto Spinoza e di espellerlo dal popolo ebraico e di scomunicarlo da questo momento, con la seguente maledizione:
Col giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Ba­ruch de Espinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso…
Sia maledetto di giorno e maledetto di notte: sia egli maledetto quando si corica e maledetto quando si alza, maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare.
Possa il Signore mai più perdonarlo, né riconoscerlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere, d’ora innanzi, quest’uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d’Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge…
Siete tutti ammoniti che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dimorare sotto lo stesso suo tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti, e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno.” ( Robert Willis - Vita di Spinoza - Londra, 1870)
Quanto livore e quanta crudeltà grondano da questa religiosa sentenza!
Spinoza fu maledetto per l’eternità, senza alcuna possibilità di reden­zione. Maledetto, a dispetto del suo nome Baruch che significa “benedetto”!
Tuttavia, a ben pensarci, a lui andò bene poiché i rabbini affidarono al loro Dio l’opera santa di “arrostimento” dell’eretico.
Se, invece, fosse caduto nelle grinfie della Santa inquisizione (catto­lica) sarebbe stato consegnato al “braccio secolare” e arso vivo come, mezzo secolo prima, era stato Giordano Bruno."


(Agostino Spataro- 30 giugno 2016)

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