martedì, aprile 05, 2016

ITALIA. MARZO 2016. LE NOTIZIE PIÙ PERICOLOSE DI OSSIGENO

di Matteo Finco e Alberto Spampinato
Questa rassegna mensile delle intimidazioni in Italia è realizzata da Ossigeno per l’Informazione per il Centro Europeo per la Libertà di Informazione e di Stampa di Lipsia (ECPMF), con il sostegno dell’Unione Europea. A marzo del 2016 si sono verificati in Italia numerosi episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. Quindici sono stati documentati da Ossigeno. Ma ci sono state anche due importanti novità che fanno sperare in un maggiore impegno delle autorità per assicurare una più adeguata protezione ai giornalisti italiani che subiscono minacce e abusi da chi vuole ostacolare  il loro lavoro.

La prima viene dalla Camera dei Deputati che il 3 marzo ha approvato con un voto unanime la Relazione presentata dalla Commissione Parlamentare Antimafia a conclusione di un’indagine parlamentare senza precedenti “sullo stato dell’informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie”. Anche la seconda novità positiva viene dalla Camera dei Deputati che, qualche giorno dopo, ha approvato una norma attesa da tempo che – quando entrerà in vigore – scoraggerà le iniziative giudiziarie strumentali di chi chiede pretestuosamente risarcimenti in denaro ai giornalisti accusandoli di diffamazione senza un fondato motivo. Questo abuso del diritto è frequente ma è punito molto raramente e perciò è da tempo uno degli strumenti intimidatori più praticati in Italia per bloccare la pubblicazione di notizie sgradite.
Ci vorrà tempo perché queste novità entrino in vigore. Ciò non toglie che questi voti del Parlamento sono due pietre miliari. Segnalano che il muro delle inadempienze pubbliche si sta sgretolando e che non è stato inutile il lavoro solitario che Ossigeno per l’Informazione svolge da dieci anni per rappresentare una limitazione della libertà di informazione che in Italia è grave e insostenibile, per portare all’attenzione pubblica un fenomeno che i media continuano in gran parte ad oscurare. Lentamente, silenziosamente i dati oggettivi e le analisi di Ossigeno hanno innescato un processo politico positivo che è la premessa per affrontare e risolvere il problema. Ancora qualche settimana fa la svolta appariva poco probabile e ancora oggi molti non ne hanno compreso la portata. Certamente ulteriori  incertezze ed esitazioni politiche saranno inevitabili, ci vorrà ancora pazienza e tenacia, ma quando imbocca la strada gusta e si avvia un processo politico, prima o poi si arriva ai risultati concreti.
L’ostacolo più grande era rappresentato proprio dalla negazione del problema, dalla sua grave sottovalutazione. “Queste cose non accadono in italia”, ci dicevano. Gran parte delle energie di Ossigeno sono state spese proprio per superare questa obiezione, falsa, infondate, ma molto solida. Se si pensa a tutto questo si comprende perché questi passi del Parlamento e del Governo, che si aggiungono ad altri dell’ultimo anno, più timidi ma altrettanto significativi, sono così importanti. Con queste votazioni, il Parlamento – e il governo che ha espresso parere favorevole – finalmente hanno ammesso nel modo più formale e solenne che il problema sollevato da Ossigeno esiste e deve essere affrontato con urgenti modifiche legislative, per difendere il diritto dei giornalisti di fare il loro lavoro senza rimetterci la vita o il patrimonio e, allo stesso tempo, per difendere il diritto dei cittadini di ricevere informazioni.
Che questi interventi sono necessari e urgenti lo dice chiaramente la Relazione dell’Antimafia, e con il suo voto la Camera dei Deputati ha condiviso questa valutazione. L’urgenza, del resto, è dimostrata tutti i giorni dalle cronache di Ossigeno, che continuano a proporre drammatici episodi di minacce e di abusi contro i giornalisti.
Alcuni di questi episodi sono di estrema gravità. Dimostrano l’intolleranza diffusa per una informazione libera ed autonoma. A volte dimostrano anche che lo spirito di vendetta, la voglia di infliggere punizioni esemplari ai giornalisti sgraditi sembra prevalere perfino sulla giurisprudenza che, che come tutti sano, raccomanda di comprendere le particolari difficoltà del lavoro giornalistico e punizioni eque per chi sbaglia, tali da non impedire la prosecuzione dell’attività giornalistica. Ossigeno condivide queste raccomandazioni è segnala perciò come un fatto grave la decisione giudiziaria di vendere all’asta un giornale storico condannato per diffamazione a mezzo stampa a versare un ingente risarcimento. E’ accaduto il 9 febbraio 2016, quando il Tribunale di Napoli, per trovare i soldi del risarcimento dovuto al querelante, ha deciso di procedere entro 90 giorni alla vendita all’asta della Voce delle Voci, una testata che per oltre trent’anni ha pubblicato importanti inchieste sulla criminalità e la corruzione. Ossigeno aveva già segnalato il fatto abnorme che la condanna per diffamazione avesse causato la sospensione delle pubblicazioni e il pignoramento delle risorse personali dei redattori.
Un fenomeno che a marzo si è ripetuto varie volte riguarda le intimidazioni e le discriminazioni nei confronti dei cronisti sportivi. Molti giornalisti che coprono le notizie in questo settore sono considerati dei propagandisti dalle società sportive. Alcune importanti società ritengono che i giornalisti del settore debbano propalare acriticamente le loro comunicazioni e discriminano o puniscono (a volte con l’aiuto di tifosi violenti) chi invece di fare propaganda racconta i fatti in modo critico, com’è dovere dei giornalisti. Le reazioni delle autorità sportive finora non sono state quelle necessarie per scoraggiare queste manifestazioni.
Il voto del parlamento e il contributo di Ossigeno
Ossigeno rivendica con orgoglio il merito di avere contribuito in modo rilevante a destare l’attenzione delle istituzioni e a giungere al risultato politico ottenuto con il consenso della Camera dei Deputati alla Relazione della Commissione Antimafia sui giornalisti minacciati. Infatti, i dati sul fenomeno prodotti da Ossigeno hanno dato lo spunto all’indagine svolta dalla Commissione Parlamentare, che si è avvalsa anche di una ricerca ad hoc di Ossigeno sulle minacce e le intimidazioni ai danni degli operatori dell’informazione. Le proposte approvate suggeriscono di proteggere penalmente l’esercizio del diritto di cronaca e di espressione, di frenare l’uso strumentale e intimidatorio delle querele per diffamazione e delle cause per danni nei confronti di testate e giornalisti, di regolare la responsabilità patrimoniale degli editori nei confronti dei loro dipendenti processati per diffamazione, di superare la grave precarietà retributiva e contrattuale in cui versa la gran parte dei giornalisti italiani.
“Questa, in cinquant’anni – ha commentato l’onorevole Claudio Fava, il parlamentare che ha guidato l’indagine dell’Antimafia – è la prima relazione che coglie i segni del rapporto tra mafia e informazione”. Ora, ha aggiunto, occorre promuovere una solidarietà “attiva, concreta, manifesta, materiale, ai tanti, troppi giornalisti che rischiano la pelle. Tutti noi dovremmo raccontare ciò che hanno raccontato, ciò per cui sono stati minacciati”.
Riforma del processo civile
In futuro potrebbe risultare costoso rivolgersi a un giudice senza avere un motivo fondato per chiedere un risarcimento danni . Lo prevede un disegno di legge delega che riforma il processo civile, approvato dalla Camera e ora in attesa del voto del Senato. Quando sarà approvato sarà più rischioso di adesso approfittare della giustizia per mettere in difficoltà qualcuno (non soltanto i giornalisti) attraverso richieste di danni basate su motivazioni e presupposti infondati o temerari. In base alla riforma, quando ravviserà malafede nell’azione del promotore della causa,  il giudice potrà condannarlo a versare alla controparte una somma che potrà essere determinata “tra il doppio e il quintuplo delle spese legali liquidate”. Chi agisce in “mala fede o colpa grave” rischia inoltre di pagare una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende (un ente pubblico che finanzia il reinserimento e l’assistenza ai detenuti e alle loro famiglie), dal valore crescente nei diversi gradi di giudizio. Le norme in materia esistono già ma sono raramente applicate.
Le minacce
Sport – Il 9 marzo, davanti a un campo sportivo di Palermo, due tifosi di una squadra di calcio hanno aggredito Michele Sardo, cronista freelance: si sono impossessati del telefonino con il quale stava facendo  riprese video, lo hanno spintonato, lo hanno colpito in volto, e poi hanno cantato in coro: “Giornalisti pezzi di merda”.
Il 26 febbraio un tifoso della squadra di calcio Piacenza (che partecipa al campionato non professionistico), ha costretto un collaboratore del quotidiano Libertà ad abbandonare la sala in cui si svolgeva una conferenza stampa, presso lo stadio della città emiliana. Il giornalista ha resistito, ma quando l’ultrà si è sfilato i guanti e ha sferrato un pugno su un tavolo, ha giudicato saggio andarsene. La società ha condannato l’episodio con un nota scritta.
Sebastiano Vernazza, giornalista della La Gazzetta dello Sport, principale quotidiano sportivo nazionale, è stato il bersaglio di canti, slogan e di una scritta offensiva (“Vernazza orfano di cervello”) mostrata su uno striscione. È accaduto il 5 marzo a Milano, davanti alla sede del quotidiano. Gli autori sono circa cinquanta tifosi dell’Atalanta, squadra di calcio di Bergamo, contrariati per un articolo che criticava il comportamento di alcuni genitori che avevano portato i loro figli a un corteo di solidarietà per un capo ultrà che, a causa della sua condotta violenta, viene sorvegliato dalle forze dell’ordine.
Tre cronisti delle agenzie di stampa AdnkronosAskanews e Agi Sicilia il 18 marzo sono stati esclusi  da un incontro con la stampa che si è svolto all’interno di un albergo di Palermo, con l’ex presidente del Consiglio e proprietario della squadra di calcio del Milan, Silvio Berlusconi. Gli organizzatori hanno spiegato che l’accesso era riservato ai cronisti dei telegiornali, definiti dallo staff di Berlusconi “ospiti graditi”.
Altre aggressioni
Messina – Nella piazza del Municipio di Messina, in Sicilia, il 5 marzo Giuseppe Bevacqua e Alessandro Silipigni, videoperatori dell’emittente locale Tirreno Sat stavano effettuando riprese video per realizzare un servizio giornalistico sul disagio sociale. Sono stati aggrediti, insultati e minacciati da un giovane, che ha danneggiato le loro attrezzature. Tre giorni dopo Bevacqua ha trovato  la scritta “giornalisti infami” sul muro antistante la sua abitazione. Una settimana dopo, un volantino firmato “Anonimi ribelli”, è stato affisso nei pressi del Municipio della città. Due copie di un secondo volantino, firmato “mine vaganti da rieducare”, che scredita il lavoro dei giornalisti, sono state invece trovate a una fermata del tram e nei pressi della casa di Bevacqua.
Massa Carrara – Il 19 marzo, Andrea Agresti, inviato della nota trasmissione televisiva Le Iene, è stato colpito in volto da una donna che egli cercava di intervistare nell’ambito di un servizio sul rilascio di finti permessi di soggiorno.
Napoli – Insulti – Il 12 marzo alcuni sostenitori del candidato sindaco Antonio Bassolino (in passato sindaco della città, ministro della Repubblica e presidente della Regione Campania) hanno aggredito e insultato alcuni giornalisti, fotografi e cameraman. La causa sembra sia stata la presenza a una manifestazione promossa dal politico di alcuni ex operai della Fiat vestiti da Pulcinella (figura teatrale della Commedia dell’Arte, caratterizzata dall’ironia e dall’abitudine a prendersi gioco dei potenti).
Sardegna – Andrea Scano, giornalista de L’Unione Sarda, il 24 febbraio ha ricevuto sul suo numero di telefono personale tre messaggi diffamatori e minacciosi spediti da un rappresentante sindacale dell’azienda metallurgica Eurallumina di Carbonia, della quale il cronista si era occupato il giorno prima, riferendo le preoccupazioni di alcune associazioni ambientaliste per i risultati di una ricerca sull’inquinamento della città. Nei giorni successivi l’episodio è stato chiarito con le scuse del sindacalista e il giornalista ha rinunciato a denunciare l’episodio alla magistratura.
Querele
Antonio Borriello, consigliere comunale a Napoli, ha incaricato i suoi avvocati di querelare per diffamazione la testata giornalistica online FanPage . Il giornale aveva pubblicato sul suo sito web per un video che mostra lo stesso Borriello mentre consegna delle monete a persone in procinto di votare ai seggi organizzati dal Partito Democratico per scegliere il candidato sindaco. Secondo la ricostruzione dei tre giornalisti della testata (Antonio Musella, Peppe Pace, Alessio Viscardi), in cambio degli euro, il consigliere avrebbe chiesto di esprimere a una determinata preferenza per una candidata. Musella e Pace sono stati protagonisti anche di un altro episodio. Il 16 marzo, mentre documentavano una protesta contro la delocalizzazione di una fabbrica, sono stati aggrediti verbalmente e picchiati da alcuni lavoratori di una fonderia a Fratta (Salerno), i quali hanno attaccato anche i manifestanti e cercato di distruggere le attrezzature dei due cronisti.
L’Inps (Istituto nazionale per la previdenza sociale ) ha annunciato che querelerà il quotidiano Libero per alcuni articoli del giornalista Giacomo Amadori, che tra il 2015 e il 2016 ha raccontato una vicenda su cui indaga la magistratura, su contributi previdenziali non pagati da parte della compagnia elettrica pubblica Enel per circa quindicimila lavoratori.
Altre notizie
Il Tribunale di Milano ha deciso che Filippo Roma, inviato della trasmissione Le Iene, dovrà risarcire con 52mila euro una giornalista, i direttori dei periodici Nuovo e Diva e Donna e l’editore Cairo, per aver realizzato dei servizi nei quali ha messo in dubbio la veridicità di alcune interviste a personaggi dello spettacolo pubblicati dalle due testate .
Gianlugi Nuzzi, noto giornalista (fra l’altro imputato in Vaticano – insieme a Emiliano Fittipaldi –  in un processo per divulgazione di notizie e documenti riservati) e Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero, sono stati condannati a 10 mesi di carcere per il reato di calunnia. Secondo il giudice, nei loro articoli hanno accusato, pur sapendolo innocente, un dirigente della catena di supermercati Coop Lombardia di aver spiato i dipendenti con telecamere nascoste e intercettazioni ambientali. Per Nuzzi la pena è stata sospesa, mentre per Belpietro convertita in “libertà controllata”.
Il Tribunale di Roma ha rigettato la querela del gruppo Mediaset nei confronti de Il Fatto Quotidiano per un articolo del 2012, condannando l’azienda di comunicazioni a pagare settemila euro per le spese legali sostenute dal giornale, dal direttore Antonio Padellaro e da Carlo Tecce, autore dell’articolo.
Dopo quattro processi, la Corte di Appello ha assolto in via definitiva Pino Belleri, ex direttore del settimanale Oggi, condannato in primo grado a cinque mesi di reclusione (pena sospesa) e 10mila euro di risarcimento per ricettazione, a causa di quindici foto che ritraevano l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in compagnia di un gruppo di ragazze, ospiti nella sua residenza privata di Villa Certosa, in Sardegna.
I numeri di marzo
A marzo del 2016, Ossigeno per l’Informazione ha segnalato 15 episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. Il Contatore, che registra nella Tabella delle vittime di intimidazioni e abusi i casi accertati dal 2006, raggiunge così quota 2792. Dal 1 gennaio 2016 sono stati aggiunti alla Tabella 119 nomi.
Le tipologie di intimidazione comprendono: aggressioni, lettere minatorie, scritte e striscioni offensivi, querele per diffamazione ritenute pretestuose.
Secondo le stime di Ossigeno per ogni intimidazione conosciuta e documentata almeno altre dieci restano ignote anche all’Osservatorio, perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche.
Link ai casi di minaccia e intimidazione
È successo a un collaboratore del quotidiano Libertà. Solidarietà per l’accaduto è stata espressa dal sindacato dei giornalisti dell’Emilia e dal cdr
Sarebbero stati inviati da un sindacalista ad Andrea Scano che ha riferito le preoccupazioni degli ambientalisti per l’apertura della centrale a Carbone. Solidarietà da Odg e Assostampa
È accaduto sabato 5 marzo 2016 nella piazza del Municipio. Giuseppe Bevacqua e Alessandro Silipigni stavano girando un servizio per Tirreno Sat
Antonio Borriello considera un’aggressione il video pubblicato il 7 marzo 2016 che lo mostra mentre dà denaro a persone che si accingono a votare
Una cinquantina di tifosi giunti a Milano da Bergamo ha offeso Sebastiano Vernazza e lanciato fumogeni per protestare. Solidarietà da cdr, Ussi e Alg
L’istituto di previdenza considera diffamatori alcuni articoli del giornalista Giacomo Amadori, su mancati versamenti dell’ENEL per gli esodati
Coinvolti anche alcuni fotografi e cameraman. L’episodio a margine di un incontro all’Augusteo con il politico. Intervenuto il sindacato campano
Tentano di sottrargli il videotelefono e lo aggrediscono davanti i cancelli dello stadio. Cori d’insulti dagli altri ultras. Dura condanna dell’Odg della Sicilia
Antonio Musella e Peppe Pace (FanPage) stavano documentando la protesta per chiedere la delocalizzazione delle Fonderie Pisano. Solidarietà da Odg e Sugc
Sono stati ritrovati il 12 e il 13 marzo 2016. In uno c’è un riferimento all’aggressione di Bevacqua e Silipigni. Condanna dall’Odg Sicilia. Intervenuto il Prefetto
Sono giornalisti di AdnkronosAskanews e Agi Sicilia. Intervenuti Unci e Assostampa regionale. Zingales: “Alcuni politici stilano graduatorie di gradimento”
Andrea Agresti è stato colpito in volto mentre provava a realizzare un servizio sul rilascio di finti permessi di soggiorno. Solidarietà dal sindaco della città
 MF ASP

3 aprile 2016   

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